La speranza

La speranza

domenica 30 novembre 2014

La grande metamorfosi: lo Stato piegato ai voleri del dio mercato

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!

Diagnostica - I fondamentali: Le grandi patologie.

La grande metamorfosi: Lo Stato piegato ai voleri del dio mercato (I^ parte)



Flash, istantanee ed abbagli dal labirinto post-moderno:


  • Quale forma assume lo Stato in un contesto politico di “MarktKonforme Demokratie”?


  • Cosa resta del modello di Stato che l'Occidente ha partorito nei trent'anni successivi alla II^ guerra mondiale?

  • Cosa resta delle Costituzioni più o meno democratiche sulle quali sono stati edificati i nuovi Stati?

  • Cos'è successo negli ultimi trent'anni agli Stati del mondo occidentale?

  • Cosa resta dei modelli di welfare state?

  • Quali funzioni svolge oggi lo Stato nei paesi cosiddetti sviluppati?


Sono queste alcune delle possibili domande che sorgono spontanee in questo Labirinto post-moderno sottoposto a mille pressioni e alle nuove forze che dettano in ogni istante le riforme strutturali, cioè quelle riforme considerate funzionali alle condizioni di crescita infinita cui devono sottostare i sistemi economici della mega-macchina capitalista.

«Riforme strutturali per il rilancio, agire su tasse e lavoro»

ROMA - «L'Eurozona agisce come una camicia di forza sulle politiche fiscali e sulla politica monetaria dei Paesi membri. Questo rende molto arduo il rilancio della crescita a livello nazionale. L'Italia non controlla la politica monetaria e deve rispettare la politica fiscale dei Trattati. L'unica via che rimane, che è anche la strada maestra, è quella delle riforme strutturali sulla parte dell'offerta per riconquistare competitività». Paul Sheard, Chief Global Economist e Head of Global Economics and Research di Standard & Poor's - capo di un team di oltre 50 economisti - è convinto che Eurozona e Italia abbiano ancora molto lavoro da fare per contare in futuro nell'economia mondiale: le riforme strutturali in Italia, e la realizzazione dell'unione bancaria, economica, fiscale e politica nella zona dell'euro. 1

Fmi: ripresa globale «lenta», rischi «stagnazione area euro». Priorità le riforme strutturali

Le riforme strutturali sono essenziali, la priorità per le economie del G20. «Ulteriori riforme sui mercati del lavoro e dei prodotti sono necessarie nella maggior parte dell'area euro». Lo afferma il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) nel documento che presenterà al G20 di Brisbane il 15 e 16 novembre, sottolineando che «nei paesi dell'area euro più colpiti dalla crisi e nelle economie emergenti con deficit delle partite correnti c'è bisogno di riforme che aumentino la competitività, insieme con la moderazione dei salari». 2

Per la Commissione UE le riforme strutturali sono “necessarie per sostenere il modello sociale europeo”:

<<RIFORME STRUTTURALI A LIVELLO DEGLI STATI MEMBRI
La riforma e l’ammodernamento delle economie europee sono in ultima istanza necessari per
sostenere il modello sociale europeo. È importante che ogni membro della società, e in
particolare le parti sociali, possa fare la propria parte sostenendo proattivamente il
cambiamento.
Un’attuazione ambiziosa delle riforme strutturali dei mercati dei beni e dei servizi e del
mercato del lavoro può contribuire ad accrescere la produttività, a riconquistare competitività
e a migliorare il contesto imprenditoriale, in modo da promuovere gli investimenti. Questo
può favorire un riequilibrio duraturo del modello di crescita europeo e contribuire a ridurre
l’impatto negativo della necessaria riduzione dell’indebitamento del settore privato e
contribuire a prevenire squilibri macroeconomici dannosi. Inoltre, grazie ai loro effetti sulla
crescita, sulla produttività e sull’occupazione, le riforme strutturali possono contribuire a
migliorare la situazione sociale nel suo insieme, a ridurre la povertà e a garantire la
sostenibilità del debito pubblico e privato, purché esistano i canali adeguati.
Nonostante i risultati raggiunti da alcuni Stati membri (soprattutto i più vulnerabili), un
ulteriore sforzo di riforma è richiesto da parte di tutti gli Stati membri. L’esperienza recente
ha dato ampia prova che un’azione ambiziosa apporta risultati evidenti.>>3


