Verso
modelli post-capitalistici
Alla
ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società
più giusta ed equa!
Diagnostica
- I fondamentali: Le grandi patologie.
La grande metamorfosi
dell'EUROPA:
l'Europa
tedesca.
Flash
ed istantanee dal labirinto post-moderno:
Referendum
annunciati, consumati e ritirati.....
Referendum
Scozia:
Il
referendum
per
l'indipendenza
con
il quale si è deciso se la Scozia dovesse o meno separarsi dal Regno
Unito
per
divenire uno stato indipendente, si è svolto il
18 settembre 2014.
L'esito del referendum ha visto la vittoria degli unionisti con
2.001.926 voti, pari al 55,3% dei votanti
(fonte:
Wikipedia)
La
Catalogna non molla: «Si vota per l’indipendenza il 9 novembre
2014»
Il
governo di Mas non si ferma nemmeno davanti alla bocciatura della
Corte Costituzionale, arrivata lunedì. È già stato predisposto il
comitato elettorale (fonte:
Corriere della Sera On line del 3/10/2014)
“LA
FESTA DEL MOVIMENTO 5 STELLE: Grillo lancia il referendum
per uscire dall’euro” (Fonte
Corriere della Sera on line del 11/10/2014)
...e
mercati
“Borse
in picchiata e spread in crescita in scia alla Grecia. L'Italia
ha rischiato la "tempesta perfetta", ma l'argine ha retto.”
(Fonte:
L'Huffington Post Pubblicato:15/10/2014)
“Atene
riaccende l'allarme: l'Europa è più debole per poter reggere a
un altro terremoto: la Germania si è opposta a sostenere ancora una
volta l'economia greca e ora rischia di far travolgere l'euro”
(Federico
Fubini – La Repubblica 17/10/2014)
...e
nuove potenze globali
“Classifica
dei Pil: Cina supera Usa, Italia fuori dalla Top-10
Stando
ai dati sul Pil a parità di potere d'acquisto diffusi da Banca
Mondiale e Fmi, si è compiuto il sorpasso cinese sugli Usa in testa
alla classifica - Cinque delle prime dieci economie mondiali sono
emergenti, mentre l'Italia scivola fuori dalla classifica” (Fonte:
Firstonline del 14/10/2014)
...e
vecchie e nuove pandemie
“Ebola,
allarme anche in Europa. Preoccupa l'Oms,
secondo cui è la più grande epidemia della storia di questo virus e
rischia di fare decine di migliaia di vittime in Africa, l'Onu ma
anche tutti i governi mondiali, contagiati prima ancora che dal virus
dalla paura del suo arrivo. Iniziata in Guinea ora è sbarcata anche
in occidente, prima negli Usa, e ora anche in Spagna. (Fonte
Ansa del 15/10/2014)
-o-
Mi
bastano questi pochi flash per restare abbagliato e disorientato nei
meandri di questo labirinto post-moderno.
Dai
nuovi e vecchi separatismi, ai nuovi giganti dell'economia globale ed
alle vecchie o nuove infezioni.
E'
proprio vero che nei labirinti, per noi comuni mortali, qualsiasi
orientamento e direzione è inutile o inefficace: continui a
girovagare da una parte all'altra senza trovare vie d'uscita.
Anche
l'Europa mi sembra ben impantanata nelle paludi di questo labirinto
che, in questi tempi di alluvioni, sono ancora più melmose e
putride.
Mi
sembra proprio paradossale che, mentre ci giunge la notizia che la
Cina ha superato gli Usa nella top ten del PIL
(indicatore nefasto), ci siano all'interno dell'Europa forze
centrifughe di entità microscopiche, se paragonate ai nuovi giganti
globali, in cerca di autonomia completa e desiderose di fondare un
proprio stato. Da un lato abbiamo, con la globalizzazione, entità
nazionali o sovranazionali sempre più grandi e determinanti per
l'assetto geopolitico mondiale e, dall'altro lato, entità nazionali
sottoposte a forze centrifughe e separatiste.
Ma
forse paradossale non lo è proprio: credo che sia una reazione allo
strapotere e alle gabbie imposte dai sistemi nazionali centrali e
sovranazionali che ce la stanno mettendo tutta per rendere sempre più
complessa la vita delle persone e sempre meno solidale e più
darwinistica la condizione sociale (leggasi demolizione del
welfare state che ci dicono che noi non possiamo più
permetterci).
