Verso modelli post-capitalistici
Alla
ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una
società più giusta ed equa!
Contro
la miseria e la schiavitù del modello imperante!
Sistemi & Mutazioni Criminali
Il “sesto stato” (the sixth state)
Gli Esuberi, gli Espulsi e i Rifiuti Umani postmoderni
(Parte I)
Flash e abbagli dal labirinto
E’ stata una calda estate …
Con il
riscaldamento climatico che scioglie anche il permafrost, tanto per ricordarci che Parigi è lontana[1]!
Con i suoi terroristi con le più svariate uniformi
che seminano paura e incertezza un po’ qua e un po’ là, in nome di qualche dio
che, dietro alla nuvoletta, incita alla guerra
santa o a quella democratica di
esportazione, con le bombe costruite con pentola a pressione o con bombe telecomandate
dai joystick!
Con i suoi conflitti liquidi nella “terza
guerra combattuta a pezzi con crimini e massacri”, mentre i signori della guerra fanno soldi a
palate, perché la guerra non conosce crisi!
Con i suoi referendum, quelli già esitati che dando
il ben servito all’attuale modello di
integrazione Ue e cambiano la storia di un continente e forse del mondo
intero e i referendum ancora da esitare che si propongono di riformare le costituzioni e che in
realtà appaiono come apologia del protagonismo personalistico e del pressappochismo
italiota!
Con i patti di stabilità e crescita che puzzano
di austerity e stagnazione e che lasciano i paesi periferici alla canna del gas!
Con i QE & QQE delle banche centrali che
continuano a drogare il già ipertrofico
sistema delle finanza globale!
Con i paradisi fiscali con le liste panamensi o delle Bahamas scodellate da
qualche hacker o giornalista di inchiesta perché le istituzioni che dovrebbero farlo
sono sempre indietro, arrivano sempre troppo tardi!
Con le campagne elettorali che ingurgitano
miliardi di dollari e che esprimono il meglio dell’imbecillità bulimica
dell’uomo postmoderno del mondo sviluppato che esporta la democrazia, con tante
e proprio tante armi, negli angoli del pianeta che ribollono di petrolio.
Con i colpi di stato che sembrano una farsa
se non fosse che ci casca il morto e che proiettano i nazionalismi verso nuove avventure fasciste!
Con i terremoti per non farci mancare nulla!
Sarebbe bello
in queste calde estati poter essere un “turista a vita” in uno dei tanti
paradisi fiscali o della serenità, ma quei paradisi sono club esclusivi: devi
avere tanti soldi e magari devi essere stato o essere ancora un “bravo e buon
criminale” per potervi soggiornare!
Per il momento
la minestra che passa il convento è questa, non troppo invitante e sarebbe
meglio rifiutarla, ma nel labirinto non possiamo astenerci dal gustare questo
tipo di pietanze: “There is no
alternative” (T.I.N.A) and It’s business stupid”!.
Il bello
della tragicommedia postmoderna è che l’Europa
dei parametri di Maastricht si trova sempre spiazzata, sempre sul ciglio
del baratro (come spesso si diverte a evidenziare il “The Economist” sulle sue
copertine ed editoriali), sempre in ritardo e impreparata di fronte alla
metamorfosi di questi ultimi decenni, leggasi:
- - crisi finanziaria e reale;
- - crisi del debito pubblico e dell’euro;
- - Brexit;
- - flussi biblici di migranti, rifugiati e sfollati;
- - stagnazione e disoccupazione cronica;
- - crisi e conflitti infiniti dei paesi del medio oriente.
Questa
situazione è forse dovuta al fatto che le nostre élite europee seguono alla
lettera il teorema del lampione[2],
leggono e vincolano il mondo in base a parametri econometrici di “menti
raffinate”?
E’ passato un
po’ più di un decennio da quanto Rifkin ha scritto il saggio “Il sogno europeo”[3], mi sembra
però che sia già passato un secolo, altro che sogno europeo: ora, oltre ai
sogni americani andati in fumo, si aggiungono gli incubi dell’Europa in
frantumi per fare “en plein”.
