La speranza

La speranza

sabato 24 dicembre 2016

Masters & V.I.P., Junk & Sacer e Pepper & Sophia

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!
Contro la miseria e la schiavitù del modello imperante!
 Sistemi, Paradigmi, Mutazioni e Paradossi Criminali
 Sesto Stato: Esuberi, Espulsi e Rifiuti Umani postmoderni
(Parte II)
Masters & V.I.P., Junk & Sacer e Pepper & Sophia

Flash e abbagli dal labirinto

I flash e i lampi ci abbagliano, ci frastornano, ci spiazzano…

Il “popolo” UK ha decretato il vaffa al progetto UE,

iI popolo trumpista Usa, il vaffa ai democratici elitisti clintoniani




e il “popolo” italiano del NO, il vaffa alla riforma costituzionale dei renzisti

-o-

Sul tapis roulant dell’obsolescenza accelerata dei simboli, dei valori e della vita scorre il nostro tempo caotico e controverso verso un destino ignoto, mentre la crisi non è più semplicemente un momento di squilibrio bensì una condizione permanente di una società disciplinata dal mercato, impregnata dal rischio e governata dal denaro e dal crimine. E chi meglio di Dardot e Laval può sintetizzare il nostro tempo:

<<Otto anni dopo l’esplosione della crisi, le diseguaglianze continuano a crescere, la volatilità del capitale continua ad essere alta, i sacrifici richiesti alle fasce sociali più modeste non smettono di moltiplicarsi, la situazione del mercato del lavoro continua a degradarsi, i sindacati sono sempre più anemici, la sinistra sempre più a pezzi, ciò che sopravvive della socialdemocrazia agonizza in diversi paesi, l’estrema destra procede a vele spiegate. L’Europa si frantuma, si strappa, si discredita. La xenofobia si propaga, i rifugiati politici e climatici muoiono in mare e lungo le strade, si è smesso di tenere il conto del numero delle vite distrutte dalla disoccupazione. Gli andamenti di borsa, dal canto loro, sono tornati a sfondare valori massimi prima di precipitare di nuovo, i prodotti derivati proliferano, i dividendi sono ripartiti in rialzo, lo shadow banking, condizione di operazione di credito nella più completa opacità, ha strappato il testimone alle banche classiche e gli hedge funds, in agguato di qualunque occasione di veloce profitto sui mercati, si sono ritagliati una bella nicchia a fianco degli investitori istituzionali (…) I paradisi fiscali, nei quali sono congelati tra i 20.000 e i 30.000 miliardi di dollari che sfuggono a qualunque fiscalità, prosperano come mai prima, sottraendosi ai timidi controlli. La finanza, l’immobiliare, il mondo politico continuano a vivere in stretta simbiosi: mai dal XIX secolo, con i suoi banchieri corrotti e i suoi baroni ladri, il denaro ha così tanto piegato la politica dei governanti alla propria legge. Le oligarchie politiche ed economiche hanno imposto la soluzione alla crisi: far rimborsare dalla gran parte dei lavoratori salariati e dei pensionati le somme investite per salvare il sistema finanziario dal fallimento e rilanciare l’accumulazione del capitale.>>[1]

Nella società disciplinata dall’ordo-liberismo il recupero del senso del bene comune assume forme di reazione populiste e manipolatorie.

Sul fronte occidentale del labirinto postmoderno, dai primi di ottobre scorso ad oggi, abbiamo assistito a due momenti storici “spartiacque” che segnano, insieme alla Brexit, tensione di forti rivolgimenti sociali e politici:
·         l’elezione di Trump a presidente degli Usa;
·         il netto rifiuto della riforma costituzionale proposta dall’accoppiata Renzi/Boschi.
A fronte di questi eventi, molti si sarebbero aspettati deflagrazioni dei mercati da “cigno nero”, ma le deflagrazioni al momento non ci sono state, anzi i sacri indici della borsa hanno raggiunto nuovi picchi, nuovi record.
<<Borsa Usa: Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq Composite toccano nuovi record>> (09/12/2016 08.05   Borse Internazionali – Finanza La Stampa)