Le
motivazioni sottostanti di queste apparenti contraddizioni sono le
più disparate, più o meno ragionevoli e più o meno bizzarre, ma in
questo contesto non ci interessa indagarne le cause.
Oggi
ci chiediamo più semplicemente come è possibile far convivere e
conciliare l'obiettivo di unificazione politica, fiscale e sociale
dell'Europa - quindi non solo economica degli stati
europei, sempre che questo sia l'obiettivo - con la sovranità
nazionale e con le forze centrifughe e disgregatrici delle unità
statali.
A
me pare che sia sempre più difficile trovare una quadratura tra le
spinte nazionaliste e la necessità di fondare una vera unione
politica europea, capace di fronteggiare all'unisono le sfide e
minacce sistemiche continentali e planetarie.
L'Unione
economica che garantisce la libera circolazione di capitale, merci e
persone non basta più, anzi sta mostrando in ogni occasione le
profonde contraddizioni che fanno dell'Europa un'entità “grande
per le cose piccole e piccola per le cose grandi”.
Perchè
siamo in questa situazione?
Forse
perchè in questi anni abbiamo avuto in Europa e nel mondo intero
cambiamenti (METAMORFOSI) così profondi e strutturali
rispetto ai quali le istituzioni, i leaders politici e la società
nel suo complesso non erano e non sono affatto preparati.
Di
alcune grandi metamorfosi abbiamo già fatto cenno nei precedenti
post (la religione globale neoliberista, il finanzcapitalismo, le
delocalizzazioni ecc.). Quest'Europa che si è trovata
sostanzialmente spiazzata con la globalizzazione non era neppure
preparata di fronte alle crisi economiche e finanziarie. Infatti
tutta l'impalcatura giuridica non ipotizzava situazione negative o
critiche, tutto avrebbe dovuto volgere al meglio: ad esempio non
veniva disciplinata l'ipotesi di uscita di un paese dall'Uem senza
dover stravolgere l'assetto complessivo, non veniva disciplinato il
caso di crisi bancarie e finanziarie, ecc. Solo dopo il 2011 è stata
varata una serie di norme tese a fronteggiare situazioni di criticità
in materia di bilanci pubblici, di banche, ecc.
Ma
l'Europa e forse la maggior parte dei popoli europei, non erano e
credo non siano ancora preparati a vedere l'Europa degli Stati
trasformarsi in Europa tedesca e alla
Marktconforme DemoKratie:
<<Il
modello politico ed economico che si sta affermando a livello
internazionale prevede una riduzione del potere statale e il
conferimento della sovanità ad entità sovranazionali, che governano
un'area geografica estesa, con un'unica identità monetaria. L'Europa
del trattato di Maastricht, dell'euro e del federalismo, corrisponde
come un abito da sartoria a questa matrice, del tutto funzionale a
sua volta agli interessi dei nuovi Signori che non sono i vecchi
padroni-proprietari della terra, ma che operano con i loro capitali
sui mercati e che gestiscono le piattaforme con cui si definiscono i
flussi monetari, gli scambi e le transazioni finanziarie. I titolari e
i gestori dei fondi, siano essi sovrani, istituzionali, privati o
pensionistici, sono i nuovi Signori. E proprio perchè legati ai
fondi possono essere definiti la nuova “Signoria Fondiaria”, alla
quale non rispondono solo i mercati, ma anche i modelli di
organizzazione politica, non più statale. E' in atto un “cambiamento
di modello”, che alcuni critici definiscono più emblematicamente
come regime change.
Il
cambiamento di regime in Europa è promosso dalla Germania, con
l'imposizione di un complesso di regole attraverso le istituzioni come
la Commissione Europea, la Banca Centrale e, più ampiamente,
attraverso i trattati. Il risultato è una svalutazione sociale e
democratica nei paesi meno produttivi della periferia. Questo
cambiamento di regime ha il nome di Marktconforme Demokratie,
termine coniato da Angela Merkel il primo settembre 2011 in
un'intervista alla radio pubblica tedesca......>>1
Avete
capito bene? Marktconforme Demokratie: democrazia conforme al
mercato e alle regole del paese più forte.
D'altronde
il nostro labirinto è dominato dal dio mercato e quindi non poteva
che essere così: una democrazia prostrata ed inginocchiata ai voleri
delle forze speculative dell'iper-finanz-capitalismo mondiale.
Una
democrazia:
- che si esprime solo in funzione della dinamica degli spread;
- che “veleggia” con il fly to quality e che considera il “decennale tedesco” come un bene rifugio;
- che teme la recessione non tanto per gli effetti sociali, quanto per l'equilibrio contabile dei conti pubblici e per la tutela dei creditori esteri.
