La speranza

La speranza

domenica 17 maggio 2015

Dalla “CRIMINOMICS” alla “CRIMINOCRAZIA”

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!
Contro la miseria e la schiavitù del modello imperante!

1      Diagnostica - I fondamentali:   Le grandi patologie e metamorfosi


Dalla “CRIMINOMICS” alla “CRIMINOCRAZIA”

Siamo imprigionati in questo labirinto dominato dal crimine?

Il postmoderno nella condizione di recessione economica si sta metamorfizzando in età della criminocrazia?

Penso di sì e non credo che la mia sia una visione pessimistica, anzi penso sia piuttosto realistica.

“La banalità del male” ha preso nuove sembianze, ha assunto nuove forme con al centro nuovi protagonisti dello sfruttamento e della predazione su scala non più locale, bensì su quella globale.
Come si è arrivati a questo punto?

I germi sono stati seminati nella seconda metà del ‘900 e negli ultimi decenni il processo di metamorfosi del sistema di accumulazione capitalistica si è accelerato. Negli ultimi trent’anni si è passati da un sistema di accumulazione finalizzato alla massimizzazione del valore per l’azionista ad un processo di mera accumulazione predatoria che sembra non avere più limiti.

Possiamo brevemente richiamare l’evoluzione storica di questa metamorfosi con alcune citazioni famose che hanno costituito le pietre miliari del percorso di trasformazione del capitalismo e delle nostra società.

Colin Crouch nel suo saggio “Quanto capitalismo può sopportare la società”[1] scrive:
<<Nel 1887 Sir William Harcourt, deputato liberale britannico, dichiarò alla Camera dei comuni: “Ora siamo tutti socialisti” (“Hansard”, 11 agosto 1887)
E’ passato da allora più di un secolo e nel 1971 Nixon disse: "I am now a Keynesian in economics", allora tutti si dicevano keynesiani.
Poi nel 2002Peter Mandelson  scrisse in un articolo per il “The Times”: "We are all Thatcherites now", riferendosi alle politiche tatcheriane degli anni ottanta.
Siamo arrivati ai nostri giorni in cui, sempre secondo Crouch, “ora siamo tutti (in parte) neoliberisti.
Couch distingue tra tre diversi significati del concetto di neoliberismo:
·         <<Innanzitutto, ci sono i neoliberisti puri, convinti che la società darà il meglio di sé quando riusciranno a creare le condizioni di mercati perfetti in tutte le sfere della vita, con una vasta concorrenza tra una pluralità di produttori e con il ruolo dello Stato ridotto a preservare le condizioni necessarie per il funzionamento di tali mercati (…);
·         In secondo luogo, ci sono i neoliberisti che, pur riconoscendo il valore e la priorità dei mercati nell’economia, sono consapevoli dei loro limiti e difetti, in particolare della loro incapacità di far fronte alle esternalità e occuparsi dei beni pubblici (…).
·         Infine c’è quello che potremmo chiamare il neoliberismo “reale” che si riferisce a quel miscuglio di pressioni esercitate sui governi dalle imprese e di dispiegamento di ricchezza aziendale e proveniente da altre fonti private in politica che oggigiorno di solito accompagna la proposta di programma neoliberista. Questo è il “neoliberismo del terzo tipo” (…) Produce un’economia politicizzata molto distante da ciò che gli economisti intendono per economia di mercato liberale, e un sistema di governo sbilanciato dal potere della plutocrazia tanto da compromettere gravemente il concetto di democrazia liberale. Come il socialismo reale nel vecchio blocco sovietico, il neoliberismo reale per molti versi si colloca agli antipodi dell’idea da cui ha tratto origine.>>[2]

E’ nell’ambito di questo terzo tipo di neoliberismo che si sviluppa la criminomics e l’accumulazione predatoria.

È evidente che la predazione e lo sfruttamento, in sintesi il crimine, si accompagnino alla violenza. La violenza assume forme nuove, ma gli effetti sono sempre più devastanti.

