La speranza

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domenica 8 giugno 2014

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!

Diagnostica - I fondamentali

Le grandi patologie: IL FINANZCAPITALISMO


    ...E la nostra vita scorre con l'avvicendarsi dei Bulls e dei Bears nell'altalenarsi, sugli schermi elettronici di Bloomberg, dell'euforia e della depressione, della ripresa e dell'acuirsi delle crisi...
Nel villaggio globale, sembra ormai tutto cadenzato e sospeso dalla spezzata del grafico di qualche mega-indice econometrico che segna la meta: una meta senza scopo o meglio con il solo scopo di accumulare denaro su denaro.
Siamo giunti alla quarta grande patologia del sistema economico e sociale ipercapitalista-postmoderno, al “quarto girone”: l'enorme frattura tra l'economia reale e l'economia finanziario-monetaria che ha partorito il FINANZCAPITALISMO globale.
La finanza di per sé non è un male ed il denaro non è necessariamente lo sterco del diavolo”, ma quando questi diventano così pervasivi e dominanti, come in questi ultimi decenni, allora si pone la questione fondamentale di quale sia il loro fine ultimo. Se sia, cioè, quello di strumento per perseguire il bene comune o la vita buona (nelle varie accezioni aristotelica, cristiana, ecc), oppure se essi stessi siano divenuti il fine: quello dell'accumulazione del denaro per il denaro, per il potere e dominio.

Quanto scrivono Robert e Edward Skidelsky è assai eloquente:

<<(...) il capialismo fu fondato su un patto faustiano. I demoni dell'avarizia e dell'usura ebbero libero sfogo, con l'intesa che, dopo aver liberato l'umanità dalla povertà, sarebbero usciti di scena una volte per tutte. Il risultato sarebbe stato un paradiso di prosperità, con tutti gli uomini liberi di vivere come solo pochi fortunati avevano vissuto.
(…) Il capitalismo aveva bisogno della sua fulgida visione, senza di essa le sue umiliazioni erano intollerabili. Come narrano le favole, però, il diavolo tiene fede alla sua promessa solo nella lettera, non nello spirito. (…) Tuttavia il paradiso dell'abbondanza non è arrivato.
(…) Il tunnel della necessità economica, che doveva condurre fuori, alla luce del giorno della beatidudine economica, si profila interminabile. (…) Il capitalismo, ormai è chiaro, non ha alcuna tendenza spontanea a evolvere in qualcosa di più nobile. Lasciato a se stesso, il meccanismo della generazione di bisogni continuerà a funzionare all'infinito e senza scopo.1

Ed in effetti, nonostante i trilioni di trilioni di dollari e altre valute che viaggiano giornalmente alla velocità della luce da un punto all'altro del pianeta, siamo ancora nel tunnel della necessità e il nostro labirinto è pieno di fratture e contraddizioni sistemiche che hanno modificato e continuamente modificano l'assetto morfologico dei sistemi sociali e politici.
Il “finanzcapitalismo”, inteso come frattura, è figlio delle precedenti: si nutre dei dogmi della religione del dio mercato, contribuisce ai profondi divari e della diseguaglianza economico-sociale ed al tempo stesso favorisce ed alimenta la flessibilità che si traduce in precarietà e, conseguentemente, in potenziale miseria (cfr. precedenti miei post).
E' proprio con la dimensione e la struttura iper-complessa della finanza contemporanea che si realizza appieno quello che David Harvey ha definito il processo di accumulazione flessibile, basato sull'azzeramento dello spazio-tempo. Ma David Harvey va oltre al processo di accumulazione flessibile: per lui oggi stiamo vivendo il processo di “accumulazione per spoliazione” e in questo processo la finanza assume un ruolo di primo piano.
Ma di quale finanza stiamo parlando?
E' la finanza del “tempo reale”, dell'ingegneria finanziaria, degli hedge funds, dei Too big to Fail, dei derivati, dei junk bonds, dei mutui sub prime ecc. ecc.