Non
avemmo certamente potuto immaginare che l'Europa sarebbe diventata
italiana, ma neppure che il suo destino dipendesse nuovamente dalla
sola Germania.
Il
mondo, il mercato ed i mega-signori del denaro, quando pensano
all'Europa guardano principalmente a Berlino, alle reazioni e
decisioni della Merkel. Anche
gli americani si stanno preoccupando dell'eccessiva concentrazione
di potere economico e politico tedesco, non a caso nell'ultimo
report del Ministero
del Tesoro USA al Congresso, l'unico paese che viene citato è la
Germania nei confronti della quale possiamo leggere un appello
affinchè si riducano gli squilibri commerciali e produttivi in
Eurolandia, tra i quali primeggia l'avanzo primario tedesco. Nella
sezione del report dedicata all'Europa possiamo leggere:
<<In
2013, the European Union’s (EU) annual Macroeconomic Imbalances
Procedure, developed as part of the EU’s increased focus on
surveillance, identified Germany’s
current account surplus as an imbalance that requires monitoring and
policy action. Notably, the EU stated that, given
the size of the German economy,
action was particularly important to reduce the risk of adverse
effects on the functioning of the euro area. While identification of
Germany was a welcome step, as were the EC’s recommendations for
measures to bolster investment and demand growth, it remains to be
seen whether the procedure can induce responses from its
recommendations to surplus countries and whether it can produce
robust recommendations or policies aimed at the euro area aggregate
fiscal stance and symmetric rebalancing.
A
key priority for the euro area moving forward is to solidify and
accelerate the recovery, which would support a reduction of heavy
debt burdens, lower high unemployment rates, and help maintain
political support for the adjustment process within the core and
periphery. While structural reforms are a necessary part of the
European policy mix, a balanced approach that couples such reforms
with macroeconomic measures to boost investment, job creation, and
demand is needed. Continued flexibility with respect to fiscal
targets will allow countries with more fiscal space and those that
are making a significant structural effort to support growth and
better align the euro area’s aggregate fiscal stance with the
economic cycle. Measures to increase domestic demand, particularly in
surplus countries like Germany,
can help further European and global rebalancing. Germany’s
recent agreement to implement the country’s first economy-wide
minimum wage represents progress towards this goal.
Recent
steps by the European Central Bank to support stronger aggregate
demand growth – including targeted financing to support bank
lending and potential purchases of some private assets – should
help combat deflationary risks. Even so, further policy support for
demand may be needed to move inflation back toward target and
maintain inflation expectations. Higher inflation would accelerate
healing in Europe’s labor markets and also support rebalancing, as
higher domestic inflation in strong economies like Germany
would provide more headroom for periphery countries to improve their
competitiveness without outright deflation. Finally, deepening euro
area financial, economic, and fiscal integration – more centralized
risk sharing, greater resource pooling, enhanced cost sharing –
would facilitate the ongoing adjustment and make the monetary union
more resilient to future shocks.>>2
Nel
2012, quando la crisi europea era acuta, Ulrich Beck ha scritto un
piccolo saggio dal titolo “ Das deutsche Europa – Neue
Machtlandschaften im Zeichen der Krise”. Egli scriveva:
<<Lo
sappiamo tutti, ma dichiararlo apertamente significa infrangere un
tabù: L'Europa
è diventata tedesca.
Nessuno ha voluto che ciò accadesse, ma di fronte al possibile
crollo dell'euro la Germania in quanto potenza economica è
“scivolata” progressivamente nella posizione di decisiva grande
potenza politica dell'Europa>>3
Abbiamo
corretto in questo modo le “zoppie” della struttura politica e
giudica Europea?
E'
questa l'Europa che desideriamo?
Non
credo che la risposta a queste domande potremo averla dalla nuova
Commissione Junker che si insedierà tra qualche settimana!
21/10/2014
Antonello
B.
1“Capitalesimo
- Il ritorno del feudalesimo nell'economia mondiale” - Paolo
Gila – Bollati Boringhieri – 2013.
2
Report
to Congress on International Economic and Exchange Rate Policies -
U.S.
Department of the Treasury Office of International Affairs -October
15, 2014
3“Europa
Tedesca – La nuova geografia del potere” - Ulrich Beck –
Laterza – 2013.





Nessun commento:
Posta un commento