Ma mi pare che il “modello sociale europeo” sia ormai un modello neoliberista o ordoliberista molto distante da quello che la Costituzione Italiana aveva sancito:


Art. 3 Cost. It.
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.


Art. 41.

L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

E' vero che questi principi costituzionali sono rimasti in molti casi di “carta” o lettera morta, ma è anche vero che a livello di principio essi configuravano una funzione sociale dello Stato per la valorizzazione e sviluppo della persona e di impegno per finalità sociali degli interventi pubblici e privati.

Oggi tutto sembra essere finalizzato allo sviluppo delle capacità competitive, alla concorrenza, alla crescita ed alla produttività per “combattere” le “nuove guerre” su scala globale.

E' ormai assodato che lo Stato, che abbiamo conosciuto nel trentennio taylorista-keynesiano successivo alla seconda guerra mondiale ('45-'80), si è piegato al volere dei potentati economici dell'ipercapitalismo e alla legge del dio mercato.


“Il governo non è la soluzione, è il problema” 
diceva Ronald Reagan negli anni '80.

Abbiamo assistito, in questi ultimi trent'anni, al crollo degli Stati Comunisti e al graduale disfacimento degli Stati Socialdemocratici.

E dopo aver rapidamente abbandonato il martoriato stato socialdemocratico, si è pensato che potesse esserci una ”terza via” tra il sistema neoliberistico del darwinismo sociale e quello della pianificazione centralizzata comunista.

Una “terza via” che dava per scontato che il sistema politico dovesse muoversi nell'ambito delle regole del “neoliberismo”, con la benedizione delle forze politiche di sinistra:

<<Il successo durevole del neoliberismo è stato assicurato non solo dall'adesione delle grandi formazioni politiche di destra a un nuovo progetto politico di concorrenza mondiale, ma anche dalla porosità della sinistra moderna verso i grandi temi neoliberali, fino a dare l'impressione, in alcuni casi (si pensi soprattutto a “blairismo”), di una completa sottomissione alla razionalità dominante. (…) L'esempio migliore della svolta neoliberista della sinistra è il cambiamento di significato della politica sociale in rottura con tutta la tradizione socialdemocratica che aveva come linea direttrice una modalità di distribuzione di beni sociali indispensabile all'intera popolazione.
(…) questo tipo di politiche si è sempre appoggiato sull'idea che per far funzionare i mercati si debbano ridurre le imposte, diminuire la spesa pubblica (anche inquadrandone l'evoluzione mediante regole costituzionali), cedere ai privati le imprese pubbliche, restringere la previdenza sociale, privilegiare “soluzioni individuali” di fronte ai rischi, controllare la crescita della massa monetaria per ridurre l'inflazione, disporre di una moneta forte e stabile, deregolamentare i mercati, soprattutto quello del lavoro. In fondo, se il “compromesso socialdemocratico” era sinonimo di interventismo statale, il “compromesso neoliberista” significava, da parte sua, il libero mercato.>>4

Ma la terza via”, dei modelli di liberal – democrazia "alla Blair", è rimasta schiacciata anch'essa dalle nuove forze dell'ipercapitalismo e della nuova plutocrazia globale.

La terza via è rimasta aperta alla libertà, ma solo a vantaggio di pochi e la democrazia si è “sfigurata”, se non addirittura volatilizzata.

