La speranza

La speranza

domenica 2 ottobre 2016

Il “sesto stato” (the sixth state)

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!
Contro la miseria e la schiavitù del modello imperante!

Sistemi & Mutazioni Criminali
Il “sesto stato” (the sixth state)

Gli Esuberi, gli Espulsi e i Rifiuti Umani postmoderni
(Parte I)

Flash e abbagli dal labirinto

E’ stata una calda estate …
Con il riscaldamento climatico che scioglie anche il permafrost, tanto per ricordarci che Parigi è lontana[1]!

Con i suoi terroristi con le più svariate uniformi che seminano paura e incertezza un po’ qua e un po’ là, in nome di qualche dio che, dietro alla nuvoletta, incita alla guerra santa o a quella democratica di esportazione, con le bombe costruite con pentola a pressione o con bombe telecomandate dai joystick!

Con i suoi conflitti liquidi nella terza guerra combattuta a pezzi con crimini e massacri”, mentre i signori della guerra fanno soldi a palate, perché la guerra non conosce crisi!

Con i suoi referendum, quelli già esitati che dando il ben servito all’attuale modello di integrazione Ue e cambiano la storia di un continente e forse del mondo intero e i referendum ancora da esitare che si propongono di riformare le costituzioni e che in realtà appaiono come apologia del protagonismo personalistico e del pressappochismo italiota!

Con i patti di stabilità e crescita che puzzano di austerity e stagnazione e che lasciano i paesi periferici alla canna del gas!

Con i QE & QQE  delle banche centrali che continuano a drogare il già ipertrofico sistema delle finanza globale!

Con i paradisi fiscali con le liste panamensi o delle Bahamas scodellate da qualche hacker o giornalista di inchiesta perché le istituzioni che dovrebbero farlo sono sempre indietro, arrivano sempre troppo tardi!

Con le campagne elettorali che ingurgitano miliardi di dollari e che esprimono il meglio dell’imbecillità bulimica dell’uomo postmoderno del mondo sviluppato che esporta la democrazia, con tante e proprio tante armi, negli angoli del pianeta che ribollono di petrolio.
Con i colpi di stato che sembrano una farsa se non fosse che ci casca il morto e che proiettano i nazionalismi verso nuove avventure fasciste!

Con i terremoti per non farci mancare nulla!

Sarebbe bello in queste calde estati poter essere un “turista a vita” in uno dei tanti paradisi fiscali o della serenità, ma quei paradisi sono club esclusivi: devi avere tanti soldi e magari devi essere stato o essere ancora un “bravo e buon criminale” per potervi soggiornare!

Per il momento la minestra che passa il convento è questa, non troppo invitante e sarebbe meglio rifiutarla, ma nel labirinto non possiamo astenerci dal gustare questo tipo di pietanze: “There is no alternative” (T.I.N.A) and It’s business stupid”!.

Il bello della tragicommedia postmoderna è che l’Europa dei parametri di Maastricht si trova sempre spiazzata, sempre sul ciglio del baratro (come spesso si diverte a evidenziare il “The Economist” sulle sue copertine ed editoriali), sempre in ritardo e impreparata di fronte alla metamorfosi di questi ultimi decenni, leggasi:
  • -       crisi finanziaria e reale;
  • -       crisi del debito pubblico e dell’euro;
  • -       Brexit;
  • -       flussi biblici di migranti, rifugiati e sfollati;
  • -       stagnazione e disoccupazione cronica;
  • -       crisi e conflitti infiniti dei paesi del medio oriente.

Questa situazione è forse dovuta al fatto che le nostre élite europee seguono alla lettera il teorema del lampione[2], leggono e vincolano il mondo in base a parametri econometrici di “menti raffinate”?

E’ passato un po’ più di un decennio da quanto Rifkin ha scritto il saggio “Il sogno europeo[3], mi sembra però che sia già passato un secolo, altro che sogno europeo: ora, oltre ai sogni americani andati in fumo, si aggiungono gli incubi dell’Europa in frantumi per fare “en plein”.