E intanto andiamo
avanti a colpi di emergenze e di crisi senza soluzione di continuità e il
crimine fa crescere il caos e nel caos esso trae nuova linfa e nuova potenza!
Facciamo pure
le mega conferenze di Parigi, i mega meeting dell’Onu, i G20 di Hangzhou, gli
incontri di Ventotene o di Bratislava, i referendum ad ogni piè sospinto, ma
attenzione la linea di Plimsoll è già stata raggiunta (e forse superata), la
barca è stracolma di “oceani di povertà” e le isole di “prosperità” per
l’approdo e il salvataggio delle élite plutocratiche transnazionali assomigliano
sempre più a isole del “Giglio” di “schettiniana” memoria.
-o-
Le povertà e le miserie stanno diventando
oceani.
Anche il mondo progredito, occidentale e
sviluppato è nel pieno di una profonda mutazione che erutta, come un vulcano in
piena attività, vite di scarto.
Credo proprio che le nuove forze globali di
mutazione postmoderna abbiano generato un
nuovo “stato” e questa volta di dimensioni globali.
Con la
globalizzazione postmoderna i problemi locali diventano tsunami globali.
Mentre si
cazzeggia a Roma (leggasi “Mafia Capitale”) con il rinnovo dei “vertici
ammnistrativi”, ci troviamo di fronte ad
un fenomeno di portata secolare (oltre a quello climatico), ad una grande
metamorfosi che ha il sapore di crimine globale: la generazione e la crescita dei rifiuti umani, cioè la crescita
continua (questa sì ma non del PIl o del benessere) di sovra plus di nonpersons[4] su scala planetaria.
Un fenomeno,
forse il più rilevante di questi ultimi vent’anni, che oggi rischia di essere
in molte parti del mondo un problema soverchiante.
Masse di
uomini si spostano sul pianeta, non sono più classi sociali, non sono più
braccia da lavoro, non sono più gli schiavi delle navi negriere dei
conquistadores spagnoli o inglesi.
Oggi sono le nonpersone postmoderne che si
riversano in luoghi e terre che non hanno nulla di paradisiaco. Sono le vite di
scarto di un sistema che le ha generate (biologico e antropologico) e che ora
le espelle, le rifiuta perché non sono né produttori e né tanto meno buoni
consumatori. Questi sono i rifiuti umani
postmoderni.
Non
assistiamo semplicemente ad una crescita quantitativa, la crescita è anche in
termini qualitativi, infatti le tipologie di rifiuti si moltiplicano in modo
esponenziale con i nuovi processi e fenomeni della globalizzazione postmoderna
e, nonostante i passi da gigante, la scienza e tecnica non hanno ancora
acquisito la capacità di trattamento e smaltimento efficiente ed efficace di un
certo tipo di rifiuti: degli “outcasts”
(dei derelitti, reietti, emarginati).
I prodotti di
scarto della globalizzazione sono i migranti, i richiedenti asilo, gli
immigrati. Sono anche i surplus di personale che non si riescono a smaltire e
che non servono più per effetto delle ristrutturazioni aziendali e delle
delocalizzazioni industriali. Sono i disoccupati cronici. Sono gli sfollati a
causa della guerra, a causa dei cambiamenti climatici e della desertificazione.
Al tempo
della prima rivoluzione industriale la valvola di sfogo dei derelitti, le “discariche”,
erano state affidate alla conquista di nuovi territori, al nuovo colonialismo
(vedi storia delle Americhe, dell’Australia, del Canada ecc.).
Oggi quelle
“discariche” non sono più utilizzabili e gli eserciti di riserva di marxiana
memoria non hanno più alcuna possibilità di essere funzionali al nuovo capitalismo
globalizzato.
Altre
discariche sono state create ed altre si creeranno fino a quando…
Dobbiamo richiamare le forze globali di
mutazione che trovano il loro fondamento e base teorica anche in modelli
socio-politici che la bravissima Susan George ci ha ricordato nel suo saggio
“Come vincere LA GUERRA DI CLASSE”[5].