È emblematico quanto scrive sul Sole 24 Ore  Guido Rossi:

<<(…) Il pluriomicidio a Palazzo di Giustizia trova la sua origine nel generale virus della violenza, la quale pur esistendo nella storia dell’uomo fin dagli albori … , ha oggi assunto la caratteristica di una malattia epidemica.
(…) Il virus della violenza e la conseguenza, che ciascuno si consideri autorizzato al suo esercizio facendosi giustizia da sé, diventa il principale comandamento della vita civile e rappresenta la conclusione di un paranoico processo di globalizzazione, che ha portato al prevalere dovunque del “privato” sul “pubblico”, smentendo clamorosamente la tesi di Francis Fukuyama che la fine della storia sarebbe consistita nella vittoria in tutti i paesi del mondo delle democrazie liberali, in modo particolare dell’economia del libero mercato.>>[3]

La criminalità micro e macro, la corruzione, lo scandalo e la truffa sembrano essere il comune denominatore del labirinto sociale contemporaneo: rappresentano la cultura dominante del malaffare.

Le forme e gli effetti del crimine sono i più disparati, ma il sottostante è unico: la violenza.

Una forma di violenza che ritengo particolarmente perniciosa è la violenza derivante dell’accumulazione predatoria che caratterizza i comportamenti di aziende, istituzioni e singoli personaggi che fanno dell’accumulazione del denaro il loro fine e che utilizzano ogni mezzo per derubare e defraudare tutto ciò che capita loro a tiro.

E’ l’economia del libero mercato, plasmata dal processo di globalizzazione, l’ambiente ideale in cui sguazzano gli “squali”, i vari predatori e i loro amici sicari.

Parlando di sicari, mi ritorna in mente il libro “Confessione di un sicario dell’economia”, in cui nella prefazione John Perkins scrive:

<<I sicari dell’economia sono professionisti ben retribuiti che sottraggono migliaia di milairdi di dollari a diversi paesi in tutto il mondo. Riversano il denaro della Banca Mondiale, dell’Agenza Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID) e di altre organizzazioni “umanitarie” nelle casse di grandi multinazionali e nelle tasche di quel pugno di ricche famiglie che detengono il controllo delle risorse naturali del pianeta. I loro metodi comprendono il falso in bilancio, elezioni truccate, tangenti, estorsioni, sesso, e omicidio. Il loro è un gioco vecchio quanto il potere, ma che in quest’epoca di globalizzazione ha assunto nuove e terrificanti dimensioni. Lo so bene: io ero un sicario dell’economia.>>[4]

Questa la mia tesi: il mondo dell’accumulazione capitalistica senza limiti e con i dogmi del neoliberismo ha creato le condizioni ambientali favorevoli per lo sviluppo della criminalità sistemica su scala globale: la criminomics.

E’ la criminalità dell’accumulazione predatoria che sta sprigionando tutti i suoi effetti nefasti.
Le denunce contro la corruzione ed il malaffare si sprecano, ma le cose non migliorano anzi peggiorano. 

Perché? 

Perché la situazione che stiamo vivendo è la risultante di un processo di metamorfosi trentennale del capitalismo e della ricerca da parte delle classi alte di recuperare il predominio sulla società.

In breve il processo di metamorfosi connesso più specificatamente alla criminalità economica sistemica può essere così sintetizzato:
  • i crimini economici sistemici producono predazioni e sfruttamento che a loro volta producono accumulazione di ricchezze, queste consentono la formazione di élite plutocratiche  che istituzionalizzano forme criminogene come modello politico e istituzionale dominante in sostituzione delle forme democratiche;
  • le istituzioni e soggetti criminogeni si autolegittimano e autoreferenziano grazie al loro potere economico e finanziario per dar vita a una vera e propria  CRIMINOCRAZIA come forma di dominio della società.


