Verso
modelli post-capitalistici
Alla
ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società
più giusta ed equa!
Diagnostica
- I fondamentali: Le grandi patologie.
La grande
metamorfosi:
EUROPA QUO VADIS? da “Métro-Boulot-Dodo”
a
“Stress-Tina-Billy”
Flash,
istantanee ed abbagli dal labirinto post-moderno:
…
e
i risultati degli STRESS TEST sulle banche sono stati
pubblicati:
- “FRANCOFORTE - Sono 13, di cui 4 italiane, le banche dell'eurozona che non hanno superato l'esame dei bilanci condotto dalla Banca centrale europea:”(http://www.ilsole24ore.com - 26 ottobre 2014)
…
e
la COMMISSIONE JUNKER si è insediata...
- Europa “LE SFIDE DELL’EUROPA NON POSSONO ASPETTARE”
Iniziato
il quinquennio europeo sotto la guida di Jean-Claude Juncker
( http://www.confprofessioni.eu - 03-11-2014)
… e
la VIGILANZA UNICA SUL SISTEMA BANCARIO dell'Uem è entrata in
funzione:
- Il Meccanismo di vigilanza unico: Il 4 novembre 2014 la BCE ha assunto pienamente le funzioni e le competenze di vigilanza nell’ambito del Meccanismo di vigilanza unico (MVU) (https://www.ecb.europa.eu – 3/11/2014)
…
e
nuovi INTERVENTI DI POLITICA MONETARIA sono stati
annunciati...
- <<Draghi va avanti, mandato Bce per studiare nuove misure. Grazie agli acquisti di covered bond, Abs e ai prestiti Tltro, la Bce si aspetta di far salire il suo bilancio «verso i livelli d'inizio 2012>> (+ 1.000 mld di €)(http://www.ilsole24ore.com/ - 6/9/2014)
...ma
nella società le PROTESTE, cortei e le manifestazioni
crescono e si intensifica la violenza degli scontri ...
- <<Sindacati in piazza: cortei e manifestazioni un altro sabato nero a Roma(http://www.ilmessaggero.it/ - 25/10/2014)>>
Ma
questa Europa dove sta andando? Qual è la sua meta?
Segue
la scia del Titanic, fa l'inchino all'Isola del Giglio, oppure si
dirige verso nuovi approdi molto più virtuosi o meno nefasti?
Questi
interrogativi sono sempre più diffusi, incalzanti e continuamente
alimentati sia dal martellante sistema di annunci, di regole, di
raccomandazioni, di stress test, di giudizi, di minacce di sanzioni,
sia dall'introduzione di nuove tasse, dall'applicazione di tagli alla
spesa pubblica e dalla riduzione, se non proprio dalla vera e propria
cancellazione, dei diritti; il tutto in nome della flessibilità,
della crescita e della competitività, per essere all'altezza del
mercato iper-capitalista globale.
In
un contesto di disoccupazione crescente (in particolare dei paesi
periferici dell'eurozona) e di flussi di immigrazione di dimensioni
quasi apocalittiche, di nuove minacce climatiche e conflitti armati,
i popoli d'Europa sono sottoposti a pressioni crescenti, stress e
veri e propri shock.
Robert
J. Shiller (premio Nobel economia) paragona la situazione attuale a
quella del 1937, egli scrive infatti: <<
(…) E quando la ripresa arrivò, Europa e Asia giacevano in rovina.
La situazione mondiale attuale non è così dura, ma dei paralleli si
possono fare, in particolare con il 1937. Oggi come allora c'è stato
un lungo periodo di malcontento popolare e molti sono alla
disperazione e sempre più spaventati dallo scenario a lungo termine.
Timori del genere possono avere gravi conseguenze. Per esempio,
l'impatto della crisi del 2008 sulle economie russe e ucraine
potrebbe essere la causa della recente guerra. (...)>>1
Come
ha scritto di recente il politologo francese Yves Mény l'Europa:
<<
è un po' come una mosca chiusa in un barattolo, cozza
instancabilmente contro frontiere invisibili, prigioniera delle sue
stesse regole e contraddizioni>>.