E così lo Stato - che si definisce attraverso un territorio e delle frontiere, che costituisce una comunità, un popolo, una nazione – si è trovato spiazzato dal capitale che segue un processo di “deterritorializzazione permanente”, che non conosce alcun limite - è sottoposto oggi ad una profonda metamorfosi: le forze di questa metamorfosi lo spingono ad essere impotente di fronte alle vecchie e nuove ingiustizie e ai vecchi e nuovi squilibri sistemici che ho definito le grandi patologie.

In termini sistemici e più ampi gli Stati occidentali hanno subito profonde mutazioni per effetto di alcuni fenomeni e forze scatenatesi con la nuova globalizzazone:

  1. delocalizzazione nelle zone geografiche con vasta riserva di manodopera senza diritti e non sindacalizzata;
  2. ascesa del finanzcapitalismo;
  3. nuovi modelli manageriali di flessibilità e di gestione della supply chain;
  4. innovazioni tecnologiche per l'automazione e la gestione integrata delle informazioni;
  5. sfruttamento folle delle risorse naturali ed ambientali.
Anche questa metamorfosi dello Stato rappresenta per me una grande patologia che condiziona la salute dell'individuo, della società e dell'ecosistema nel suo complesso.

Lo Stato sembra ormai rinuciatario nel combattere le nuove miserie, schiavitù e la degenerazione dello stupro ambientale.

Indebitato fino alle midolla, lo Stato si ritrova privato di risorse per impostare progettualità che vadano oltre l'orizzonte di breve periodo, coincidente con il ciclo elettorale, e che possano concretamente rimuovere “gli ostacoli di ordine economico e sociale” in un'ottica di riequilibrio e giustizia.

Lo Stato sembra essere lì per garantire che il potere di alcuni soggetti possa essere ancora più forte e più profittevole.

Si vedano alcune politiche fiscali a vantaggio di pochi.

Lo Stato (molti degli Stati del mondo) appare oggi come un “Lillipuziano” di fronte al mega-capitale delle nuove multinazionali:

Vedi ad esempio le Classifiche di Plus – Sole 24 ore

L'ELITE DELLE BORSE MONDIALI

Tabella sequenziale a quella pubblicata su PLUS del Sole 24 ORE del 22/11/2014

Classifica delle maggiori società mondiali quotate per capitalizzazione



Class.
Titolo
Mkt cap mln di euro
Variazione% 60 mesi
Prezzo / Mezzi Propri
1
Apple Inc<CF807>(USA)
427825,62
374,32
6,58
2
Exxon Mobil<CF807>(USA)
257554,55
51,75
2,61
3
Microsoft Cp<CF807>(USA)
252851,52
91,85
5,67
4
Google Inc<CF807>(USA)
233936,45
126,08
4,66
5
Berkshre Cl B<CF807>(USA)
228333,98
150,10
1,78
6
Novartis<CF807>(CH)
206106,76
69,44
3,38
7
Roche Holding Ag<CF807>(CH)
206083,58
78,96
12,67

La sola Apple ha una capitalizzazione di borsa superiore al P.I.L. della stragrande maggioranza degli Stati del mondo (427 miliardi di euro o ca. 700 mld. di dollari Usa).

Da un lato, quindi, osserviamo la crescita di nuovi giganti economici e, dall'altro lato, l'atrofizzazione degli Stati nazione che si sono formati dopo la seconda guerra mondiale.

E questa atrofizzazione non sembra essere corretta con le forme di governo sovranazionali, anzi, come nel caso UE, sembra che la debolezza degli Stati sia fonte di denuncia, condanna e di ulteriore impoverimento degli stessi (vedi catena: debito pubblico- spread- politiche di austerity).

Lo Stato risulta ingabbiato, bloccato e ipnotizzato dalla forza e pressione del mercato, della competizione, della razionalità neoliberista che oggi è diventata un vero e proprio dogma.

Lo Stato debitore che si è trovato in forte difficoltà dopo gli interventi di salvataggio delle banche e di crisi economica (dal 2007 in poi) oggi sembra aver imboccato un'unica via, quella imposta dal mercato.

