Verso modelli post-capitalistici
Alla
ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una
società più giusta ed equa!
Contro
la miseria e la schiavitù del modello imperante!
1 Diagnostica - I fondamentali: Le grandi patologie e metamorfosi
Dalla “CRIMINOMICS” alla “CRIMINOCRAZIA”
Siamo
imprigionati in questo labirinto dominato dal crimine?
Il
postmoderno nella condizione di recessione economica si sta metamorfizzando in
età della criminocrazia?
Penso di sì e
non credo che la mia sia una visione pessimistica, anzi penso sia piuttosto
realistica.
“La banalità
del male” ha preso nuove sembianze, ha assunto nuove forme con al centro nuovi
protagonisti dello sfruttamento e della predazione su scala non più locale,
bensì su quella globale.
Come si è
arrivati a questo punto?
I germi sono
stati seminati nella seconda metà del ‘900 e negli ultimi decenni il processo
di metamorfosi del sistema di accumulazione capitalistica si è accelerato. Negli
ultimi trent’anni si è passati da un sistema di accumulazione finalizzato alla
massimizzazione del valore per l’azionista ad un processo di mera accumulazione
predatoria che sembra non avere più limiti.
Possiamo
brevemente richiamare l’evoluzione storica di questa metamorfosi con alcune
citazioni famose che hanno costituito le pietre miliari del percorso di
trasformazione del capitalismo e delle nostra società.
Colin Crouch nel suo saggio “Quanto capitalismo può sopportare la
società”[1]
scrive:
<<Nel 1887 Sir
William Harcourt, deputato liberale britannico, dichiarò alla Camera dei
comuni: “Ora siamo tutti socialisti”
(“Hansard”, 11 agosto 1887)
E’ passato da allora più
di un secolo e nel 1971 Nixon disse:
"I am now a Keynesian in
economics", allora tutti si dicevano keynesiani.
Poi nel 2002, Peter Mandelson scrisse in un articolo per il “The Times”: "We are all Thatcherites now", riferendosi
alle politiche tatcheriane degli anni ottanta.
Siamo arrivati ai nostri giorni
in cui, sempre secondo Crouch, “ora siamo tutti (in parte) neoliberisti.
Couch distingue tra tre
diversi significati del concetto di neoliberismo:
·
<<Innanzitutto, ci
sono i neoliberisti puri, convinti che la società darà il meglio di sé quando
riusciranno a creare le condizioni di mercati perfetti in tutte le sfere della
vita, con una vasta concorrenza tra una pluralità di produttori e con il ruolo
dello Stato ridotto a preservare le condizioni necessarie per il funzionamento
di tali mercati (…);
·
In secondo luogo, ci sono
i neoliberisti che, pur riconoscendo il valore e la priorità dei mercati
nell’economia, sono consapevoli dei loro limiti e difetti, in particolare della
loro incapacità di far fronte alle esternalità e occuparsi dei beni pubblici (…).
·
Infine c’è quello che
potremmo chiamare il neoliberismo
“reale” che si riferisce a quel miscuglio di pressioni esercitate sui
governi dalle imprese e di dispiegamento di ricchezza aziendale e proveniente
da altre fonti private in politica che oggigiorno di solito accompagna la
proposta di programma neoliberista. Questo è il “neoliberismo del terzo tipo”
(…) Produce un’economia politicizzata molto distante da ciò che gli economisti
intendono per economia di mercato liberale, e un sistema di governo sbilanciato
dal potere della plutocrazia tanto da compromettere gravemente il concetto di
democrazia liberale. Come il socialismo reale nel vecchio blocco sovietico, il
neoliberismo reale per molti versi si colloca agli antipodi dell’idea da cui ha
tratto origine.>>[2]
E’ nell’ambito di questo terzo tipo di neoliberismo che si sviluppa la criminomics
e l’accumulazione predatoria.
È evidente
che la predazione e lo sfruttamento, in sintesi il crimine, si accompagnino
alla violenza. La violenza assume forme nuove, ma gli effetti sono sempre più
devastanti.