Che cosa ci dicono questi esiti di “partecipazione democratica”, di partecipazione popolare? Ci dicono che la gente, il popolo sono stufi delle élite che sono attualmente al governo. Ma mi chiedo se la gente si fida dei “nuovi entranti”? Ho seri dubbi! Credo che il sistema non riesca a far altro che partorire vecchie forme di manipolazione che, grazie ai nuovi sistemi di comunicazione e di spettacolo, appaiono invece come cambiamenti e sostituzioni innovative.
E’ il popolo che decide? Se fosse il popolo a decidere siamo proprio sicuri che tutto andrebbe per il meglio e le corruzioni cesserebbero?
Chissà quale sarebbe l’esito se si sottoponesse al popolo il seguente quesito referendario: “Pensate e volete che il Sole giri intorno alla Terra? Se sì, allora barrate la casellina del SI, se non siete d’accordo, allora barrate quella del NO
Forse vincerebbe a stragrande maggioranza il SI, cioè la visione tolemaica dell’universo.
Bisogna fare molta attenzione alla manipolazione dei referendum e dei loro esiti. Non si tratta di essere a favore dell’elitismo oligarchico, ma neppure a favore di espressioni “popolari” suscettibili di manipolazioni, mistificazioni che appaiono superficiali, senza spazio per vere analisi e valutazioni degli impatti di certe scelte. La complessità contemporanea richiede nuove forme e processi di scelta politica che, nell’era robotronica, non sono stati ancora né pensati, né disegnati e neppure realizzati, tanto meno dai “movimenti dei “social network”.
Siamo forse all’inizio di un’età neofascista su scala globale? La globalizzazione è sul banco degli imputati? E’ forse perché la globalizzazione come villaggio globale ha perso il suo smalto? Non ha funzionato? Ha disilluso? Sembrerebbe di sì.
E la reazione è quella del Brexit per cui l’U.K. vorrebbe diventare il nuovo paradiso fiscale del capitalismo globale? O forse quella dell’elezioni di Trump a presidente dell’Impero americano? Oppure ancora è il sonoro “no” alla riforma costituzionale Renzi-Boschi?
Sono questi gli effetti della terapia della “democrazie di mercato”?
Qual è davvero il nuovo desiderata del fronte populista?
Mentre le pseudo democrazie occidentali si stanno metamorfizzando in neo populismi oligarco-plutocratici (oggi in Usa, domani in Francia, in Italia, ecc) le vite di scarto si moltiplicano, qua e là nel labirinto, diventano oceani di miseria, paura e violenza.
Mentre avanzano i cosiddetti “populismi”, nelle nazioni che se lo possono permettere (Usa, UK e Italia), altri popoli vengono schiacciati come scarafaggi (Siria - Aleppo) in tanti, troppi punti caldi delle guerre combattute in oltre sessanta stati nel mondo[2].

Ma non bastano le guerre ad esprimere il meglio dell’esistenza del postmoderno ipertecnologico, si aggiungono anche le varie forme di violenza che si definiscono “attacchi terroristici”. L’ultimo in ordine cronologico nei mercatini tedeschi …


Anche il “terrorismo”, come molti altri fenomeni, che abbiamo definito grandi patrologie e grandi crimini, da inizio di questo secolo presenta una crescita assai robusta[3] :


 





Osservo, da un lato, che l’Europa è ormai stretta in una morsa di fuoco e, dall’altro lato, che deve esistere una forte correlazione tra le terapie degli stati occidentali, esportatori di democrazia, e i paesi con i più alti indici terroristici (Iraq, Afghanistan, Libia, Siria ecc.). E’ come se certe “cure democratiche” avessero avuto come effetti collaterali l’esplosione della violenza. Sono effetti collaterali valutati, ricercati, desiderati, o il semplice frutto di incompetenza?
Sia le guerre che il terrorismo scatenano il fuggi-fuggi e contribuiscono a generare le moltitudini di rifugiati.
“1 persona su 113 costretta alla fuga nel mondo: le migrazioni forzate raggiungono i livelli più alti di sempre (Fonte: UNHCR: Pubblicato il 20 giugno 2016 alle 7:00 e “Global trends – Forced Displacement in 2015).