Secondo la George abbiamo oggi due paradigmi
in lotta per la supremazia: il paradigma o modello
Illuminista (M.I.) e il paradigma o modello
economico/elitario neoliberista (M.E.N)
Per il modello Illuminista (M.I.):
- - <<I valori illuministi promettono una superiore libertà oltre l’emancipazione dell’umanità dalla tirannia e dall’oppressione. Questi valori negli anni hanno incoraggiato una varietà di iniziative: dall’antischiavismo/antirazzismo o dai movimenti anticoloniali e di liberazione all’imprenditoria, alla promozione dello stato sociale e al voto femminile; dai miglioramenti salariali e delle condizioni di lavoro ai servizi pubblici e sociali e così via;
- - per quanto riguarda l’organizzazione sociale, il Modello illuminista mette l’accento sulla sua capacità di fornire in una determinata società il maggior benessere e la migliore soddisfazione psicologica (felicità) possibile al più esteso numero possibile di persone. Il M.I. desidera assicurare l’eguaglianza di genere e razziale e le cure in favore dei membri più deboli della società; è conscio delle particolari esigenze di giovani, anziani, malati e disabili;
- - per quanto riguarda l’organizzazione politica, il Modello illuminista insiste sul governo costituzionale, la supremazia della legge, le libere elezioni, la separazione del potere esecutivo, legislativo e giudiziario, un sistema di restrizioni che possa contrastare gli eccessi del potere, separazione fra Stato e Chiesa, diritti individuali definiti e protetti, come libertà di religione, di espressione, di stampa, di fare famiglia e di riservatezza;
- - per quanto riguarda la vita intellettuale e culturale della società il Modello illuminista incoraggia le arti, il rispetto e la pratica della scienza, promuove la libera ricerca, la razionalità e il confronto. Mette in risalto la necessità di educare i cittadini a uno standard comune in modo che sappiano autogovernarsi e ottenere il massimo da se stessi.>>
Il modello
economico/elitario neoliberista
(M.E.N) si basa sui seguenti principi:
- - <<I mercati sono saggi, sanno naturalmente quello che fanno e la soluzione del mercato è di certo preferibile alla regolamentazione e all’intervento del governo;
- - l’impresa privata porta a termine qualunque compito meglio di quella pubblica in base a criteri di efficienza, qualità, disponibilità e prezzo;
- - il libero mercato, per quanti difetti possa avere, servirà infine l’intera popolazione di qualunque paese e di ogni categoria meglio del protezionismo;
- - il capitale è la linfa vitale di un sistema di successo e deve essere libero di circolare in qualunque settore decida di farlo;
- - una società davvero libera non può esistere in assenza di libero mercato, ne consegue che il capitalismo è l’habitat naturale della democrazia;
- - è normale e desiderabile che attività come la sanità e l’istruzione siano lucrative, fondate sulla scelta di un fornitore offerta a tutti i consumatori. La scelta è democratica;
- - le persone dovranno quindi pensare a se stesse innanzitutto come “consumatori”, o in gergo più consono ai tempi, come “committenti”, piuttosto che come “cittadini” con un lungo elenco di “diritti”. Dovranno concentrarsi sulle scelte, desideri e bisogni individuali e non su quello che hanno in comune con altri e possono condividere con loro;
- - il primo dovere è verso se stessi e verso la propria famiglia; è necessario rispettare la legge e accettare il dovere patriottico di sostenere le forze di sicurezza e in particolare l’esercito e la polizia del proprio paese. Oltre a questo gli individui non hanno particolari responsabilità nei confronti di nessuno che non abbia scelto e di certo non nei confronti di interi gruppi in astratto (per esempio “i poveri”, “i disoccupati”, “i disabili”);
- - la riduzione delle tasse, in particolare per i più ricchi, garantirà grandi investimenti e di conseguenza la creazione di posti di lavoro e prosperità;
- - la diseguaglianza non è un “problema” da risolvere, ma una condizione intrinseca a ogni società ed è probabilmente genetica, forse persino razziale;
- - esistono intrinseche differenze di valore tra culture diverse e, in generale “l’Occidente è meglio”;
- - se le persone sono insoddisfatte della propria condizione non hanno che da rimproverare se stesse, dal momento che il lavoro e la perseveranza sono sempre premiati;
- - le persone ricche (con l’eccezione di flagranti casi di grandi eredità) si sono guadagnate il denaro che possiedono. L’imprenditorialità è un grande dono per la comunità e andrebbe alimentata;
- - (…)
- - In cambio della loro libertà, che è un dono prezioso, le persone dovranno essere responsabili di se stesse e non attendersi né carità né sussidi governativi.>>
Come ci ha
ricordato Warren Buffett[6]
è il M.E.N. - modello economico/elitario neoliberista che ha prevalso e, a mio
avviso, con esso stanno prevalendo il crimine e il caos sistemici che generano “rifiuti
e espulsioni” globali.