E intanto andiamo avanti a colpi di emergenze e di crisi senza soluzione di continuità e il crimine fa crescere il caos e nel caos esso trae nuova linfa e nuova potenza!

Facciamo pure le mega conferenze di Parigi, i mega meeting dell’Onu, i G20 di Hangzhou, gli incontri di Ventotene o di Bratislava, i referendum ad ogni piè sospinto, ma attenzione la linea di Plimsoll è già stata raggiunta (e forse superata), la barca è stracolma di “oceani di povertà” e le isole di “prosperità” per l’approdo e il salvataggio delle élite plutocratiche transnazionali assomigliano sempre più a isole del “Giglio” di “schettiniana” memoria.

-o-

Le povertà e le miserie stanno diventando oceani.

Anche il mondo progredito, occidentale e sviluppato è nel pieno di una profonda mutazione che erutta, come un vulcano in piena attività, vite di scarto.

Credo proprio che le nuove forze globali di mutazione postmoderna abbiano generato un nuovo “stato” e questa volta di dimensioni globali.

Con la globalizzazione postmoderna i problemi locali diventano tsunami globali.

Mentre si cazzeggia a Roma (leggasi “Mafia Capitale”) con il rinnovo dei “vertici ammnistrativi”, ci troviamo di fronte ad un fenomeno di portata secolare (oltre a quello climatico), ad una grande metamorfosi che ha il sapore di crimine globale: la generazione e la crescita dei rifiuti umani, cioè la crescita continua (questa sì ma non del PIl o del benessere) di sovra plus di nonpersons[4] su scala planetaria.

Un fenomeno, forse il più rilevante di questi ultimi vent’anni, che oggi rischia di essere in molte parti del mondo un problema soverchiante.

Masse di uomini si spostano sul pianeta, non sono più classi sociali, non sono più braccia da lavoro, non sono più gli schiavi delle navi negriere dei conquistadores spagnoli o inglesi.

Oggi sono le nonpersone postmoderne che si riversano in luoghi e terre che non hanno nulla di paradisiaco. Sono le vite di scarto di un sistema che le ha generate (biologico e antropologico) e che ora le espelle, le rifiuta perché non sono né produttori e né tanto meno buoni consumatori. Questi sono i rifiuti umani postmoderni.

Non assistiamo semplicemente ad una crescita quantitativa, la crescita è anche in termini qualitativi, infatti le tipologie di rifiuti si moltiplicano in modo esponenziale con i nuovi processi e fenomeni della globalizzazione postmoderna e, nonostante i passi da gigante, la scienza e tecnica non hanno ancora acquisito la capacità di trattamento e smaltimento efficiente ed efficace di un certo tipo di rifiuti: degli “outcasts” (dei derelitti, reietti, emarginati).

I prodotti di scarto della globalizzazione sono i migranti, i richiedenti asilo, gli immigrati. Sono anche i surplus di personale che non si riescono a smaltire e che non servono più per effetto delle ristrutturazioni aziendali e delle delocalizzazioni industriali. Sono i disoccupati cronici. Sono gli sfollati a causa della guerra, a causa dei cambiamenti climatici e della desertificazione.

Al tempo della prima rivoluzione industriale la valvola di sfogo dei derelitti, le “discariche”, erano state affidate alla conquista di nuovi territori, al nuovo colonialismo (vedi storia delle Americhe, dell’Australia, del Canada ecc.).

Oggi quelle “discariche” non sono più utilizzabili e gli eserciti di riserva di marxiana memoria non hanno più alcuna possibilità di essere funzionali al nuovo capitalismo globalizzato.
Altre discariche sono state create ed altre si creeranno fino a quando…

Dobbiamo richiamare le forze globali di mutazione che trovano il loro fondamento e base teorica anche in modelli socio-politici che la bravissima Susan George ci ha ricordato nel suo saggio “Come vincere LA GUERRA DI CLASSE”[5].