Prendono sempre più forma e forza quelle organizzazioni che Luciano Gallino definisce “Imprese Irresponsabili”.

<<Si definisce irresponsabile un’impresa che al di là degli elementari obblighi di legge suppone di non dover rispondere ad alcuna autorità pubblica e privata, né all’opinione pubblica, in merito alle conseguenze in campo economico, sociale e ambientale delle sue attività”.>>
Negli ultimi tempi di esempi di gravi conseguenze ne abbiamo visti molti… fin troppi !!!
<<L'Ilva e la paura di Taranto: i soldi non bastano nella città dell’acciaio la speranza sta lasciando il posto al senso di abbandono. Ma se Renzi dovesse perdere la scommessa del rilancio, gli effetti negativi ricadrebbero su tutto il paese>>  (fonte: l’espresso 22 aprile 2015)



Guariniello: “Il processo Thyssenkrupp rischia la prescrizione” (Fonte: Nuovasocietà.it 23/06/2014)

<<Banche: finanza e scandali, "esempi terribili di cattiva condotta". La Consob tedesca svela l'ennesimo raggiro, ora servono multe salatissime (Fonte: International Business time 21.05.2014>>


Questi che ho appena citato sono casi quasi insignificanti rispetto ad altri che hanno segnato l’epoca recente (Enron, Lehman, eccetera, eccetera….)

Il fatto che lo spazio economico sia diventato globale consente il moltiplicarsi dei comportamenti di irresponsabilità delle organizzazioni e imprese – siano esse di natura esplicitamente lecita che forme di associazionismo a delinquere - dato che i singoli Stati, in mancanza di una vera governance globale, non sono in grado di contrastare fenomeni di sfruttamento su scala internazionale. E così assistiamo all’impotenza degli Stati e al predominio di nuove élite egemoniche che possono scorrazzare, predando qua e là, in lungo e in largo nei diversi continenti.

Di fronte agli scandali e alla corruzione molti si indignano…

<< "E' vero, c'è una corruzione che vediamo diffusa come se ci fosse una sorta di concezione rapinatoria della vita".
Parole durissime dal presidente della Repubblica contro la corruzione, l'illegalità, il distacco evidente della gente dalla politica, che sta provocando "una rottura del patto generazionale". Sergio Mattarella ha scelto un luogo simbolo di Torino, l’"Arsenale della pace" del Sermig di Ernesto Olivero, per lanciare un doppio segnale: non si sottovaluti il malaffare generale - gravissime le responsabilità di "una caduta della politica" - che ormai si è innestato come un virus nel tessuto sociale.. 

Parlando al Lingotto ha iniziato a costruire il suo richiamo: "Avvertiamo rischi di un individualismo che disgrega, manca la mediazione dei corpi intermedi e il cittadino si ritrova solo davanti alle istituzioni. A questi pericoli di solitudine bisogna reagire>>(Fonte: Ansa 15 maggio 2015).

Ma l’impotenza, la fragilità o anche l’indolenza delle forze politiche e sociali di fronte alle forze della criminomics sono devastanti: sembra non esserci più alcuna barriera al moltiplicarsi di atti criminogeni.

… 

E’ proprio come dice il Prof. Guido Rossi che nel paranoico processo di globalizzazione la violenza e la criminalità sono diventate malattie endemiche capaci di modificare gli assetti profondi delle istituzioni e  in grado di assegnare il controllo sociale alle nuove élite predatorie.

Antonello B.

 17 maggio 2015.









[1] “Quanto capitalismo può sopportare la società” – Colin Crouch – Anticorpi Laterza – 2013.
[2] Colin Crouch, op.cit.
[3] “Quando il virus della violenza diventa malattia endemica” – Guido Rossi – Il sole 24 Ore – 12 aprile 2015.
[4] Confessioni di un sicario dell’economia – la costruzione dell’impero americano nel racconto di un insider – Minimun Fax - 2014 

Nessun commento:

Posta un commento