Nel saggio “Finanzcapitalismo” di Luciano Gallino troviamo una definizione di questo nuova dimensione dell'iper-capitalismo monetario che mi sembra molto appropriata:
<< Il finanzcapitalismo è una mega-macchina che è stata sviluppata nel corso degli ultimi decenni allo scopo di massimizzare e accumulare, sotto forma di capitale e insieme di potere, il valore estraibile sia dal maggior numero possibile di esseri umani, sia dagli ecosistemi. L'estrazione di valore tende ad abbracciare ogni momento e aspetto dell'esistenza degli uni e degli altri, dalla nascita alla morte o all'estinzione. Come macchina sociale, il finanzcapitalismo ha superato ciascuna delle precedenti, compresa quella del capitalismo industriale, a motivo della sua estensione planetria e della sua capillare penetrazione in tutti i sotto-sistemi sociali, e in tutti gli strati della società, della natura e della persona.>>2

E così scriveva Marco Panara su La Repubblica:

<<(…) La finanza è più forte, detta i tempi e giudica le scelte, e la sua potenza ha basi solidissime. La prima è la dimensione, cresciuta enormemente: nel 2003 per ogni dollaro di prodotto globale ce n' erano 9 di finanza; oggi, per ogni dollaro di prodotto globale, di finanza ce ne sono 14. In valori assoluti le cifre sono queste: 37 mila miliardi di prodotto globale e 321 mila miliardi di attività finanziarie nel 2003 e 63 mila miliardi di prodotto e 851 mila miliardi di attività finanziarie nel 2010. La massa delle attività finanziarie è quindi soverchiante, non c'è al mondo soggetto pubblico che possa contrastarla.>>3

Poniamoci alcune domande: la finanza mondiale, che penetra in ogni dove, per essere diventata così dominante ed egemone ha dovuto sottoscrivere un patto faustiano? È manovrata da Plutone, oppure questa mega-macchina è la risultante di scelte più o meno razionali dell'homo oeconomicus?
Non è sicuramente farina del sacco di qualche entità ultraterrena o dio degli inferi: essa è il frutto dei “sacerdoti del neoliberismo” e delle loro “mega mani invisibili” che orchestrano la nostra vita, giorno dopo giorno.
E quello che hanno orchestrato a partire dagli inizi degli anni '80 del secolo scorso ha portato a “scosse telluriche” via via sempre più forti e devastanti, sino a quelle del 2007 e 2008.
La finanza affetta da bulimia, ogni tanto quando è troppo ingrassata e piena di bolle scoppia e va in “crisi”.
La crisi di questa mega macchina bulimica si traduce immediatamente in precipitazione degli indici finanziari e poi in licenziamenti, disoccupazione, austerity ecc. ecc.
Così scriveva Joseph E. Stiglitz nel suo saggio “Bancarotta”:
<<Nell'autunno del 2008, l'economia globale, con i suoi sofisticati mercati finanziari, era in caduta libera e sull'orlo del disastro completo.
(…) La ristrutturazione dell'economia non si metterà in moto da sola. Il governo dovrà svolgere un ruolo centrale. E questa è la seconda grande serie di cambiamenti che ci aspetta: la crisi finanziaria ha dimostrato che i mercati finanziari non funzionano bene in modo automatico, e che i mercati non sono in grado di correggersi da soli.
(…) Ora dovremo ricostruire una società con un equilibrio più saldo fra Stato e mercato. Un maggior equilibrio potrà portare a un'economia più stabile ed efficiente.>> 4

Ma questa bulimia non si è arrestata: per gli affezionati dei grafici e degli indicatori dovrebbe bastare il grafico sotto riportato tratto dall'ultimo report “World Economic and Financial Surveys” dell'I.M.F.
Questi sono gli assets delle “Too Big to Fail”. Possiamo notare la crescita esponenziale e le dimesioni assolute raggiunte5.


Come sostiene Luciano Gallino:

<<La crisi emersa nel 2007, ma in gestazione da una ventina d'anni, affonda sicuramente grosse radici nella creazone di denaro in misura eccessiva e in forme nuove>>6.

Qual è stata la “cura” della crisi – originata principalmente dai sistemi bulimici di iperfinanza globale - da parte dei soggetti decisori in campo?

La risposta mi sembra quasi scontata e la leggiamo tutti i giorni sui principali mezzi di informazione:

I Quantitative Easing della Fed, della Bank of Japan, della BCE.