Secondo la George abbiamo oggi due paradigmi in lotta per la supremazia: il paradigma o modello Illuminista (M.I.) e il paradigma o modello economico/elitario neoliberista (M.E.N)

Per il modello Illuminista (M.I.):

  • -       <<I valori illuministi promettono una superiore libertà oltre l’emancipazione dell’umanità dalla tirannia e dall’oppressione. Questi valori negli anni hanno incoraggiato una varietà di iniziative: dall’antischiavismo/antirazzismo o dai movimenti anticoloniali e di liberazione all’imprenditoria, alla promozione dello stato sociale e al voto femminile; dai miglioramenti salariali e delle condizioni di lavoro ai servizi pubblici e sociali e così via;
  • -       per quanto riguarda l’organizzazione sociale, il Modello illuminista mette l’accento sulla sua capacità di fornire in una determinata società il maggior benessere e la migliore soddisfazione psicologica (felicità) possibile al più esteso numero possibile di persone. Il M.I. desidera assicurare l’eguaglianza di genere e razziale e le cure in favore dei membri più deboli della società; è conscio delle particolari esigenze di giovani, anziani, malati e disabili;
  • -       per quanto riguarda l’organizzazione politica, il Modello illuminista insiste sul governo costituzionale, la supremazia della legge, le libere elezioni, la separazione del potere esecutivo, legislativo e giudiziario, un sistema di restrizioni che possa contrastare gli eccessi del potere, separazione fra Stato e Chiesa, diritti individuali definiti e protetti, come libertà di religione, di espressione, di stampa, di fare famiglia e di riservatezza;
  • -       per quanto riguarda la vita intellettuale e culturale della società il Modello illuminista incoraggia le arti, il rispetto e la pratica della scienza, promuove la libera ricerca, la razionalità e il confronto. Mette in risalto la necessità di educare i cittadini a uno standard comune in modo che sappiano autogovernarsi e ottenere il massimo da se stessi.>>


Il modello economico/elitario neoliberista (M.E.N) si basa sui seguenti principi:

  • -       <<I mercati sono saggi, sanno naturalmente quello che fanno e la soluzione del mercato è di certo preferibile alla regolamentazione e all’intervento del governo;
  • -       l’impresa privata porta a termine qualunque compito meglio di quella pubblica in base a criteri di efficienza, qualità, disponibilità e prezzo;
  • -       il libero mercato, per quanti difetti possa avere, servirà infine l’intera popolazione di qualunque paese e di ogni categoria meglio del protezionismo;
  • -       il capitale è la linfa vitale di un sistema di successo e deve essere libero di circolare in qualunque settore decida di farlo;
  • -       una società davvero libera non può esistere in assenza di libero mercato, ne consegue che il capitalismo è l’habitat naturale della democrazia;
  • -       è normale e desiderabile che attività come la sanità e l’istruzione siano lucrative, fondate sulla scelta di un fornitore offerta a tutti i consumatori. La scelta è democratica;
  • -       le persone dovranno quindi pensare a se stesse innanzitutto come “consumatori”, o in gergo più consono ai tempi, come “committenti”, piuttosto che come “cittadini” con un lungo elenco di “diritti”. Dovranno concentrarsi sulle scelte, desideri e bisogni individuali e non su quello che hanno in comune con altri e possono condividere con loro;
  • -       il primo dovere è verso se stessi e verso la propria famiglia; è necessario rispettare la legge e accettare il dovere patriottico di sostenere le forze di sicurezza e in particolare l’esercito e la polizia del proprio paese. Oltre a questo gli individui non hanno particolari responsabilità nei confronti di nessuno che non abbia scelto e di certo non nei confronti di interi gruppi in astratto (per esempio “i poveri”, “i disoccupati”, “i disabili”);
  • -       la riduzione delle tasse, in particolare per i più ricchi, garantirà grandi investimenti e di conseguenza la creazione di posti di lavoro e prosperità;
  • -       la diseguaglianza non è un “problema” da risolvere, ma una condizione intrinseca a ogni società ed è probabilmente genetica, forse persino razziale;
  • -       esistono intrinseche differenze di valore tra culture diverse e, in generale “l’Occidente è meglio”;
  • -       se le persone sono insoddisfatte della propria condizione non hanno che da rimproverare se stesse, dal momento che il lavoro e la perseveranza sono sempre premiati;
  • -       le persone ricche (con l’eccezione di flagranti casi di grandi eredità) si sono guadagnate il denaro che possiedono. L’imprenditorialità è un grande dono per la comunità e andrebbe alimentata;
  • -       (…)
  • -       In cambio della loro libertà, che è un dono prezioso, le persone dovranno essere responsabili di se stesse e non attendersi né carità né sussidi governativi.>>