È emblematico
quanto scrive sul Sole 24 Ore Guido
Rossi:
<<(…) Il pluriomicidio a
Palazzo di Giustizia trova la sua origine nel generale virus della violenza, la
quale pur esistendo nella storia dell’uomo fin dagli albori … , ha oggi assunto
la caratteristica di una malattia epidemica.
(…) Il virus della violenza e
la conseguenza, che ciascuno si consideri autorizzato al suo esercizio
facendosi giustizia da sé, diventa il principale comandamento della vita civile
e rappresenta la conclusione di un paranoico processo di globalizzazione,
che ha portato al prevalere dovunque del “privato” sul “pubblico”, smentendo
clamorosamente la tesi di Francis Fukuyama che la fine della storia sarebbe
consistita nella vittoria in tutti i paesi del mondo delle democrazie liberali,
in modo particolare dell’economia del libero mercato.>>[3]
La criminalità micro e macro, la corruzione,
lo scandalo e la truffa sembrano essere il comune denominatore del labirinto
sociale contemporaneo: rappresentano la cultura dominante del malaffare.
Le forme e gli effetti del crimine sono i
più disparati, ma il sottostante è unico: la violenza.
Una forma di violenza che ritengo
particolarmente perniciosa è la violenza derivante dell’accumulazione predatoria che caratterizza i comportamenti di
aziende, istituzioni e singoli personaggi che fanno dell’accumulazione del
denaro il loro fine e che utilizzano ogni mezzo per derubare e defraudare tutto
ciò che capita loro a tiro.
E’ l’economia del libero mercato, plasmata
dal processo di globalizzazione, l’ambiente ideale in cui sguazzano gli
“squali”, i vari predatori e i loro amici sicari.
Parlando di
sicari, mi ritorna in mente il libro “Confessione di un sicario dell’economia”,
in cui nella prefazione John Perkins scrive:
<<I sicari dell’economia
sono professionisti ben retribuiti che sottraggono migliaia di milairdi di
dollari a diversi paesi in tutto il mondo. Riversano il denaro della Banca
Mondiale, dell’Agenza Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID) e di
altre organizzazioni “umanitarie” nelle casse di grandi multinazionali e nelle
tasche di quel pugno di ricche famiglie che detengono il controllo delle
risorse naturali del pianeta. I loro metodi comprendono il falso in bilancio,
elezioni truccate, tangenti, estorsioni, sesso, e omicidio. Il loro è un gioco
vecchio quanto il potere, ma che in quest’epoca di globalizzazione ha assunto
nuove e terrificanti dimensioni. Lo so bene: io ero un sicario
dell’economia.>>[4]
Questa la mia
tesi: il mondo dell’accumulazione capitalistica senza limiti e con i dogmi del
neoliberismo ha creato le condizioni ambientali favorevoli per lo sviluppo
della criminalità sistemica su scala globale: la criminomics.
E’ la
criminalità dell’accumulazione predatoria che sta sprigionando tutti i suoi
effetti nefasti.
Le denunce
contro la corruzione ed il malaffare si sprecano, ma le cose non migliorano
anzi peggiorano.
Perché?
Perché la situazione che stiamo vivendo è la
risultante di un processo di metamorfosi trentennale del capitalismo e della
ricerca da parte delle classi alte di recuperare il predominio sulla società.
In breve il
processo di metamorfosi connesso più specificatamente alla criminalità
economica sistemica può essere così sintetizzato:
- i crimini economici sistemici producono predazioni e sfruttamento che a loro volta producono accumulazione di ricchezze, queste consentono la formazione di élite plutocratiche che istituzionalizzano forme criminogene come modello politico e istituzionale dominante in sostituzione delle forme democratiche;
- le istituzioni e soggetti criminogeni si autolegittimano e autoreferenziano grazie al loro potere economico e finanziario per dar vita a una vera e propria CRIMINOCRAZIA come forma di dominio della società.
Prendono
sempre più forma e forza quelle organizzazioni che Luciano Gallino definisce “Imprese Irresponsabili”.
