Verso modelli post-capitalistici
Alla
ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una
società più giusta ed equa!
Contro
la miseria e la schiavitù del modello imperante!
Il paradigma circolare dell’Occidente: crisi - paura - incertezza
– violenza – terrore - stupro e caos.
Flash e abbagli dal labirinto post-moderno
Le immagini valgono più di mille parole … e questo è il menù o il
film che ci fanno gustare e vivere da vicino e da lontano…
Infatti c’è chi si alimenta frugando nei bidoni della spazzatura….
O chi “vive” negli slums ai margini dei mega grattacieli
…e chi si gongola sui mega Yacht
…e mentre la terra si riscalda…
… terrorismi bianchi e neri si scontrano
… quelli bianchi con i droni
… e quelli neri con i coltelli
E la gente fugge… per andare dove?
… a sbattere contro i muri
o a naufragare su qualche scoglio
… e chi in Occidente pensava di stare tranquillo con i soldi ben
custoditi in banca e si sveglia con il bail-in…
E ancora dalle capitali europee, in
un giorno qualunque di un posto qualunque, si odono le urla dei corpi
straziati:
Parigi, 13
novembre 2015
Bruxelles, 22
marzo 2016
Ma se non è
Parigi o Bruxelles è Bagdad, è Tripoli o Homs o Palmira…
Ma che secolo è mai questo? E’ forse la versione postmoderna di
quello passato definito il secolo della violenza? Siamo alla Terza Guerra
Mondiale? O forse alla quarta?
Lo scenario è assai cupo e non si intravedono segni di
miglioramento.
Parafrasando i quantitative
easing delle banche centrali – utilizzate per cercare di salvare il
capitalismo e l’economia iperfinanziarizzata - possiamo dire che siamo di
fronte a fear easing e cioè allo spargimento e “pompaggio” della paura in tutte
le salse e in tutte le forme.
Le Poli-paure delle Poli-crisi:
·
paura della crisi economica,
·
paura di perdere il lavoro,
·
paura delle bombe,
·
paura dei migranti,
·
paura dei foreign fighters,
·
paura del bail in,
·
paura del clima impazzito,
·
paura di essere avvelenato,
·
paura di essere truffato,
·
paura, paura…
Ma questo “film” non ha
come regista Dario Argento, bensì altri produttori, registri, attori, comparse
e stronzi …
Alzato il velo dell’ipocrisia e sollevata la nebbia delle illusioni
del progresso globalizzante, siamo sbattuti nei muri delle crisi, dell’incertezza,
della paura, della violenza-del terrore, dello stupro e
del caos sistemici.
E’ questo il nuovo quadro o paradigma circolare che dà forma
e sostanza alla vita nel labirinto postmoderno dell’ipercapitalismo
globalizzato?
Perché si è giunti a questo livello di disordine e caos globali e a
tutte queste contraddizioni e INGIUSTIZIE locali e globali?
Perché il villaggio globale
si è trasformato in Caoslandia?
Ancora una volta ci viene in aiuto Bauman con il suo acume e la sua
chiarezza. Ecco cosa scriveva nel 1998 nel suo saggio “Globalisation: the human
consequences”[1]:
<<Oggi gli
stati-nazione non riescono più a far quadrare i conti quando a prevalere nella
sfera della propria sovranità sono gli esclusivi interessi della popolazione. E
per questo, sempre di più, si trasformano in esecutori e plenipotenziari di
forze che non hanno nessuna capacità di controllare sul piano politico. Grazie
alla nuova “porosità” di tutte le pretese “economie nazionali” e alla natura
effimera, elusiva e non territoriale dello spazio in cui essi operano (…) i
mercati finanziari globali “impongono le proprie leggi e regole all’intero
pianeta. La “globalizzazione” non fa altro che estendere la loro logica alla
totalità degli aspetti della vita>>. Gli stati non hanno sufficienti
risorse o libertà di manovra per
sopportarne la pressione per una semplice ragione ”pochi minuti sono sufficienti
a far crollare le imprese e gli stati stessi>>.
Una prima ragione di questo caos è, quindi, la demolizione dello stato “pseudo-democratico” sotto la pressione
delle forze del mercato, del denaro delle nuove e vecchie élite plutocratiche
.
Lo stato è diventato liquido e impotente, le carte costituzionali
occidentali, nate a seguito della tragedia dei totalitarismi e che potevano
dare ancora speranze, nonostante le molte delusioni che ci hanno offerto, sono
ormai carta straccia rispetto alle grandi metamorfosi degli ultimi trenta -
quarant’anni.
La minaccia del terrorista, della bomba che ti esplode sulla testa,
la paura per la perdita di lavoro, la paura di esser violentata, la paura di annegare
su qualche gommone, la paura di sparire in qualche pozzo per avere denunciato
lo sfruttamento del tuo corpo come prostituta o come schiavo in qualche campo
di lavori forzati; tutte queste paure ci hanno trasformato e ci stanno
trasformando in entità postumane postmoderne.
E’ evidente che la paura genera un altro aspetto che contribuisce a
definire il quadro del labirinto e dei sui meandri infernali (Dante li
chiamerebbe gironi): è l’aspetto dell’incertezza.
E non a caso il numero di Aspenia tratta proprio di questo tema data
la pervasività che ha raggiunto nella nostra epoca liquida
.
E’ quello dell’incertezza un fenomeno ormai diffuso su scala globale
che è cresciuto a dismisura anche in Europa e negli Stati Uniti da diventare il
fattore caratterizzante dell’epoca in cui viviamo: l’età della “Grande
Incertezza”.
<<Fattori economici e tecnologici, crisi
internazionali, pressioni demografiche e migratoria, sfida del terrorismo
islamista si combinano producendo questo risultato: la vulnerabilità delle
economie occidentali, dominate da una sfiducia crescente fra cittadini ed élite. (…) Perché l’Occidente sia
anche il futuro e non solo il passato, Europa e Stati Uniti devono seriamente
ripensarsi.>> [2]
Mi chiedo, a questo punto, se dobbiamo ancora credere nell’Occidente come modello cui tendere,
come modello di pace, benessere ed equità. Credo proprio di no. Credo infatti che
sia il sistema “Occidentale” il maggior responsabile del paradigma che ci sta
togliendo il presente ed il futuro. Ancora una volta è l’Occidente, non più
come espressione di luogo geografico, ma come ideologia e modello di
riferimento del “villaggio globalizzato” la causa prima della messa a terra del
paradigma circolare: crisi –paura - incertezza – violenza – terrore - stupro –caos.
Purtroppo non ci siamo limitati a moltiplicare e spargere paura e incertezza,
siamo andati oltre questo stadio, oggi siamo entrati nella nuova età che ho
definito della “criminomics e rapenomics”, della violenza, del crimine e della distruzione
sistemica su scala globale.
La distruzione creatrice ha perso lo smalto, non è più ammaliante come
un tempo; sono ormai più i casi in cui la distruzione resta semplicemente
distruzione che quelli in cui segue la fase creativa e la rigenerazione
positiva.
Per Naomi Klein, la condizione attuale delle società è anche il
risultato degli shock economici che il “capitalismo
dei disastri” ha perpetrato in lungo e in largo da un continente all’altro
a partire dagli anni ’70 dello scorso secolo[3].
Shock and Awe è diventato il metodo diffuso per plasmare, plagiare e
trasformare la vita delle persone in funzione dell’accumulazione e crescita
continua del capitale a vantaggio delle élite plutoratiche.
20 marzo 2016.
Antonello B.













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