La risposta è:alimentiamo la finanza con altra finanza:

Iniezione di liquidità da 400 miliardi per riattivare il credito ma tra le misure manca il QE – le Borse festeggiano, euro volatile, spread a 152. SCATTA IL PIANO DRAGHI ANTI-DEFLAZIONE – tassi ai minimi storici e rendimenti negativi per i depositi – Il presidente Bce : <<Non è finita qui>>7

La cura è stata affidata al finanziatore di ultima istanza (banche centrali) e al drogato (l'economia finanziaria del villaggio globale) si continuano a somministrare dosi da cavallo di metadone con tanti “zeri dietro”.


Negli ultimi 30 anni le banche centrali hanno combattuto contro il “mostro” dell' INFLAZIONE ed ora hanno di fronte un nuovo “mostro”: la DEFLAZIONE.

Siamo sicuri che il vero mostro o causa dei mali sia questo?

Io non credo proprio.

Il troppo stroppia” ma a questo antico proverbio sembra che il mondo non faccia più caso e che la memoria umana, degli effetti perniciosi dovuti agli eccessi prodotti dalla finanza speculativa, venga ogni sera cancellata/resettata per far posto al nuovo eccesso del giorno dopo.

La mega-macchina sfida il limite, va oltre il limite e quando le bolle scoppiano allora si urla alla crisi. Che strano è questo sistema che crea i presupposti delle bolle e poi quando queste scoppiano cerca di giustificarsi, di correre ai ripari e di scaricare le responsabilità su uno o più capri espiatori.
Dove andremo? Siamo sicuri che il percorso disegnato dalle Trojke sia quello corretto?

Mi sono convinto che la crisi finanziaria è un fenomeno strutturale del sistema ipercapitalistico, non è un incidente di pecorso ed è principalmente il frutto dei dogmi della religione del dio mercato.

Non sono servite a nulla le gravi crisi finanziarie che hanno segnato la storia antica o quella più recente del XX° secolo. L'uomo sembra che non riesca più a far tesoro degli errori commessi... errare humanum est, perseverare autem diabolicum.

Non sono serviti a niente gli ammonimenti e le esperienze drammatiche.

Anche le crisi finanziarie sono il frutto desiderato del dogma della distruzione creatrice? Forse la distruzione creatrice andava bene al tempo di Shumpeter8 - che nei suoi studi ed elucubrazioni non è riuscito a soffermarsi e metabolozzare la “distruzione creatrice” delle due guerre mondiali – ma oggi giocare con il fuoco, parlare di guerre valutarie, di armi monetarie non convenzionali, ecc. ecc. può essere molto pericoloso e l'effetto può essere tale che la “nuova creazione” sia possibile su un altro pianeta e non più su questo.

8 giugno 2014

Antonello B.

1“Quando è abbastanza – Di quanto denaro abbiamo davvero bisogno per essere felici? (meno di quello che pensi)”- Ronert e Edward Skidelsky – Mondadori – 2013.
2“Finanzcapitalismo – la civiltà del denaro in crisi - Luciano Gallino – Einaudi 2011.
3“Se la finanza si mangia l'economia” - Marco Panara (La Repubblica – archivio on line 23 1 2012.
4“Bancarotta – L'economia in caduta libera - Joseph E. Stiglitz – Einaudi 2010.
5Global Financial Stability Report: Moving from liquidity to growth driven market.- aprile 2014 – IMF.
6“Finanzcapitalismo” – op. cit.
7Titolo di copertina del Sole 24 Ore di venerdì 6 giugno 2014.

8La teoria delle innovazioni consente a Schumpeter di spiegare l'alternarsi, nel ciclo economico, di fasi espansive e recessive. Le innovazioni, infatti, non vengono introdotte in misura costante, ma si concentrano in alcuni periodi di tempo - che, per questo, sono caratterizzati da una forte espansione - a cui seguono le recessioni, in cui l'economia rientra nell'equilibrio di flusso circolare. Un equilibrio però, non uguale a quello precedente, ma mutato dall'innovazione. Le fasi di trasformazione sotto la spinta di innovazioni maggiori vengono definite da Schumpeter di "distruzione creatrice", alludendo al drastico processo selettivo che le contraddistingue, nel quale molte aziende spariscono, altre ne nascono, e altre si rafforzano. (Wikipedia 8/6/2014).

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