Possiamo chiudere questa I^ parte riguardante la metamorfosi dello Stato con queste parole:

<<La subordinazione dell'amministrazione e del Welfare alla valorizzazione del capitale, inaugurata dal neoliberismo negli anni Ottanta, non è quella di uno Stato minimale, ma quella di uno Stato sbarazzatosi della presa dei lavoratori salariati, dei disoccupati, delle donne, dei poveri sulle spese sociali. Lo Stato massimo, come la crisi ha l'onere di mostrarci, è del tutto compatibile con il neoliberalismo. La variazione del rapporto di forza intervenuta alla fine degli anni Settanta conferisce ai liberali la possibilità di utilizzare le funzioni dello Stato (prestatore di ultima istanza, politiche fiscali, politiche redistributive ecc) a loro vantaggio. (…) La sovranità popolare non è più incondizionata, poichè gli unici voti che contano sono quelli dei mercati, delle istituzioni finanziarie e di governance internazionali che esprimono quotidianamente la loro volontà “politica” in tempo reale con la borsa e lo spread. Se il popolo vota come questi “grandi elettori”, allora il voto sarà legittimo, altrimenti basterà rivotare o trovare un modo per aggirare una democrazia svuotata da ogni potere. Ciò che di democratico vi è stato nel capitalismo non ha mai avuto niente a che vedere con il liberalismo né con il capitale, ma con la lotta e la resistenza dei “governati”. I liberali, da parte loro, non avrebbero mai osato nient'altro che una democrazia dei proprietari.>>5

(segue)

30 novembre 2014

Antonello B.

1«Riforme strutturali per il rilancio, agire su tasse e lavoro» I. Bufacchi – Il Sole 24 Ore – 22/03/2014

2 Fmi: ripresa globale «lenta», rischi «stagnazione area euro». Priorità le riforme strutturali - Il Sole 24 Ore –12/11/2014.

3“COMUNICAZIONE DELLA COMMISSIONE AL PARLAMENTO EUROPEO, AL CONSIGLIO, ALLA BANCA CENTRALE EUROPEA, AL COMITATO ECONOMICO E SOCIALE EUROPEO, AL COMITATO DELLE REGIONI E ALLA BANCA EUROPEA PER GLI INVESTIMENTI” - Commissione UE – 28/11/2014


4“La nuova ragione del mondo – Critica della razionalità neoliberista” - Pierre Dardot e Christian Laval – Derive Approdi – 2013.

5Il governo dell'uomo indebitato – saggio sulal condizione neoliberista" – Maurizio Lazzarato – Derive Approdi – 2013.

domenica 9 novembre 2014

EUROPA QUO VADIS? da “Métro-Boulot-Dodo” a “Stress-Tina-Billy”

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!

Diagnostica - I fondamentali: Le grandi patologie.

La grande metamorfosi: EUROPA QUO VADIS? da “Métro-Boulot-Dodo” a “Stress-Tina-Billy”

Flash, istantanee ed abbagli dal labirinto post-moderno:

e i risultati degli STRESS TEST sulle banche sono stati pubblicati:
  • FRANCOFORTE - Sono 13, di cui 4 italiane, le banche dell'eurozona che non hanno superato l'esame dei bilanci condotto dalla Banca centrale europea:”
    (http://www.ilsole24ore.com - 26 ottobre 2014)

e la COMMISSIONE JUNKER si è insediata...
  • Europa LE SFIDE DELL’EUROPA NON POSSONO ASPETTARE”
Iniziato il quinquennio europeo sotto la guida di Jean-Claude Juncker
( http://www.confprofessioni.eu - 03-11-2014)





e la VIGILANZA UNICA SUL SISTEMA BANCARIO dell'Uem è entrata in funzione:

  • Il Meccanismo di vigilanza unico: Il 4 novembre 2014 la BCE ha assunto pienamente le funzioni e le competenze di vigilanza nell’ambito del Meccanismo di vigilanza unico (MVU) (https://www.ecb.europa.eu – 3/11/2014)


e nuovi INTERVENTI DI POLITICA MONETARIA sono stati annunciati...