Come ci ha ricordato Warren Buffett[6] è il M.E.N. - modello economico/elitario neoliberista che ha prevalso e, a mio avviso, con esso stanno prevalendo il crimine e il caos sistemici che generano “rifiuti e espulsioni” globali.

Non siamo più di fronte al proletariato urbano del “quarto stato” e non è neppure più semplicemente il “quinto stato[7]: siamo andati oltre, siamo al “SESTO STATO dell’età globale”!

Zygmunt Bauman ha richiamato da tempo la nostra attenzione sul concetto di rifiuti umani generati dalle nuove forze della globalizzazione.

<< Il nostro pianeta è saturo>>. Era il 2004 quanto Bauman faceva questa affermazione nel suo saggio “Wasted Lives, Modernity and its Outcasts” (trad. “Vite di scarto”) [8].

Da allora il processo di saturazione si è fatto più incessante e stringente, sono cresciuti in progressione i “danni collaterali”, ad esempio i rifiuti e non solo quelli che scarichiamo nei cassonetti, ma anche quelli che il sociologo definisce “vite di scarto” e che vengono scaricati, ammassati e relegati nei nuovi ghetti, lager e gulag post-moderni: sono i Rifiuti Umani postmoderni.

Bauman chiarisce questa affermazione sulla saturazione del pianeta così:

<<Questa – voglio essere chiaro – non è un’affermazione che riguardi la geografica fisica, e neppure quella umana. In termini di spazio fisico e di diffusione della coabitazione umana, il pianeta è tutt’altro che pieno. Al contrario, sembra che le dimensioni complessive delle terre poco popolate o addirittura spopolate, considerate inabitabili e incapaci di sostenere la vita umana, lungi dall’essere in calo siano in aumento. Il progresso tecnologico, che offre (a costi crescenti, certo) nuovi mezzi per sopravvivere in habitat precedentemente definiti inidonei all’insediamento umano, al tempo stesso erode la capacità di molti habitat di sostenere le popolazioni che in precedenza accoglieva e nutriva. Frattanto, il progresso economico rende insostenibili e impraticabili certi modi di procurarsi da vivere che un tempo erano efficaci, e con ciò contribuisce all’aumento delle dimensioni delle terre desolate che giacciono incolte e abbandonate. <<Il pianeta è saturo>> è un ‘affermazione che riguarda la sociologia e le scienze politiche. Si riferisce non allo stato della Terra, ma ai modi e mezzi adottati dai suoi abitanti per vivere. (…) La produzione di <<rifiuti umani>> o, più precisamente, di esseri umani scartati (quelli in “esubero”, “eccedenti”, cioè la popolazione composta da coloro cui non si poteva, o non si voleva, dare il riconoscimento o il permesso di restare), è un risultato inevitabile della modernizzazione e una compagna inseparabile della modernità. E’ un ineludibile effetto collaterale della costruzione di ordine (ogni forma di ordine scarta alcune parti di popolazione esistente come “fuori posto”, “inidonee” o “indesiderate”), e del progresso economico (che non può andare avanti senza degradare e svalutare i modi di “procurarsi da vivere” che in passato erano efficaci, e che quindi non può che privare del sostentamento chi quei modi praticava”). (…) per farla breve: la recente saturazione del pianeta significa essenzialmente una crisi acuta dell’industria dello smaltimento dei rifiuti umani. Mentre la produzione dei rifiuti umani prosegue senza posa e tocca nuove vette, il pianeta resta rapidamente a corto di discariche e di strumenti per il riciclaggio dei rifiuti.>>