E
mi sembra anche molto chiaro il punto di vista di Kemal Dervis quando
dice che:
<<
Il pessimismo di due anni fa ha ripreso il
sopravvento, e con fondate ragioni. L'Italia è esplicitamente in
recessione e in Francia la crescita, lungi dall'evidenziare gli
sperati segnali di vitalità, è prossima allo zero. (…) L'Eurozona
in questo momento deve fronteggiare non solo una crisi finanziaria,
ma una stagnazione prolungata. (…) La Banca Centrale Europea ha
annunciato che fornirà supporto all'economia con nuove misure di
politica monetaria e ha deciso di usare tutti gli strumenti
disponibili tranne l'allentamento quantitativo diretto (ndr.
acquisto dei titoli del debito pubblico sul mercato primario da parte
di BCE). Ma se l'Eurotower può
fornire l'acqua, non è detto che l'economia sia disposta a berla.
(…) Ma persiste anche l'esigenza di profonde riforme strutturali
sul versante dell'offerta. (…) L'obiettivo di tutte queste riforme
dovrebbe essere una rivisitazione radicale del contratto
sociale, che tenga conto
delle realtà demografiche
e dei mercati globali del XXI secolo, ma sensa perdere di vista
l'attenzione del vecchio continente all'equità
distributiva e
all'uguaglianza politica,
e proteggendo i cittadini
dagli scossoni dell'economia.>>2
Purtroppo
di un nuovo
contratto sociale
non si vede neppure l'ombra e non si tiene conto neppure, nella
definizione ed applicazione delle regole, delle diverse
realtà demografiche: siamo
ormai allo stadio “nord
contro sud”
e a “tutti
contro tutti”:
<<Ue,
Juncker a Renzi: ‘Non sono capo burocrati’. Lui: ‘Non mi
spieghi cosa fare’>>(http://www.ilfattoquotidiano.it –
4/11/2014).
E
mentre assistiamo a questi teatrini, l'uguaglianza politica si
trasforma in dominio del paese più forte (vedi mio post “L'Europa
tedesca”) e la protezione dei cittadini si converte nei
nuovi simboli che richiamano la mente alla “bacchetta” del
maestro o della Maestra, un tempo tanto in uso nelle funzioni
educative e correttive degli insegnanti: il manganello (billy).
E
giù botte a chi non accetta le regole del gioco imposte dal dio
mercato e dai suoi sacerdoti, a chi non accetta e non si arrende di
fronte al ritornello ossessivo : “there is no alternative
(“TINA”))3.
<<Roma, corteo operai acciaierie Terni: cariche polizia, 3 lavoratori all'ospedale.
(http://www.ilfattoquotidiano.it/ 29
ottobre 2014)>>
Ma
attenzione: <<La coalizione
ordo-liberale
guidata dalla signora Merkel ritiene che prima occorra fare i compiti
a casa e poi la crescita
seguirà come inevitabile effetto (…)>>4
I
compiti a casa sono la risultante delle regole ordo-liberali che
invece a me suonano ormai come vere e proprie forme di mistificazione
e manipolazione del sistema: un sistema che non regge più in quanto
sistema entropico5,
in avvitamento su se stesso.
A
questo proposito riporto quanto ci dice Serge Latouche, trattando del
tema decrescita:
<<Viviamo
in una società della crescita senza crescita. (…) mentre ciò che
oggi viviamo è la crisi di una società che vorrebbe continuare a
crescere ma non ci riesce più. Si tratta dunque di qualcosa di
profondamente diverso, di terribile, perché porta con sé una
austerità forzata, una disoccupazione a livelli incredibili, una
gravissima crisi delle finanze pubbliche e di conseguenza
l'esaurimento delle risorse per finanziare quello che garantisce un
minimo di qualità della vita in una società capitalistica, cioè la
sanità, la cultura, l'istruzione ecc.>>6
Stiamo
immersi in un sotto-sistema europeo, nell'ambito del sistema più
ampio che è quello su scala globale, in cui è l'ordoliberalismo7
a dettare le regole del gioco.
Come
infatti ci ricordano Dardot e Laval:
<<(...)