  • <<Draghi va avanti, mandato Bce per studiare nuove misure. Grazie agli acquisti di covered bond, Abs e ai prestiti Tltro, la Bce si aspetta di far salire il suo bilancio «verso i livelli d'inizio 2012>> (+ 1.000 mld di €)
    (http://www.ilsole24ore.com/ - 6/9/2014)

...ma nella società le PROTESTE, cortei e le manifestazioni crescono e si intensifica la violenza degli scontri ...

  • <<Sindacati in piazza: cortei e manifestazioni un altro sabato nero a Roma
    (http://www.ilmessaggero.it/ - 25/10/2014)>>



Ma questa Europa dove sta andando? Qual è la sua meta?
Segue la scia del Titanic, fa l'inchino all'Isola del Giglio, oppure si dirige verso nuovi approdi molto più virtuosi o meno nefasti?

Questi interrogativi sono sempre più diffusi, incalzanti e continuamente alimentati sia dal martellante sistema di annunci, di regole, di raccomandazioni, di stress test, di giudizi, di minacce di sanzioni, sia dall'introduzione di nuove tasse, dall'applicazione di tagli alla spesa pubblica e dalla riduzione, se non proprio dalla vera e propria cancellazione, dei diritti; il tutto in nome della flessibilità, della crescita e della competitività, per essere all'altezza del mercato iper-capitalista globale.

In un contesto di disoccupazione crescente (in particolare dei paesi periferici dell'eurozona) e di flussi di immigrazione di dimensioni quasi apocalittiche, di nuove minacce climatiche e conflitti armati, i popoli d'Europa sono sottoposti a pressioni crescenti, stress e veri e propri shock.

Robert J. Shiller (premio Nobel economia) paragona la situazione attuale a quella del 1937, egli scrive infatti: << (…) E quando la ripresa arrivò, Europa e Asia giacevano in rovina. La situazione mondiale attuale non è così dura, ma dei paralleli si possono fare, in particolare con il 1937. Oggi come allora c'è stato un lungo periodo di malcontento popolare e molti sono alla disperazione e sempre più spaventati dallo scenario a lungo termine. Timori del genere possono avere gravi conseguenze. Per esempio, l'impatto della crisi del 2008 sulle economie russe e ucraine potrebbe essere la causa della recente guerra. (...)>>1

Come ha scritto di recente il politologo francese Yves Mény l'Europa:
<< è un po' come una mosca chiusa in un barattolo, cozza instancabilmente contro frontiere invisibili, prigioniera delle sue stesse regole e contraddizioni>>.
E mi sembra anche molto chiaro il punto di vista di Kemal Dervis quando dice che:
<< Il pessimismo di due anni fa ha ripreso il sopravvento, e con fondate ragioni. L'Italia è esplicitamente in recessione e in Francia la crescita, lungi dall'evidenziare gli sperati segnali di vitalità, è prossima allo zero. (…) L'Eurozona in questo momento deve fronteggiare non solo una crisi finanziaria, ma una stagnazione prolungata. (…) La Banca Centrale Europea ha annunciato che fornirà supporto all'economia con nuove misure di politica monetaria e ha deciso di usare tutti gli strumenti disponibili tranne l'allentamento quantitativo diretto (ndr. acquisto dei titoli del debito pubblico sul mercato primario da parte di BCE). Ma se l'Eurotower può fornire l'acqua, non è detto che l'economia sia disposta a berla. (…) Ma persiste anche l'esigenza di profonde riforme strutturali sul versante dell'offerta. (…) L'obiettivo di tutte queste riforme dovrebbe essere una rivisitazione radicale del contratto sociale, che tenga conto delle realtà demografiche e dei mercati globali del XXI secolo, ma sensa perdere di vista l'attenzione del vecchio continente all'equità distributiva e all'uguaglianza politica, e proteggendo i cittadini dagli scossoni dell'economia.>>2