<<Si definisce irresponsabile un’impresa che al di là degli elementari obblighi di
legge suppone di non dover rispondere ad alcuna autorità pubblica e privata, né
all’opinione pubblica, in merito alle conseguenze in campo economico, sociale e
ambientale delle sue attività”.>>
Negli ultimi
tempi di esempi di gravi conseguenze ne abbiamo visti molti… fin troppi !!!
…
<<L'Ilva e la paura di Taranto:
i soldi non bastano
nella città dell’acciaio la speranza sta lasciando il posto al senso di
abbandono. Ma se Renzi dovesse perdere la scommessa
del rilancio, gli
effetti negativi ricadrebbero su tutto il paese>> (fonte: l’espresso 22
aprile 2015)
Guariniello: “Il processo Thyssenkrupp rischia la prescrizione”
(Fonte: Nuovasocietà.it 23/06/2014)
<<Banche: finanza e scandali, "esempi terribili di
cattiva condotta". La Consob tedesca svela l'ennesimo raggiro, ora servono
multe salatissime (Fonte: International Business time 21.05.2014>>
Questi che ho appena citato sono casi quasi
insignificanti rispetto ad altri che hanno segnato l’epoca recente (Enron,
Lehman, eccetera, eccetera….)
Il fatto che
lo spazio economico sia diventato globale consente il moltiplicarsi dei
comportamenti di irresponsabilità delle organizzazioni e imprese – siano esse
di natura esplicitamente lecita che forme di associazionismo a delinquere -
dato che i singoli Stati, in mancanza di una vera governance globale, non sono
in grado di contrastare fenomeni di sfruttamento su scala internazionale. E
così assistiamo all’impotenza degli Stati e al predominio di nuove élite
egemoniche che possono scorrazzare, predando qua e là, in lungo e in largo nei
diversi continenti.
Di fronte
agli scandali e alla corruzione molti si indignano…
<< "E' vero, c'è una corruzione che
vediamo diffusa come se ci fosse una sorta di concezione rapinatoria della
vita".
Parole durissime dal presidente della Repubblica contro la
corruzione, l'illegalità, il distacco evidente della gente dalla politica, che
sta provocando "una rottura del patto generazionale". Sergio
Mattarella ha scelto un luogo simbolo di Torino, l’"Arsenale della
pace" del Sermig di Ernesto Olivero, per lanciare un doppio segnale: non
si sottovaluti il malaffare generale - gravissime le responsabilità di
"una caduta della politica" - che ormai si è innestato come un virus
nel tessuto sociale..
Parlando al Lingotto ha iniziato a costruire il suo richiamo: "Avvertiamo rischi di un individualismo che disgrega, manca la mediazione dei corpi intermedi e il cittadino si ritrova solo davanti alle istituzioni. A questi pericoli di solitudine bisogna reagire>>(Fonte: Ansa 15 maggio 2015).
Parlando al Lingotto ha iniziato a costruire il suo richiamo: "Avvertiamo rischi di un individualismo che disgrega, manca la mediazione dei corpi intermedi e il cittadino si ritrova solo davanti alle istituzioni. A questi pericoli di solitudine bisogna reagire>>(Fonte: Ansa 15 maggio 2015).
Ma
l’impotenza, la fragilità o anche l’indolenza delle forze politiche e sociali
di fronte alle forze della criminomics sono devastanti: sembra non esserci più
alcuna barriera al moltiplicarsi di atti criminogeni.
…
E’ proprio come dice il Prof. Guido Rossi che nel paranoico
processo di globalizzazione la violenza e la criminalità sono diventate
malattie endemiche capaci di modificare gli assetti profondi delle istituzioni e in grado di assegnare il controllo sociale alle nuove élite predatorie.
Antonello B.
17 maggio 2015.
[1]
“Quanto capitalismo può sopportare la società” – Colin Crouch – Anticorpi
Laterza – 2013.
[2]
Colin Crouch, op.cit.
[3]
“Quando il virus della violenza diventa malattia endemica” – Guido Rossi – Il
sole 24 Ore – 12 aprile 2015.
[4]
Confessioni di un sicario dell’economia – la costruzione dell’impero americano
nel racconto di un insider – Minimun Fax - 2014


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