 (…) <<Essere in “esubero” significa essere in soprannumero, non necessari, inutili, indipendentemente dai bisogni e dagli usi che fissano lo standard di ciò che è inutile e indispensabile. Gli altri non hanno bisogno di te, possono stare senza di te e cavarsela altrettanto bene, anzi meglio. Non v’è motivo evidente che tu ci sia e nessuna giustificazione ovvia alla tua rivendicazione del diritto di esserci. Venire dichiarato “in esubero” significa essere stato eliminato per il fatto stesso di essere eliminabile: proprio come una bottiglia di plastica vuota e non rimborsabile o la siringa monouso, un bene privo di attrattività e senza acquirenti, o un prodotto imperfetto o difettoso, inutilizzabile, che gli addetti al controllo qualità scartano dalla catena di montaggio. “Esubero” divide il suo spazio semantico con “scarti”, “prodotti di risulta”, “immondizie”, “pattume”: con rifiuti. La destinazione dei disoccupati, dell’”esercito di riserva del lavoro”, era quella di venire richiamati in servizio attivo. La destinazione dei rifiuti è la discarica, l’immondezzaio.>> (…)
<< (…) Di qui la seconda temibile conseguenza della trasformazione in corso: milioni di migranti che vagano lungo le rotte un tempo percorse dalla “popolazione in eccesso” congedata dalla serre della modernità; solo che le percorrono in direzione inversa e, stavolta, non assistite (almeno finora) dagli eserciti di conquistadores, mercanti e missionari. Le dimensioni di questa conseguenza e le sue ripercussioni non sono ancora state sviscerate e analizzate a fondo nelle loro numerose ramificazioni>> [9] (…)
<<Lo “Stato sociale”, coronamento della lunga storia della democrazia europea e sua forma dominante fino a poco tempo fa, è in smobilitazione. Esso fondava la sua legittimità e le sue pretese alla lealtà e all’obbedienza dei suoi cittadini sulla promessa di difenderli e assicurarli contro l’eccedenza, l’esclusione e il rifiuto, come anche contro i colpi imprevisti del fato – contro l’essere consegnati ai “rifiuti umani” a causa di inadeguatezze o rovesci di fortuna individuali -; in breve, sulla promessa di introdurre certezza e sicurezza in vite in cui altrimenti avrebbe dominato il caos e la contingenza. Per ogni infelice che inciampava e cadeva, vi sarebbe stato qualcuno pronto a prenderlo per mano e ad aiutarlo a rimettersi in piedi.>>[10]

Ho scelto questi passi del saggio di Bauman in quanto a mio parere ben rappresentano gli aspetti fondamentali e determinanti dell’attuale stato di cose:
  • -       I modelli di costruzione del nuovo ordine e del progresso economico;
  • -       i milioni di migranti, rifugiati;
  • -       i milioni se non miliardi di esuberi ed espulsi.

Il tutto in abbinamento con lo smantellamento, nei paesi occidentali, dello stato social-democratico (welfare state) che ha caratterizzato la seconda metà del secolo scorso.

Negli ultimi decenni le forme e le forze di emarginazione sono cresciute a dismisura.

Ma quali sono le forze che producono questi rifiuti? 
Ce ne sono molte che richiamo brevemente senza avere l’ambizione di essere esaustivo:

Per il mondo occidentale le forze di emarginazione sono:
  • -          Criminalità micro e macro;
  • -          Capitalismo selvaggio;
  • -          Delocalizzazioni produttive;
  • -          Crisi di settori produttivi;
  • -          Modernizzazione tecnologica e robotizzazione;
  • -          Modelli culturali iperconsumistici;
  • -          Abbandono delle zone rurali;
  • -          Finanziarizzazione e globalizzazione neoliberista;
  • -          Riformismi socio-politici;
  • -       Declino delle istituzioni statali con funzioni di riequilibrio e redistribuzione e demolizione del welfare state;
  • -          Ristrutturazioni aziendali e gigantismo;
  • -          Potere delle multinazionali;
  • -          Trattati internazionali.