Purtroppo di un nuovo contratto sociale non si vede neppure l'ombra e non si tiene conto neppure, nella definizione ed applicazione delle regole, delle diverse realtà demografiche: siamo ormai allo stadio “nord contro sud” e a “tutti contro tutti”: <<Ue, Juncker a Renzi: ‘Non sono capo burocrati’. Lui: ‘Non mi spieghi cosa fare’>>(http://www.ilfattoquotidiano.it – 4/11/2014).

E mentre assistiamo a questi teatrini, l'uguaglianza politica si trasforma in dominio del paese più forte (vedi mio post “L'Europa tedesca”) e la protezione dei cittadini si converte nei nuovi simboli che richiamano la mente alla “bacchetta” del maestro o della Maestra, un tempo tanto in uso nelle funzioni educative e correttive degli insegnanti: il manganello (billy).

E giù botte a chi non accetta le regole del gioco imposte dal dio mercato e dai suoi sacerdoti, a chi non accetta e non si arrende di fronte al ritornello ossessivo : “there is no alternative (“TINA”))3.

<<Roma, corteo operai acciaierie Terni: cariche polizia, 3 lavoratori all'ospedale.


(http://www.ilfattoquotidiano.it/ 29 ottobre 2014)>>

Ma attenzione: <<La coalizione ordo-liberale guidata dalla signora Merkel ritiene che prima occorra fare i compiti a casa e poi la crescita seguirà come inevitabile effetto (…)>>4

I compiti a casa sono la risultante delle regole ordo-liberali che invece a me suonano ormai come vere e proprie forme di mistificazione e manipolazione del sistema: un sistema che non regge più in quanto sistema entropico5, in avvitamento su se stesso.

A questo proposito riporto quanto ci dice Serge Latouche, trattando del tema decrescita:
<<Viviamo in una società della crescita senza crescita. (…) mentre ciò che oggi viviamo è la crisi di una società che vorrebbe continuare a crescere ma non ci riesce più. Si tratta dunque di qualcosa di profondamente diverso, di terribile, perché porta con sé una austerità forzata, una disoccupazione a livelli incredibili, una gravissima crisi delle finanze pubbliche e di conseguenza l'esaurimento delle risorse per finanziare quello che garantisce un minimo di qualità della vita in una società capitalistica, cioè la sanità, la cultura, l'istruzione ecc.>>6

Stiamo immersi in un sotto-sistema europeo, nell'ambito del sistema più ampio che è quello su scala globale, in cui è l'ordoliberalismo7 a dettare le regole del gioco.

Come infatti ci ricordano Dardot e Laval:
<<(...) In questo contesto bisogna comprendere come l'ordoliberalismo, vera e propria “tradizione nascosta” dell'Europa, divenga a partire dagli anni Ottanta la dottrina di riferimento delle élite governative dell'Unione, con qualche ritrosia qua e là, in particolare da parte dei francesi. Si deve diffidare di un certo riflesso nazionalista che imputa alla Germania e al suo attaccamento a una moneta forte la responsabilità di una crescita debole e di una disoccupazione pesante. In effetti, non è la potenza economica tedesca ad avere imposto il “modello renano” di capitalismo, ma i politici europei ad avere dato alla costruzione europea una logica largamente influenzata dall'ordoliberalismo.>>8