Non siamo più di fronte al proletariato
urbano del “quarto stato” e non è
neppure più semplicemente il “quinto
stato”[7]:
siamo andati oltre, siamo al “SESTO
STATO dell’età globale”!
Zygmunt Bauman ha richiamato da tempo la
nostra attenzione sul concetto di rifiuti umani generati dalle nuove forze della
globalizzazione.
<< Il nostro pianeta è saturo>>. Era il 2004 quanto Bauman faceva questa affermazione nel
suo saggio “Wasted Lives, Modernity and its Outcasts” (trad. “Vite di scarto”) [8].
Da allora il
processo di saturazione si è fatto più incessante e stringente, sono cresciuti in
progressione i “danni collaterali”,
ad esempio i rifiuti e non solo quelli che scarichiamo nei cassonetti, ma anche
quelli che il sociologo definisce “vite di scarto” e che vengono scaricati,
ammassati e relegati nei nuovi ghetti, lager e gulag post-moderni: sono i
Rifiuti Umani postmoderni.
Bauman
chiarisce questa affermazione sulla saturazione del pianeta così:
<<Questa – voglio essere chiaro – non è un’affermazione
che riguardi la geografica fisica, e neppure quella umana. In termini di spazio
fisico e di diffusione della coabitazione umana, il pianeta è tutt’altro che
pieno. Al contrario, sembra che le dimensioni complessive delle terre poco
popolate o addirittura spopolate, considerate inabitabili e incapaci di
sostenere la vita umana, lungi dall’essere in calo siano in aumento. Il
progresso tecnologico, che offre (a costi crescenti, certo) nuovi mezzi per
sopravvivere in habitat precedentemente definiti inidonei all’insediamento
umano, al tempo stesso erode la capacità di molti habitat di sostenere le
popolazioni che in precedenza accoglieva e nutriva. Frattanto, il progresso
economico rende insostenibili e impraticabili certi modi di procurarsi da
vivere che un tempo erano efficaci, e con ciò contribuisce all’aumento delle
dimensioni delle terre desolate che giacciono incolte e abbandonate. <<Il pianeta è saturo>> è un
‘affermazione che riguarda la sociologia e le scienze politiche. Si riferisce
non allo stato della Terra, ma ai modi e mezzi adottati dai suoi abitanti per
vivere. (…) La produzione di <<rifiuti umani>> o, più precisamente,
di esseri umani scartati (quelli in “esubero”, “eccedenti”, cioè la popolazione
composta da coloro cui non si poteva, o non si voleva, dare il riconoscimento o
il permesso di restare), è un risultato inevitabile della modernizzazione e una
compagna inseparabile della modernità. E’ un ineludibile effetto collaterale
della costruzione di ordine (ogni
forma di ordine scarta alcune parti di popolazione esistente come “fuori
posto”, “inidonee” o “indesiderate”), e del progresso economico (che non può andare avanti senza degradare e svalutare
i modi di “procurarsi da vivere” che in passato erano efficaci, e che quindi
non può che privare del sostentamento chi quei modi praticava”). (…) per farla
breve: la recente saturazione del pianeta significa essenzialmente una crisi
acuta dell’industria dello smaltimento dei rifiuti umani. Mentre la produzione
dei rifiuti umani prosegue senza posa e tocca nuove vette, il pianeta resta
rapidamente a corto di discariche e di strumenti per il riciclaggio dei rifiuti.>>
(…) <<Essere in “esubero”
significa essere in soprannumero, non necessari, inutili, indipendentemente dai
bisogni e dagli usi che fissano lo standard di ciò che è inutile e
indispensabile. Gli altri non hanno bisogno di te, possono stare senza di te e
cavarsela altrettanto bene, anzi meglio. Non v’è motivo evidente che tu ci sia
e nessuna giustificazione ovvia alla tua rivendicazione del diritto di esserci.
