La speranza

La speranza

domenica 9 novembre 2014

EUROPA QUO VADIS? da “Métro-Boulot-Dodo” a “Stress-Tina-Billy”

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!

Diagnostica - I fondamentali: Le grandi patologie.

La grande metamorfosi: EUROPA QUO VADIS? da “Métro-Boulot-Dodo” a “Stress-Tina-Billy”

Flash, istantanee ed abbagli dal labirinto post-moderno:

e i risultati degli STRESS TEST sulle banche sono stati pubblicati:
  • FRANCOFORTE - Sono 13, di cui 4 italiane, le banche dell'eurozona che non hanno superato l'esame dei bilanci condotto dalla Banca centrale europea:”
    (http://www.ilsole24ore.com - 26 ottobre 2014)

e la COMMISSIONE JUNKER si è insediata...
  • Europa LE SFIDE DELL’EUROPA NON POSSONO ASPETTARE”
Iniziato il quinquennio europeo sotto la guida di Jean-Claude Juncker
( http://www.confprofessioni.eu - 03-11-2014)





e la VIGILANZA UNICA SUL SISTEMA BANCARIO dell'Uem è entrata in funzione:

  • Il Meccanismo di vigilanza unico: Il 4 novembre 2014 la BCE ha assunto pienamente le funzioni e le competenze di vigilanza nell’ambito del Meccanismo di vigilanza unico (MVU) (https://www.ecb.europa.eu – 3/11/2014)


e nuovi INTERVENTI DI POLITICA MONETARIA sono stati annunciati...

  • <<Draghi va avanti, mandato Bce per studiare nuove misure. Grazie agli acquisti di covered bond, Abs e ai prestiti Tltro, la Bce si aspetta di far salire il suo bilancio «verso i livelli d'inizio 2012>> (+ 1.000 mld di €)
    (http://www.ilsole24ore.com/ - 6/9/2014)

...ma nella società le PROTESTE, cortei e le manifestazioni crescono e si intensifica la violenza degli scontri ...

  • <<Sindacati in piazza: cortei e manifestazioni un altro sabato nero a Roma
    (http://www.ilmessaggero.it/ - 25/10/2014)>>



Ma questa Europa dove sta andando? Qual è la sua meta?
Segue la scia del Titanic, fa l'inchino all'Isola del Giglio, oppure si dirige verso nuovi approdi molto più virtuosi o meno nefasti?

Questi interrogativi sono sempre più diffusi, incalzanti e continuamente alimentati sia dal martellante sistema di annunci, di regole, di raccomandazioni, di stress test, di giudizi, di minacce di sanzioni, sia dall'introduzione di nuove tasse, dall'applicazione di tagli alla spesa pubblica e dalla riduzione, se non proprio dalla vera e propria cancellazione, dei diritti; il tutto in nome della flessibilità, della crescita e della competitività, per essere all'altezza del mercato iper-capitalista globale.

In un contesto di disoccupazione crescente (in particolare dei paesi periferici dell'eurozona) e di flussi di immigrazione di dimensioni quasi apocalittiche, di nuove minacce climatiche e conflitti armati, i popoli d'Europa sono sottoposti a pressioni crescenti, stress e veri e propri shock.

Robert J. Shiller (premio Nobel economia) paragona la situazione attuale a quella del 1937, egli scrive infatti: << (…) E quando la ripresa arrivò, Europa e Asia giacevano in rovina. La situazione mondiale attuale non è così dura, ma dei paralleli si possono fare, in particolare con il 1937. Oggi come allora c'è stato un lungo periodo di malcontento popolare e molti sono alla disperazione e sempre più spaventati dallo scenario a lungo termine. Timori del genere possono avere gravi conseguenze. Per esempio, l'impatto della crisi del 2008 sulle economie russe e ucraine potrebbe essere la causa della recente guerra. (...)>>1