Per gli altri “mondi”;
  • -          criminalità micro e macro;
  • -          capitalismo selvaggio finanziario-militare;
  • -          land grabbing;
  • -          guerre etniche e religiose;
  • -          moltiplicazione di terre di frontiera negli spazi interstatali;
  • -          sfruttamento e controllo neocoloniale  o postcoloniale delle risorse naturali;
  • -          globalizzazione neoliberista;
  • -          desertificazione e cambiamenti climatici;
  • -          signori della guerra e neo-dittatori
  • -          potere delle multinazionali
  • -          trattati internazionali
  • -          politiche egemoniche di influenza.

A fronte di queste macro cause di espulsione e generazione di rifiuti umani, la reazione alla mancanza di strumenti per il loro riciclaggio spinge varie nazioni a costruire nuovi muri, ad adottare forme più o meno violente di respingimento dei rifugiati, dei migranti e al trattamento dei precari e dei disoccupati con forme più o meno subdole e perniciose.

Le espulsioni e i rifiuti umani sono fratture sociali, politiche, economiche e ecologiche in grado di creare un mondo sempre più invivibile per i più. Le linee di faglia generano terremoti di frequenza e forza sempre più dirompenti.

Si riuscirà a smaltire il “Sesto Stato? Credo che sarà molto difficile date le dimensioni ormai raggiunte.

Le èlite plutocratiche e autocratiche adotteranno mezzi leciti di smaltimento o daranno incarico a nuove forze per la reingegnerizzazione di lager e gulag postmoderni?

Al momento ci accontentiamo degli slums, delle banlieues, delle favelas e dei centri di primo soccorso e accoglienza con qualche accordo turco!

2 ottobre 2016

Antonello B.







[1] Vedi  “Outcome of Paris Climate Negotiations Twenty-first Meeting of the Conference of the Parties United Nations” Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) 30 November – 11 December, 2015 Paris, France.
[2] Osservare le cose del mondo solo dove arriva il fascio di luce del lampione e governare in base a ciò che è in luce, senza curarsi di osservare e capire anche ciò che il lampione non illumina. (Vedi “il Teorema del Lampione” di Jean-Paul Fitoussi – ed Einaudi – 2013)
[3] “il Sogno Europeo – Come l’Europa ha creato una nuova visione del futuro che sta lentamente eclissando il sogno
americano” – Jeremy Rifkin – Mondadori (2004)
[4] Sono per esempio: <<A nonperson is a citizen or a member of a group who lacks, loses, or is forcibly denied social or legal status, especially basic human rights, or who effectively ceases to have a record of their existence within a society (damnatio memoriae), from a point of view of traceability, documentation, or existence. The term also refers to people whose death is unverifiable and about which inquiries result in a "blank wall" of "nobody knows that". >>(fonte: Wikipedia consultato il 25/9/2016)
[5] “Come vincere la GUERRA DI CLASSE” – Susan George – Feltrinelli (2013).
[6]C’è una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra, e stiamo vincendo” (Warren Buffet investitore finanziario, la terza persona più ricca al mondo – classifica rivista Forbes 2016).
[7]Il Quinto Stato è l’universale condizione di apolidia in patria in cui vivono almeno otto milioni di italiani ai quali non sono riconosciuti i diritti sociali fondamentali” (Giuseppe Allegri-Roberto Ciccarelli ("Il Quinto Stato. Perché il lavoro indipendente è il nostro futuro" - Ponte alle Grazie).
[8] “Vite  di  scarto” – Zygmunt Bauman – Ed. Laterza (2007)
[9] Z. Bauman: opera citata.
[10] Z. Bauman: opera citata.

Nessun commento:

Posta un commento