Venire dichiarato “in esubero” significa essere stato eliminato per il fatto
stesso di essere eliminabile: proprio come una bottiglia di plastica vuota e
non rimborsabile o la siringa monouso, un bene privo di attrattività e senza
acquirenti, o un prodotto imperfetto o difettoso, inutilizzabile, che gli
addetti al controllo qualità scartano dalla catena di montaggio. “Esubero” divide
il suo spazio semantico con “scarti”, “prodotti di risulta”, “immondizie”,
“pattume”: con rifiuti. La destinazione dei disoccupati, dell’”esercito di
riserva del lavoro”, era quella di venire richiamati in servizio attivo. La
destinazione dei rifiuti è la discarica, l’immondezzaio.>>
(…)
<< (…) Di qui la seconda temibile conseguenza della trasformazione in
corso: milioni di migranti che
vagano lungo le rotte un tempo percorse dalla “popolazione in eccesso” congedata dalla serre della modernità; solo
che le percorrono in direzione inversa e, stavolta, non assistite (almeno
finora) dagli eserciti di conquistadores, mercanti e missionari. Le dimensioni
di questa conseguenza e le sue ripercussioni non sono ancora state sviscerate e
analizzate a fondo nelle loro numerose ramificazioni>> [9] (…)
<<Lo “Stato sociale”,
coronamento della lunga storia della democrazia europea e sua forma dominante
fino a poco tempo fa, è in smobilitazione. Esso fondava la sua legittimità e le
sue pretese alla lealtà e all’obbedienza dei suoi cittadini sulla promessa di
difenderli e assicurarli contro l’eccedenza, l’esclusione e il rifiuto, come
anche contro i colpi imprevisti del fato – contro l’essere consegnati ai
“rifiuti umani” a causa di inadeguatezze o rovesci di fortuna individuali -; in
breve, sulla promessa di introdurre certezza e sicurezza in vite in cui
altrimenti avrebbe dominato il caos e la contingenza. Per ogni infelice che
inciampava e cadeva, vi sarebbe stato qualcuno pronto a prenderlo per mano e ad
aiutarlo a rimettersi in piedi.>>[10]
Ho scelto
questi passi del saggio di Bauman in quanto a mio parere ben rappresentano gli
aspetti fondamentali e determinanti dell’attuale stato di cose:
- - I modelli di costruzione del nuovo ordine e del progresso economico;
- - i milioni di migranti, rifugiati;
- - i milioni se non miliardi di esuberi ed espulsi.
Il tutto in
abbinamento con lo smantellamento, nei paesi occidentali, dello stato social-democratico
(welfare state) che ha caratterizzato la seconda metà del secolo scorso.
Negli ultimi
decenni le forme e le forze di emarginazione sono cresciute a dismisura.
Ma quali sono
le forze che producono questi rifiuti?
Ce ne sono molte che richiamo brevemente
senza avere l’ambizione di essere esaustivo:
Per il mondo
occidentale le forze di emarginazione sono:
- - Criminalità micro e macro;
- - Capitalismo selvaggio;
- - Delocalizzazioni produttive;
- - Crisi di settori produttivi;
- - Modernizzazione tecnologica e robotizzazione;
- - Modelli culturali iperconsumistici;
- - Abbandono delle zone rurali;
- - Finanziarizzazione e globalizzazione neoliberista;
- - Riformismi socio-politici;
- - Declino delle istituzioni statali con funzioni di riequilibrio e redistribuzione e demolizione del welfare state;
- - Ristrutturazioni aziendali e gigantismo;
- - Potere delle multinazionali;
- - Trattati internazionali.