Come ha scritto di recente il politologo francese Yves Mény l'Europa:
<< è un po' come una mosca chiusa in un barattolo, cozza instancabilmente contro frontiere invisibili, prigioniera delle sue stesse regole e contraddizioni>>.
E mi sembra anche molto chiaro il punto di vista di Kemal Dervis quando dice che:
<< Il pessimismo di due anni fa ha ripreso il sopravvento, e con fondate ragioni. L'Italia è esplicitamente in recessione e in Francia la crescita, lungi dall'evidenziare gli sperati segnali di vitalità, è prossima allo zero. (…) L'Eurozona in questo momento deve fronteggiare non solo una crisi finanziaria, ma una stagnazione prolungata. (…) La Banca Centrale Europea ha annunciato che fornirà supporto all'economia con nuove misure di politica monetaria e ha deciso di usare tutti gli strumenti disponibili tranne l'allentamento quantitativo diretto (ndr. acquisto dei titoli del debito pubblico sul mercato primario da parte di BCE). Ma se l'Eurotower può fornire l'acqua, non è detto che l'economia sia disposta a berla. (…) Ma persiste anche l'esigenza di profonde riforme strutturali sul versante dell'offerta. (…) L'obiettivo di tutte queste riforme dovrebbe essere una rivisitazione radicale del contratto sociale, che tenga conto delle realtà demografiche e dei mercati globali del XXI secolo, ma sensa perdere di vista l'attenzione del vecchio continente all'equità distributiva e all'uguaglianza politica, e proteggendo i cittadini dagli scossoni dell'economia.>>2

Purtroppo di un nuovo contratto sociale non si vede neppure l'ombra e non si tiene conto neppure, nella definizione ed applicazione delle regole, delle diverse realtà demografiche: siamo ormai allo stadio “nord contro sud” e a “tutti contro tutti”: <<Ue, Juncker a Renzi: ‘Non sono capo burocrati’. Lui: ‘Non mi spieghi cosa fare’>>(http://www.ilfattoquotidiano.it – 4/11/2014).

E mentre assistiamo a questi teatrini, l'uguaglianza politica si trasforma in dominio del paese più forte (vedi mio post “L'Europa tedesca”) e la protezione dei cittadini si converte nei nuovi simboli che richiamano la mente alla “bacchetta” del maestro o della Maestra, un tempo tanto in uso nelle funzioni educative e correttive degli insegnanti: il manganello (billy).

E giù botte a chi non accetta le regole del gioco imposte dal dio mercato e dai suoi sacerdoti, a chi non accetta e non si arrende di fronte al ritornello ossessivo : “there is no alternative (“TINA”))3.

<<Roma, corteo operai acciaierie Terni: cariche polizia, 3 lavoratori all'ospedale.


(http://www.ilfattoquotidiano.it/ 29 ottobre 2014)>>

Ma attenzione: <<La coalizione ordo-liberale guidata dalla signora Merkel ritiene che prima occorra fare i compiti a casa e poi la crescita seguirà come inevitabile effetto (…)>>4

I compiti a casa sono la risultante delle regole ordo-liberali che invece a me suonano ormai come vere e proprie forme di mistificazione e manipolazione del sistema: un sistema che non regge più in quanto sistema entropico5, in avvitamento su se stesso.

A questo proposito riporto quanto ci dice Serge Latouche, trattando del tema decrescita:
<<Viviamo in una società della crescita senza crescita. (…) mentre ciò che oggi viviamo è la crisi di una società che vorrebbe continuare a crescere ma non ci riesce più. Si tratta dunque di qualcosa di profondamente diverso, di terribile, perché porta con sé una austerità forzata, una disoccupazione a livelli incredibili, una gravissima crisi delle finanze pubbliche e di conseguenza l'esaurimento delle risorse per finanziare quello che garantisce un minimo di qualità della vita in una società capitalistica, cioè la sanità, la cultura, l'istruzione ecc.>>6

Stiamo immersi in un sotto-sistema europeo, nell'ambito del sistema più ampio che è quello su scala globale, in cui è l'ordoliberalismo7 a dettare le regole del gioco.

