Verso
modelli post-capitalistici
Alla
ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società
più giusta ed equa!
Diagnostica
- I fondamentali
Le
grandi patologie: IL
FINANZCAPITALISMO
...E
la nostra vita scorre con l'avvicendarsi dei Bulls e dei Bears
nell'altalenarsi, sugli schermi elettronici di Bloomberg,
dell'euforia e della depressione, della ripresa e dell'acuirsi delle
crisi...
Nel
villaggio globale, sembra ormai tutto cadenzato e sospeso dalla
spezzata del grafico di qualche mega-indice econometrico che segna la
meta: una meta senza scopo o meglio con il solo scopo di accumulare
denaro su denaro.
Siamo
giunti alla quarta grande patologia del sistema economico e
sociale ipercapitalista-postmoderno, al “quarto girone”: l'enorme
frattura tra l'economia reale e l'economia finanziario-monetaria che
ha partorito il FINANZCAPITALISMO globale.
La
finanza di per sé non è un male ed il denaro non è
necessariamente lo “sterco
del diavolo”, ma
quando questi diventano così pervasivi e dominanti, come in questi
ultimi decenni, allora si pone la questione fondamentale di quale sia
il loro fine ultimo. Se sia, cioè, quello di strumento per
perseguire il bene comune o la vita buona (nelle varie accezioni
aristotelica, cristiana, ecc), oppure se essi stessi siano divenuti
il fine: quello dell'accumulazione del denaro per il denaro, per il
potere e dominio.
Quanto scrivono Robert e Edward Skidelsky è assai eloquente:
<<(...)
il capialismo fu fondato su un patto faustiano. I demoni
dell'avarizia e dell'usura ebbero libero sfogo, con l'intesa che,
dopo aver liberato l'umanità dalla povertà, sarebbero usciti di
scena una volte per tutte. Il risultato sarebbe stato un paradiso di
prosperità, con tutti gli uomini liberi di vivere come solo pochi
fortunati avevano vissuto.
(…)
Il capitalismo aveva bisogno della sua fulgida visione, senza di essa
le sue umiliazioni erano intollerabili. Come narrano le favole, però,
il diavolo tiene fede alla sua promessa solo nella lettera, non
nello spirito. (…) Tuttavia il paradiso dell'abbondanza non è
arrivato.
(…)
Il
tunnel della necessità
economica, che doveva condurre fuori, alla luce del giorno della
beatidudine economica, si profila interminabile. (…) Il
capitalismo, ormai è chiaro, non ha alcuna tendenza spontanea a
evolvere in qualcosa di più nobile. Lasciato a se stesso, il
meccanismo della generazione di bisogni continuerà a funzionare
all'infinito e senza scopo.1
Ed
in effetti, nonostante i trilioni di trilioni di dollari e altre
valute che viaggiano giornalmente alla velocità della luce da un
punto all'altro del pianeta, siamo ancora nel tunnel della necessità
e il nostro labirinto è pieno di fratture e contraddizioni
sistemiche che hanno modificato e continuamente modificano l'assetto
morfologico dei sistemi sociali e politici.
Il
“finanzcapitalismo”, inteso come frattura, è figlio delle
precedenti: si nutre dei dogmi della religione del dio mercato,
contribuisce ai profondi divari e della diseguaglianza
economico-sociale ed al tempo stesso favorisce ed alimenta la
flessibilità che si traduce in precarietà e, conseguentemente, in
potenziale miseria (cfr. precedenti miei post).
E'
proprio con la dimensione e la struttura iper-complessa della finanza
contemporanea che si realizza appieno quello che David Harvey ha
definito il processo di accumulazione flessibile, basato
sull'azzeramento dello spazio-tempo. Ma David Harvey va oltre al
processo di accumulazione flessibile: per lui oggi stiamo vivendo il
processo di “accumulazione per spoliazione” e in questo
processo la finanza assume un ruolo di primo piano.
Ma
di quale finanza stiamo parlando?
E'
la finanza del “tempo reale”, dell'ingegneria finanziaria, degli
hedge funds, dei Too big to Fail, dei derivati, dei junk bonds, dei
mutui sub prime ecc. ecc.