Ma alla gente che scappa dai territori di guerra e di terrore (“forced displacement people”) si aggiungono anche quelli che, per ragioni che possiamo definire “economiche”, sono espulsi dai sistemi produttivi o quelli che decidono ”autonomamente” di abbandonare il proprio paese per sognare una vita più dignitosa o almeno per avere qualche speranza nel futuro.

<<More people are on the move now than ever. The number of international migrants — persons living in a country other than where they were born — reached 244 million in 2015, an increase of 71 million, or 41 per cent, compared to 2000. Economic, social and environmental factors, as well as political instability, will continue to influence global migration trends. At the same time, the world is witnessing the highest level of forced displacement in decades. Today, more than 40 million persons are displaced within countries, while the number of refugees and asylum seekers has surpassed 24 million.>>[4]

Abbiamo anche, in questo secolo, forse una novità assoluta nella storia dell’uomo sul pianeta i <<Rifugiati ambientali, in 28 milioni in fuga da cambiamenti climatici, violenze e inquinamento. Ma senza alcun diritto>>.

Vengono considerati alla stregua dei migranti economici e quindi possono essere rimpatriati. Tra le cause che portano a conflitti e disastri ci sono l'accaparramento di terra e acqua, i processi di ‘villaggizzazione’ forzata e smaltimento intensivo di rifiuti tossici. L'Asia meridionale ed orientale è la più colpita. Legambiente: "Nel 2015 numero ha superato quello dei profughi di guerra". Barbara Spinelli: "Entro il 2050 si raggiungeranno i 200-250 milioni">>[5]

Siamo bravi, noi occidentali e super tecnici a categorizzare tutto: (rifugiati, sfollati, migranti economici, climatici ecc.), come se anche la sofferenza e la disperazione ammettesse la creatività della “società dello spettacolo”. La miseria, la disperazione hanno una sola forma: la violenza, la deprivazione, l’umiliazione, la morte.

Stiamo vivendo un periodo in cui le maree dei disperati diventano tsunami e non sono solo i disperati dei paesi in via di sviluppo, ma anche di quelli già “sviluppati”.

Nell’ultimo report “Scenari Economici” del Centro Studi di Confindustria leggo tra l’altro:

<< (…) In queste previsioni l’incertezza politica, come già detto, rappresenta un significativo rischio al ribasso. E se è vero che il Paese è abituato ai cambi di governo, questa volta ciò avviene in un contesto di arretramento del benessere e di sfilacciamento sociale e politico che non ha precedenti nel dopoguerra. Un dato su tutti: i poveri assoluti sono 4,6 milioni, con un incremento del 157% rispetto al 2007, in maggior parte tra i giovani e al Sud. Mentre aumenta l’emigrazione (soprattutto giovanile) all’estero e diminuisce la mobilità territoriale interna.>>[6]

Solo dieci anni fa, chi avrebbe mai potuto pensare di leggere, in un report confindustriale di una delle 8 maggiori potenze industriali mondiali, frasi di questo tenore in merito alla povertà assoluta degli italiani.