Come infatti ci ricordano Dardot e Laval:
<<(...) In questo contesto bisogna comprendere come l'ordoliberalismo, vera e propria “tradizione nascosta” dell'Europa, divenga a partire dagli anni Ottanta la dottrina di riferimento delle élite governative dell'Unione, con qualche ritrosia qua e là, in particolare da parte dei francesi. Si deve diffidare di un certo riflesso nazionalista che imputa alla Germania e al suo attaccamento a una moneta forte la responsabilità di una crescita debole e di una disoccupazione pesante. In effetti, non è la potenza economica tedesca ad avere imposto il “modello renano” di capitalismo, ma i politici europei ad avere dato alla costruzione europea una logica largamente influenzata dall'ordoliberalismo.>>8

Ogni giorno assistiamo a fatti ed argomenti che mettono a nudo le profonde contraddizioni, i paradossi, le miopie e gli strabismi di questo sistema ordoliberalistico. Se uno dei suoi obiettivi è quello di “garantire pari dignità e pari trattamento di fronte alla legge” per tutti i cittadini, ci si chiede come è possibile che, ad esempio, vengano mantenute così forti discriminazioni e differenzioni in campo fiscale tra i paesi di Eurolandia.
L'ultima notizia di cronaca è proprio lì per ricordarcelo:
<<Il consorzio internazionale di giornalisti di inchiesta, un team composto da giornalisti provenienti da ben 65 paesi, ha rivelato il 6 novembre uno "scandalo" che ha causato numerose critiche nei confronti di Jean-Claude Juncker, attuale Presidente della Commissione europea nonché Primo ministro del Lussemburgo tra il 1995 e il 2013. Per oltre dieci anni questa piccola nazione, con una popolazione di poco più di 500 mila abitanti, avrebbe stretto 548 accordi fiscali segreti con oltre 300 società operanti in tutto il mondo, tra le quali multinazionali del calibro di Amazon, IKEA e Pepsi. Anche aziende italiane sono state travolte da questa inchiesta, a causa degli accordi siglati da 31 aziende comprese Intesa San Paolo, Unicredit, Sella delle Marche e Finmeccanica.>> (http://it.ibtimes.com/articles -8/11/2014).

Nel 2012, Draghi è riuscito a salvare l'euro dal tracollo grazie al suo “whatever it takes”, oggi, seguendo l'ortodossia del modello economico dominante con il livello di tassi a zero, è ancora Draghi che cerca di rialzare l'Europa dalla depressione e dalla deflazione. Ma la politica monetaria non basta a rianimare il “pappagallo”, il “parrot” che il The Economist ha stampato sulla sua copertina del 25 ottobre scorso:


<< (…) Joining the bleedin’ choir invisible
If Europe is to stop its economy getting worse, it will have to stop its self-destructive behaviour. The ECB needs to start buying sovereign bonds. Germany’s chancellor, Angela Merkel, should allow France and Italy to slow the pace of their fiscal cuts; in return, those countries should accelerate structural reforms. Germany, which can borrow money at negative real interest rates, could spend more building infrastructure at home.
That would help, but not be enough. It is a bit like the early years of the euro debacle, before Mr Draghi’s whatever-it-takes pledge, when half-solutions only fed the crisis. Something radical is needed. The hitch is that European law bans many textbook solutions, such as ECB purchases of newly issued government bonds. The best legal option is to couple a dramatic increase in infrastructure spending with bond-buying by the ECB. Thus the European Investment Bank could launch a big (say €300 billion, or $383 billion) expansion in investments such as faster cross-border rail links or more integrated electricity grids—and raise the money by issuing bonds, which the ECB could buy in the secondary market. Another possibility would be to redefine the EU’s deficit rules to exclude investment spending, which would allow governments to run bigger deficits, again with the ECB providing a backstop.
Behind all this sits a problem of political will (see article). Mrs Merkel and the Germans seem prepared to take action only when the single currency is on the verge of catastrophe. Throughout Europe people are hurting—in Italy and Spain youth unemployment is above 40%. Voters vented their fury with the established order in the EU’s parliamentary elections earlier this summer, and got very little change. Another descent into the abyss will test their patience. And once deflation has an economy in its jaws, it is very hard to shake off. Europe’s leaders are running out of time.>>

Non credo che basteranno le manovre di politica monetaria non convenzionali che la BCE sta preparando, potranno forse essere utili, ma non sufficienti per far volare di nuovo il “parrot”: 
<<(...) Non a caso in un recente intervento tenuto alla Brookings Institution di Washington, Mario Dragni ha rievocato le posizioni di Roosevelt e Keynes nel pieno della Grande Depressione e ha affermato che il problema fondamentale è far aumentare il prodotto potenziale dei Paesi europei, caduto ai minimi storici e che nessuna politica monetaria può da sola risollevare, perchè il problema dell'Europa è strutturale, non ciclico.>>9

Purtroppo le ricette economiche che vengono prospettate oggi non potranno mai dare i veri frutti se non si mette mano, una volta per tutte, alle zoppie strutturali di Eurolandia.