Nel
saggio “Finanzcapitalismo” di Luciano Gallino troviamo una definizione
di questo nuova dimensione dell'iper-capitalismo monetario che mi
sembra molto appropriata:
<<
Il finanzcapitalismo è una mega-macchina che è stata sviluppata nel
corso degli ultimi decenni allo scopo di massimizzare e accumulare,
sotto forma di capitale e insieme di potere, il valore estraibile
sia dal maggior numero possibile di esseri umani, sia dagli
ecosistemi. L'estrazione di valore tende ad abbracciare ogni momento
e aspetto dell'esistenza degli uni e degli altri, dalla nascita alla
morte o all'estinzione. Come macchina sociale, il finanzcapitalismo
ha superato ciascuna delle precedenti, compresa quella del
capitalismo industriale, a motivo della sua estensione planetria e
della sua capillare penetrazione in tutti i sotto-sistemi sociali, e
in tutti gli strati della società, della natura e della persona.>>2
E
così scriveva Marco Panara su La Repubblica:
<<(…)
La
finanza è più forte, detta i tempi e giudica le scelte, e la sua
potenza ha basi solidissime. La prima è la dimensione, cresciuta
enormemente: nel 2003 per ogni dollaro di prodotto globale ce n'
erano 9 di finanza; oggi, per ogni dollaro di prodotto globale, di
finanza ce ne sono 14. In valori assoluti le cifre sono queste: 37
mila miliardi di prodotto globale e 321 mila miliardi di attività
finanziarie nel 2003 e 63 mila miliardi di prodotto e 851 mila
miliardi di attività finanziarie nel 2010. La massa delle attività
finanziarie è quindi soverchiante, non c'è al mondo soggetto
pubblico che possa contrastarla.>>3
Poniamoci
alcune domande: la finanza mondiale, che penetra in ogni dove, per
essere diventata così dominante ed egemone ha dovuto sottoscrivere
un patto faustiano? È manovrata da Plutone, oppure questa
mega-macchina è la risultante di scelte più o meno razionali
dell'homo oeconomicus?
Non
è sicuramente farina del sacco di qualche entità ultraterrena o dio
degli inferi: essa è il frutto dei “sacerdoti del neoliberismo”
e delle loro “mega mani invisibili” che orchestrano la
nostra vita, giorno dopo giorno.
E
quello che hanno orchestrato a partire dagli inizi degli anni '80 del
secolo scorso ha portato a “scosse telluriche” via via
sempre più forti e devastanti, sino a quelle del 2007 e 2008.
La
finanza affetta da bulimia, ogni tanto quando è troppo ingrassata e
piena di bolle scoppia e va in “crisi”.
La
crisi di questa mega macchina bulimica si traduce immediatamente in
precipitazione degli indici finanziari e poi in licenziamenti,
disoccupazione, austerity ecc. ecc.
Così
scriveva Joseph E. Stiglitz nel suo saggio “Bancarotta”:
<<Nell'autunno
del 2008, l'economia globale, con i suoi sofisticati mercati
finanziari, era in caduta libera e sull'orlo del disastro completo.
(…)
La ristrutturazione dell'economia non si metterà in moto da sola. Il
governo dovrà svolgere un ruolo centrale. E questa è la seconda
grande serie di cambiamenti che ci aspetta: la crisi finanziaria ha
dimostrato che i mercati finanziari non funzionano bene in modo
automatico, e che i mercati non sono in grado di correggersi da soli.
(…)
Ora dovremo ricostruire una società con un equilibrio più saldo fra
Stato e mercato. Un maggior equilibrio potrà portare a un'economia
più stabile ed efficiente.>> 4
Ma questa bulimia non si è arrestata: per gli affezionati dei grafici e degli indicatori dovrebbe bastare il grafico sotto riportato tratto dall'ultimo report “World Economic and Financial Surveys” dell'I.M.F.
Questi
sono gli assets delle “Too Big to Fail”. Possiamo notare la
crescita esponenziale e le dimesioni assolute raggiunte5.
Come
sostiene Luciano Gallino:
<<La
crisi emersa nel 2007, ma in gestazione da una ventina d'anni,
affonda sicuramente grosse radici nella creazone di denaro in misura
eccessiva e in forme nuove>>6.
Qual
è stata la “cura” della crisi – originata principalmente dai
sistemi bulimici di iperfinanza globale - da parte dei soggetti
decisori in campo?
La
risposta mi sembra quasi scontata e la leggiamo tutti i giorni sui
principali mezzi di informazione:
I
Quantitative Easing della Fed, della Bank of Japan, della BCE.