Ogni giorno assistiamo a fatti ed argomenti che mettono a nudo le profonde contraddizioni, i paradossi, le miopie e gli strabismi di questo sistema ordoliberalistico. Se uno dei suoi obiettivi è quello di “garantire pari dignità e pari trattamento di fronte alla legge” per tutti i cittadini, ci si chiede come è possibile che, ad esempio, vengano mantenute così forti discriminazioni e differenzioni in campo fiscale tra i paesi di Eurolandia.
L'ultima notizia di cronaca è proprio lì per ricordarcelo:
<<Il consorzio internazionale di giornalisti di inchiesta, un team composto da giornalisti provenienti da ben 65 paesi, ha rivelato il 6 novembre uno "scandalo" che ha causato numerose critiche nei confronti di Jean-Claude Juncker, attuale Presidente della Commissione europea nonché Primo ministro del Lussemburgo tra il 1995 e il 2013. Per oltre dieci anni questa piccola nazione, con una popolazione di poco più di 500 mila abitanti, avrebbe stretto 548 accordi fiscali segreti con oltre 300 società operanti in tutto il mondo, tra le quali multinazionali del calibro di Amazon, IKEA e Pepsi. Anche aziende italiane sono state travolte da questa inchiesta, a causa degli accordi siglati da 31 aziende comprese Intesa San Paolo, Unicredit, Sella delle Marche e Finmeccanica.>> (http://it.ibtimes.com/articles -8/11/2014).

Nel 2012, Draghi è riuscito a salvare l'euro dal tracollo grazie al suo “whatever it takes”, oggi, seguendo l'ortodossia del modello economico dominante con il livello di tassi a zero, è ancora Draghi che cerca di rialzare l'Europa dalla depressione e dalla deflazione. Ma la politica monetaria non basta a rianimare il “pappagallo”, il “parrot” che il The Economist ha stampato sulla sua copertina del 25 ottobre scorso:


<< (…) Joining the bleedin’ choir invisible
If Europe is to stop its economy getting worse, it will have to stop its self-destructive behaviour. The ECB needs to start buying sovereign bonds. Germany’s chancellor, Angela Merkel, should allow France and Italy to slow the pace of their fiscal cuts; in return, those countries should accelerate structural reforms. Germany, which can borrow money at negative real interest rates, could spend more building infrastructure at home.
That would help, but not be enough. It is a bit like the early years of the euro debacle, before Mr Draghi’s whatever-it-takes pledge, when half-solutions only fed the crisis. Something radical is needed. The hitch is that European law bans many textbook solutions, such as ECB purchases of newly issued government bonds. The best legal option is to couple a dramatic increase in infrastructure spending with bond-buying by the ECB. Thus the European Investment Bank could launch a big (say €300 billion, or $383 billion) expansion in investments such as faster cross-border rail links or more integrated electricity grids—and raise the money by issuing bonds, which the ECB could buy in the secondary market. Another possibility would be to redefine the EU’s deficit rules to exclude investment spending, which would allow governments to run bigger deficits, again with the ECB providing a backstop.
Behind all this sits a problem of political will (see article). Mrs Merkel and the Germans seem prepared to take action only when the single currency is on the verge of catastrophe. Throughout Europe people are hurting—in Italy and Spain youth unemployment is above 40%. Voters vented their fury with the established order in the EU’s parliamentary elections earlier this summer, and got very little change. Another descent into the abyss will test their patience. And once deflation has an economy in its jaws, it is very hard to shake off. Europe’s leaders are running out of time.>>

Non credo che basteranno le manovre di politica monetaria non convenzionali che la BCE sta preparando, potranno forse essere utili, ma non sufficienti per far volare di nuovo il “parrot”: 
<<(...) Non a caso in un recente intervento tenuto alla Brookings Institution di Washington, Mario Dragni ha rievocato le posizioni di Roosevelt e Keynes nel pieno della Grande Depressione e ha affermato che il problema fondamentale è far aumentare il prodotto potenziale dei Paesi europei, caduto ai minimi storici e che nessuna politica monetaria può da sola risollevare, perchè il problema dell'Europa è strutturale, non ciclico.>>9

Purtroppo le ricette economiche che vengono prospettate oggi non potranno mai dare i veri frutti se non si mette mano, una volta per tutte, alle zoppie strutturali di Eurolandia.