In questo contesto bisogna comprendere come l'ordoliberalismo, vera e
propria “tradizione nascosta” dell'Europa, divenga a partire
dagli anni Ottanta la dottrina di riferimento delle élite
governative dell'Unione, con qualche ritrosia qua e là, in
particolare da parte dei francesi. Si deve diffidare di un certo
riflesso nazionalista che imputa alla Germania e al suo attaccamento a
una moneta forte la responsabilità di una crescita debole e di una
disoccupazione pesante. In effetti, non è la potenza economica
tedesca ad avere imposto il “modello renano” di capitalismo, ma
i politici europei ad avere dato alla costruzione europea una logica
largamente influenzata dall'ordoliberalismo.>>8
Ogni
giorno assistiamo a fatti ed argomenti che mettono a nudo le profonde
contraddizioni, i paradossi, le miopie e gli strabismi di questo
sistema ordoliberalistico. Se uno dei suoi obiettivi è quello di
“garantire pari dignità e pari trattamento di fronte alla legge”
per tutti i cittadini, ci si chiede come è possibile che, ad
esempio, vengano mantenute così forti discriminazioni e
differenzioni in campo fiscale tra i paesi di Eurolandia.
L'ultima
notizia di cronaca è proprio lì per ricordarcelo:
<<Il
consorzio
internazionale di giornalisti di inchiesta,
un team composto da giornalisti provenienti da ben 65 paesi, ha
rivelato il 6 novembre uno "scandalo" che ha causato
numerose critiche nei confronti di Jean-Claude
Juncker,
attuale Presidente della Commissione europea nonché Primo ministro
del Lussemburgo
tra
il 1995 e il 2013. Per oltre dieci anni questa piccola nazione, con
una popolazione di poco più di 500 mila abitanti, avrebbe stretto
548 accordi fiscali segreti con oltre 300 società operanti in tutto
il mondo,
tra le quali multinazionali del calibro di Amazon, IKEA e Pepsi.
Anche aziende italiane sono state travolte da questa inchiesta, a
causa degli accordi siglati da 31 aziende comprese Intesa San Paolo,
Unicredit, Sella delle Marche e Finmeccanica.>>
(http://it.ibtimes.com/articles
-8/11/2014).
Nel
2012, Draghi è riuscito a salvare l'euro dal tracollo grazie al suo
“whatever it takes”,
oggi, seguendo l'ortodossia del modello economico dominante con il
livello di tassi a zero, è ancora Draghi che cerca di rialzare
l'Europa dalla depressione e dalla deflazione. Ma la politica
monetaria non basta a rianimare il “pappagallo”, il “parrot”
che il The
Economist
ha stampato sulla sua copertina del 25 ottobre scorso:
<<
(…) Joining the bleedin’ choir invisible
If
Europe is to stop its economy getting worse, it will have to stop its
self-destructive behaviour. The ECB needs to start buying
sovereign bonds. Germany’s chancellor, Angela Merkel, should allow
France and Italy to slow the pace of their fiscal cuts; in return,
those countries should accelerate structural reforms. Germany, which
can borrow money at negative real interest rates, could spend more
building infrastructure at home.
That
would help, but not be enough. It is a bit like the early years of
the euro debacle, before Mr Draghi’s whatever-it-takes pledge, when
half-solutions only fed the crisis. Something radical is needed. The
hitch is that European law bans many textbook solutions, such as ECB
purchases of newly issued government bonds. The best legal option is
to couple a dramatic increase in infrastructure spending with
bond-buying by the ECB. Thus the European Investment Bank could
launch a big (say €300 billion, or $383 billion) expansion in
investments such as faster cross-border rail links or more integrated
electricity grids—and raise the money by issuing bonds, which the
ECB could buy in the secondary market. Another possibility would be
to redefine the EU’s deficit rules to exclude investment spending,
which would allow governments to run bigger deficits, again with the
ECB providing a backstop.
Behind
all this sits a problem of political will (see article).
Mrs Merkel and the Germans seem prepared to take action only when the
single currency is on the verge of catastrophe. Throughout Europe
people are hurting—in Italy and Spain youth unemployment is above
40%. Voters vented their fury with the established order in the EU’s
parliamentary elections earlier this summer, and got very little
change. Another descent into the abyss will test their patience. And
once deflation has an economy in its jaws, it is very hard to shake
off. Europe’s leaders are running out of time.>>
Non
credo che basteranno le manovre di politica monetaria non
convenzionali che la BCE sta preparando, potranno forse essere utili,
ma non sufficienti per far volare di nuovo il “parrot”:
<<(...)
Non a caso in un recente intervento tenuto alla Brookings Institution
di Washington, Mario Dragni ha rievocato le posizioni di Roosevelt e
Keynes nel pieno della Grande Depressione e ha affermato che il
problema fondamentale è far aumentare il prodotto potenziale dei
Paesi europei, caduto ai minimi storici e che nessuna politica
monetaria può da sola risollevare, perchè il problema dell'Europa è
strutturale, non ciclico.>>9
Purtroppo
le ricette economiche che vengono prospettate oggi non potranno mai
dare i veri frutti se non si mette mano, una volta per tutte, alle
zoppie strutturali di Eurolandia.