La
risposta è:alimentiamo la finanza con altra finanza:
“Iniezione
di liquidità da 400 miliardi per riattivare il credito ma tra le
misure manca il QE – le Borse festeggiano, euro volatile, spread a
152. SCATTA IL PIANO DRAGHI ANTI-DEFLAZIONE – tassi ai minimi
storici e rendimenti negativi per i depositi – Il presidente Bce :
<<Non è finita qui>>7
La
cura è stata affidata al finanziatore di ultima istanza (banche
centrali) e al drogato (l'economia finanziaria del villaggio globale)
si continuano a somministrare dosi da cavallo di metadone con tanti
“zeri dietro”.
Negli
ultimi 30 anni le banche centrali hanno combattuto contro il “mostro”
dell' INFLAZIONE ed ora hanno di fronte un nuovo “mostro”: la
DEFLAZIONE.
Siamo
sicuri che il vero mostro o causa dei mali sia questo?
Io
non credo proprio.
“Il
troppo stroppia” ma a questo antico proverbio sembra che il mondo
non faccia più caso e che la memoria umana, degli effetti perniciosi
dovuti agli eccessi prodotti dalla finanza speculativa, venga ogni
sera cancellata/resettata per far posto al nuovo eccesso del giorno
dopo.
La
mega-macchina sfida il limite, va oltre il limite e quando le bolle
scoppiano allora si urla alla crisi. Che strano è questo sistema che
crea i presupposti delle bolle e poi quando queste scoppiano cerca di
giustificarsi, di correre ai ripari e di scaricare le responsabilità
su uno o più capri espiatori.
Dove
andremo? Siamo sicuri che il percorso disegnato dalle Trojke sia
quello corretto?
Mi
sono convinto che la crisi finanziaria è un fenomeno strutturale del
sistema ipercapitalistico, non è un incidente di pecorso ed è
principalmente il frutto dei dogmi della religione del dio mercato.
Non
sono servite a nulla le gravi crisi finanziarie che hanno segnato la
storia antica o quella più recente del XX° secolo. L'uomo sembra
che non riesca più a far tesoro degli errori commessi... errare
humanum est, perseverare autem diabolicum.
Non
sono serviti a niente gli ammonimenti e le esperienze drammatiche.
Anche
le crisi finanziarie sono il frutto desiderato del dogma della
distruzione creatrice? Forse
la distruzione creatrice andava bene al tempo di Shumpeter8
- che nei suoi studi ed elucubrazioni non è riuscito a soffermarsi e
metabolozzare la “distruzione creatrice” delle due guerre
mondiali – ma oggi giocare con il fuoco, parlare di guerre
valutarie, di armi monetarie non convenzionali, ecc. ecc. può essere
molto pericoloso e l'effetto può essere tale che la “nuova
creazione” sia possibile su un altro pianeta e non più su questo.
8
giugno 2014
Antonello
B.
1“Quando
è abbastanza – Di quanto denaro abbiamo davvero bisogno per
essere felici? (meno di quello che pensi)”- Ronert e Edward
Skidelsky – Mondadori – 2013.
2“Finanzcapitalismo
– la civiltà del denaro in crisi - Luciano Gallino – Einaudi
2011.
3“Se
la finanza si mangia l'economia” - Marco Panara (La Repubblica –
archivio on line 23 1 2012.
4“Bancarotta
– L'economia in caduta libera - Joseph E. Stiglitz – Einaudi
2010.
5Global
Financial Stability Report: Moving from liquidity to growth driven
market.- aprile 2014 – IMF.
6“Finanzcapitalismo”
– op. cit.
7Titolo
di copertina del Sole 24 Ore di venerdì 6 giugno 2014.
8La
teoria delle innovazioni consente a Schumpeter di spiegare
l'alternarsi, nel ciclo economico, di fasi espansive e
recessive.
Le innovazioni, infatti, non vengono introdotte in misura costante,
ma si concentrano in alcuni periodi di tempo - che, per questo, sono
caratterizzati da una forte espansione - a cui seguono le
recessioni, in cui l'economia rientra nell'equilibrio di flusso
circolare. Un equilibrio però, non uguale a quello precedente, ma
mutato dall'innovazione. Le fasi di trasformazione sotto la spinta
di innovazioni maggiori vengono definite da Schumpeter di
"distruzione
creatrice",
alludendo al drastico processo selettivo che le contraddistingue,
nel quale molte aziende spariscono, altre ne nascono, e altre si
rafforzano.
(Wikipedia 8/6/2014).





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