Il 9 novembre 1989 è caduto il muro di Berlino, simbolo delle divisioni politiche della guerra fredda. Oggi a 25 anni di distanza rischiamo invece di veder ricostruire i muri o di far cadere i ponti: i famosi ponti che sono stati riprodotti sul retro delle banconote in €uro e che simboleggiano le grandi capacità architettoniche e tecnologiche del vecchio continente, ma anche il mezzo per superare le barriere e per unire i popoli.


Nel 1951 Pierre Béarn sintetizzava la monotonia e l'alienazione del cittadino-lavoratore nelle metropoli capitalistiche con l'espressione “Métro-Boulot-Dodo” (Metro-Lavoro-Nanna), Oggi non abbiamo né monotonia e né alienazione: per l'individuo precarizzato, disoccupato o per il nuovo schiavo le profonde metamorfosi degli ultimi trent'anni hanno generato la nuova espressione:

Stress-Tina-Billy! (Tensione-Non c'è Alternativa-Manganello).

Per l'Europa è ora di “stop its self-destructive behaviour”!

09/11/2014

Antonello B.


1I pericolosi paralleli con il 1937” - Robert J. Shiller - Il Sole 24 Ore del 13 settembre 2014.
2Serve un patto politico a sostegno delle riforme” - Kemal Devis – Il Sole 24 ore del 19 settembre 2014.
3There is no alternative (spesso contratto nell'acronimoTINA) era uno slogan usato spesso dal primo ministro conservatore inglese Margaret Thatcher e che fu poi ampiamente adottato da altri politici (per esempio Gerhard Schröder, ex primo ministro della Germania, tradusse l'argomentazione in tedesco: "Es gibt keine Alternativen..."). Nell'economia, nella politica e nell'economia politica questa frase ha preso il significato della mancanza di alternative al sistema neoliberista e che il libero mercato, capitalismo e globalizzazione siano l'unica strada percorribile per lo sviluppo di una società moderna. (Fonte:Wikipedia consultata il 9/11/2014)

4La vera posta in giocoa Bruxelles è la <<discontinuità>> sullo sviluppo” – Sergio Fabbrini – Il Sole 24 Ore del 28 ottobre 2014.
5Il concetto di "entropia" è piuttosto complesso e per comprendere appieno il suo significato è necessaria almeno una conoscenza di base della termodinamica e della meccanica quantistica; esistono infatti almeno due definizioni rigorose dell'entropia: una definizione macroscopica, fornita dalla termodinamica e una definizione microscopica, fornita dalla meccanica quantistica.È possibile comunque dare una spiegazione semplicistica dell'entropia, interpretandola come il "grado di disordine" di un sistema. Quindi un aumento del "disordine" di un sistema è associato ad un aumento di entropia, mentre una diminuzione del "disordine" di un sistema è associata ad una diminuzione di entropia” (Fonte: Wikipedia consultata il 9/11/2014).

6L'economia è una menzogna. Come mi sono accorto che il mondo si stava scavando la fossa” - Serge Latouche – Bollati Boringhieri – 2014.
7L'ordoliberismo (Ordoliberalismus in tedesco) è una corrente socioeconomica liberale, che interviene nel sociale, per garantire pari dignità e pari trattamento di fronte alla legge ed alle istituzioni, ma anche per rendere il mercato meritocratico. Apparso in Germania a partire dagli anni Trenta in risposta alla profonda crisi economica e politica, ha dato origine all'economia sociale di mercato. Concepito dalla Scuola di Friburgo, l'ordoliberismo, nato per essere una forma di liberismo di massa, è la forma più progressista dei modelli liberali” (Fonte: Wikipedia consultata il 9/11/2014).

8La nuova ragione del mondo - Critica della razionalità neoliberista” - Pierre Dardot e Christian Laval – Derive Approdi – 2013.

9La terapia di Francoforte non basta senza riforme” - Marco Onado – Il Sole 24 ore del 7 novembre 2014.