Il 9 novembre 1989 è caduto il muro di Berlino, simbolo delle divisioni politiche della guerra fredda. Oggi a 25 anni di distanza rischiamo invece di veder ricostruire i muri o di far cadere i ponti: i famosi ponti che sono stati riprodotti sul retro delle banconote in €uro e che simboleggiano le grandi capacità architettoniche e tecnologiche del vecchio continente, ma anche il mezzo per superare le barriere e per unire i popoli.


Nel 1951 Pierre Béarn sintetizzava la monotonia e l'alienazione del cittadino-lavoratore nelle metropoli capitalistiche con l'espressione “Métro-Boulot-Dodo” (Metro-Lavoro-Nanna), Oggi non abbiamo né monotonia e né alienazione: per l'individuo precarizzato, disoccupato o per il nuovo schiavo le profonde metamorfosi degli ultimi trent'anni hanno generato la nuova espressione:

Stress-Tina-Billy! (Tensione-Non c'è Alternativa-Manganello).

Per l'Europa è ora di “stop its self-destructive behaviour”!

09/11/2014

Antonello B.


1I pericolosi paralleli con il 1937” - Robert J. Shiller - Il Sole 24 Ore del 13 settembre 2014.
2Serve un patto politico a sostegno delle riforme” - Kemal Devis – Il Sole 24 ore del 19 settembre 2014.
3There is no alternative (spesso contratto nell'acronimoTINA) era uno slogan usato spesso dal primo ministro conservatore inglese Margaret Thatcher e che fu poi ampiamente adottato da altri politici (per esempio Gerhard Schröder, ex primo ministro della Germania, tradusse l'argomentazione in tedesco: "Es gibt keine Alternativen..."). Nell'economia, nella politica e nell'economia politica questa frase ha preso il significato della mancanza di alternative al sistema neoliberista e che il libero mercato, capitalismo e globalizzazione siano l'unica strada percorribile per lo sviluppo di una società moderna. (Fonte:Wikipedia consultata il 9/11/2014)

4La vera posta in giocoa Bruxelles è la <<discontinuità>> sullo sviluppo” – Sergio Fabbrini – Il Sole 24 Ore del 28 ottobre 2014.
5Il concetto di "entropia" è piuttosto complesso e per comprendere appieno il suo significato è necessaria almeno una conoscenza di base della termodinamica e della meccanica quantistica; esistono infatti almeno due definizioni rigorose dell'entropia: una definizione macroscopica, fornita dalla termodinamica e una definizione microscopica, fornita dalla meccanica quantistica.È possibile comunque dare una spiegazione semplicistica dell'entropia, interpretandola come il "grado di disordine" di un sistema. Quindi un aumento del "disordine" di un sistema è associato ad un aumento di entropia, mentre una diminuzione del "disordine" di un sistema è associata ad una diminuzione di entropia” (Fonte: Wikipedia consultata il 9/11/2014).

6L'economia è una menzogna. Come mi sono accorto che il mondo si stava scavando la fossa” - Serge Latouche – Bollati Boringhieri – 2014.
7L'ordoliberismo (Ordoliberalismus in tedesco) è una corrente socioeconomica liberale, che interviene nel sociale, per garantire pari dignità e pari trattamento di fronte alla legge ed alle istituzioni, ma anche per rendere il mercato meritocratico. Apparso in Germania a partire dagli anni Trenta in risposta alla profonda crisi economica e politica, ha dato origine all'economia sociale di mercato. Concepito dalla Scuola di Friburgo, l'ordoliberismo, nato per essere una forma di liberismo di massa, è la forma più progressista dei modelli liberali” (Fonte: Wikipedia consultata il 9/11/2014).

8La nuova ragione del mondo - Critica della razionalità neoliberista” - Pierre Dardot e Christian Laval – Derive Approdi – 2013.

9La terapia di Francoforte non basta senza riforme” - Marco Onado – Il Sole 24 ore del 7 novembre 2014.

Nessun commento:

Posta un commento