Il
9 novembre 1989 è caduto il muro di Berlino, simbolo delle divisioni
politiche della guerra fredda. Oggi a 25 anni di distanza rischiamo
invece di veder ricostruire i muri o di far cadere i ponti: i
famosi ponti che sono stati
riprodotti sul retro delle banconote in €uro e che simboleggiano
le grandi capacità architettoniche e tecnologiche del vecchio
continente, ma anche il mezzo per superare le barriere e per unire i
popoli.
Nel 1951 Pierre Béarn sintetizzava la monotonia e l'alienazione del cittadino-lavoratore nelle metropoli capitalistiche con l'espressione “Métro-Boulot-Dodo” (Metro-Lavoro-Nanna), Oggi non abbiamo né monotonia e né alienazione: per l'individuo precarizzato, disoccupato o per il nuovo schiavo le profonde metamorfosi degli ultimi trent'anni hanno generato la nuova espressione:
Stress-Tina-Billy!
(Tensione-Non c'è Alternativa-Manganello).
Per l'Europa è ora di “stop
its self-destructive behaviour”!
09/11/2014
Antonello
B.
1“I
pericolosi paralleli con il 1937” - Robert J. Shiller - Il
Sole 24 Ore del 13 settembre 2014.
2“Serve
un patto politico a sostegno delle riforme” - Kemal Devis –
Il Sole 24 ore del 19 settembre 2014.
3There
is no alternative (spesso contratto
nell'acronimoTINA) era uno slogan usato spesso dal primo
ministro conservatore inglese Margaret Thatcher e che fu poi
ampiamente adottato da altri politici (per esempio Gerhard Schröder,
ex primo ministro della Germania, tradusse l'argomentazione in
tedesco: "Es gibt keine Alternativen..."). Nell'economia,
nella politica e nell'economia politica questa frase ha preso il
significato della mancanza di alternative al sistema neoliberista e
che il libero mercato, capitalismo e globalizzazione siano l'unica
strada percorribile per lo sviluppo di una società moderna.
(Fonte:Wikipedia consultata il 9/11/2014)
4“La
vera posta in giocoa Bruxelles è la <<discontinuità>>
sullo sviluppo” – Sergio Fabbrini – Il Sole 24 Ore del 28
ottobre 2014.
5“Il
concetto di "entropia" è piuttosto complesso e per
comprendere appieno il suo significato è necessaria almeno una
conoscenza di base della termodinamica e della meccanica
quantistica; esistono infatti almeno due definizioni rigorose
dell'entropia: una definizione macroscopica, fornita dalla
termodinamica e una definizione microscopica, fornita dalla
meccanica quantistica.È possibile comunque dare una spiegazione
semplicistica dell'entropia, interpretandola come il "grado di
disordine" di un sistema. Quindi un aumento del "disordine"
di un sistema è associato ad un aumento di entropia, mentre una
diminuzione del "disordine" di un sistema è associata ad
una diminuzione di entropia” (Fonte: Wikipedia consultata il
9/11/2014).
6“L'economia
è una menzogna. Come mi sono accorto che il mondo si stava
scavando la fossa” - Serge Latouche – Bollati Boringhieri –
2014.
7“L'ordoliberismo
(Ordoliberalismus in tedesco) è una corrente socioeconomica
liberale, che interviene nel sociale, per garantire pari dignità e
pari trattamento di fronte alla legge ed alle istituzioni, ma anche
per rendere il mercato meritocratico. Apparso in Germania a partire
dagli anni Trenta in risposta alla profonda crisi economica e
politica, ha dato origine all'economia sociale di mercato.
Concepito dalla Scuola di Friburgo, l'ordoliberismo, nato per essere
una forma di liberismo di massa, è la forma più progressista dei
modelli liberali” (Fonte: Wikipedia consultata il 9/11/2014).
8“La
nuova ragione del mondo - Critica della razionalità neoliberista”
- Pierre Dardot e Christian Laval – Derive Approdi – 2013.
9“La
terapia di Francoforte non basta senza riforme” - Marco Onado
– Il Sole 24 ore del 7 novembre 2014.






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