Per gli altri
“mondi”;
- - criminalità micro e macro;
- - capitalismo selvaggio finanziario-militare;
- - land grabbing;
- - guerre etniche e religiose;
- - moltiplicazione di terre di frontiera negli spazi interstatali;
- - sfruttamento e controllo neocoloniale o postcoloniale delle risorse naturali;
- - globalizzazione neoliberista;
- - desertificazione e cambiamenti climatici;
- - signori della guerra e neo-dittatori
- - potere delle multinazionali
- - trattati internazionali
- - politiche egemoniche di influenza.
A fronte di
queste macro cause di espulsione e generazione di rifiuti umani, la reazione
alla mancanza di strumenti per il loro riciclaggio spinge varie nazioni a
costruire nuovi muri, ad adottare forme più o meno violente di respingimento
dei rifugiati, dei migranti e al trattamento dei precari e dei disoccupati con
forme più o meno subdole e perniciose.
Le espulsioni
e i rifiuti umani sono fratture sociali, politiche, economiche e ecologiche in
grado di creare un mondo sempre più invivibile per i più. Le linee di faglia
generano terremoti di frequenza e forza sempre più dirompenti.
Si riuscirà a
smaltire il “Sesto Stato? Credo che sarà molto difficile date le dimensioni
ormai raggiunte.
Le èlite
plutocratiche e autocratiche adotteranno mezzi leciti di smaltimento o daranno
incarico a nuove forze per la reingegnerizzazione di lager e gulag postmoderni?
Al momento ci
accontentiamo degli slums, delle banlieues, delle favelas e dei centri di primo
soccorso e accoglienza con qualche accordo turco!
2 ottobre 2016
Antonello B.
[1] Vedi “Outcome of Paris Climate Negotiations
Twenty-first Meeting of the Conference of the Parties United Nations” Framework
Convention on Climate Change (UNFCCC) 30 November – 11 December, 2015 Paris,
France.
[2]
Osservare le cose del mondo solo dove arriva il fascio di luce del lampione e
governare in base a ciò che è in luce, senza curarsi di osservare e capire anche
ciò che il lampione non illumina. (Vedi “il Teorema del Lampione” di Jean-Paul Fitoussi – ed Einaudi – 2013)
[3]
“il Sogno Europeo – Come l’Europa ha creato una nuova visione del futuro che
sta lentamente eclissando il sogno
americano” – Jeremy Rifkin – Mondadori (2004)
[4] Sono per esempio:
<<A nonperson is a citizen or a member of a group who lacks, loses, or is forcibly denied
social or legal status, especially basic human rights, or who effectively ceases to have a record of
their existence within a society (damnatio memoriae), from a point of view of traceability,
documentation, or existence. The term also refers to people whose death is
unverifiable and about which inquiries result in a "blank wall" of
"nobody knows that". >>(fonte: Wikipedia consultato il
25/9/2016)
[5]
“Come vincere la GUERRA DI CLASSE” – Susan George – Feltrinelli (2013).
[6]
“C’è una lotta di classe, è vero, ma è
la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra, e stiamo vincendo”
(Warren Buffet investitore finanziario, la terza persona più ricca al mondo –
classifica rivista Forbes 2016).
[7]“Il
Quinto Stato è l’universale condizione di apolidia in patria in cui vivono
almeno otto milioni di italiani ai quali non sono riconosciuti i diritti
sociali fondamentali” (Giuseppe Allegri-Roberto Ciccarelli ("Il Quinto
Stato. Perché il lavoro indipendente è il nostro futuro" - Ponte alle
Grazie).
[8]
“Vite di
scarto” – Zygmunt Bauman – Ed. Laterza (2007)
[9]
Z. Bauman: opera citata.
[10]
Z. Bauman: opera citata.