Ricordo che l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile approvata dall’ONU prevede, tra l’altro:
<<We are committed to ending poverty in all its forms and dimensions, including by eradicating extreme poverty by 2030. All people must enjoy a basic standard of living, including through social protection systems. We are also determined to end hunger and to achieve food security as a matter of priority and to end all forms of malnutrition. In this regard, we reaffirm the important role and inclusive nature of the Committee on World Food Security and welcome the Rome Declaration on Nutrition and Framework for Action. We will devote resources to developing rural areas and sustainable agriculture and fisheries, supporting smallholder farmers, especially women farmers, herders and fishers in developing countries, particularly least developed countries.>>

L’obiettivo è dunque quello di eliminare la povertà estrema entro il 2030. Credo che di lavoro ce ne sia ancora tanto da fare, ma non ho alcuna fiducia che questo obiettivo, assieme ai tanti altri dell’Agenda 2030, possa essere raggiunto con l’attuale assetto del sistema economico e politico mondiale di ipercapitalismo predatorio, dove prevalgono su tutti i nuovi e vecchi Master of the World:
  • i Signori della finanza,
  • i Signori della Guerra,
  • i Signori del petroli, 
  • i Signori del Cibo,
  • i Signori delle terre,
  • i Signori del cyberspace,
  • i Signori dello Spazio,
  • i signori... (Masters & V.I.P.).


Il risultato di tutto questo è che gli esseri insignificanti (“non person”)[7] sono diventati gli “Homo Sacer”[8] postmoderni: rifiuti umani, moltitudini di scarto.

Le discariche dei reietti sono sempre più intasate e si stanno creando le vere condizioni per nuove forme postmoderne di sacrificazione delle masse.

Queste moltitudini vanno ad ammucchiarsi, a depositarsi nei vari centri di raccolta e discariche che il  linguaggio contemporaneo etichetta con molta fantasia:
  • ·         Ghetto, negli Usa
  • ·         Banlieu, in Francia
  • ·         Quartieri periferici, in Italia
  • ·         Favela, in Brasile
  • ·         Villa Miseria, in Argentina
  • ·         Slums, Campi profughi e Prigioni.

<<Metà della popolazione del mondo vive sull’uno per cento delle terre emerse Il resto del pianeta è (quasi) spopolato. Il 45% di tutti gli abitanti è concentrato in sole cinque nazioni dell’Asia: Cina, India, Indonesia, Pakistan e Bangladesh.>> (Fonte: Corriere della Sera, di Elmar Burchia – 23/01/2016).

Così scrive Loic Wacquant nel saggio “I reietti della città – ghetto, periferia, stato)
<<E’ in questi distretti ammantati da un’aura sulfurea in cui i problemi sociali si concentrano e si aggravano, che risiedono i paria urbani di fine secolo, e questo attira su di loro un’attenzione sproporzionata, sproporzionatamente negativa, da parte dei media, politici e manager di Stato. Sono luoghi noti, sia a chi vive al loro interno sia a coloro che ne vivono fuori, come “zone senza legge”, “residenze problematiche”, “no-go zone”, o territori della deprivazione e dell’abbandono, sono i “quartieri selvaggi” della città, da temere e da cui fuggire o tenersi alla larga, perché sono focolai di violenza, vizio e dissoluzione sociale – o almeno tale è la loro reputazione (…).>>

Queste discariche si stanno saturando e stanno diventando esplosive!
A questo punto in cui siamo arrivati mi chiedo anche come possono coesistere i nuovi robot umanoidi con miliardi di uomo-rifiuto? I nuovi robot avranno anche le funzioni di drone per “maneggiare” la gente di scarto?

Come possono coesistere i sistemi democratici fondati sul lavoro con gli obiettivi che hanno le aziende di eliminare dai processi produttivi la forza lavoro umana e come si concilia tutto questo con l’esponenziale crescita demografica?

Costringere miliardi di persone ad ammucchiarsi nelle mega metropoli? E’ questa la soluzione? Sono queste le nuove discariche postmoderne di umanità di scarto?

Le fonti della miseria e della povertà sono molteplici, ciò che non possiamo accettare però è che una delle sue principali e determinanti cause sia il modello economico dominante con le sue contraddizioni, paradossi e crimini sistemici.

La coesistenza di profonde contraddizioni, aporie, incoerenze, paradossi e parossismi, in questo labirinto postmoderno, in cui opera e domina il sistema ipercapitalistico globale, produce condizione di caos e volenza su tutte le scale globali e microterritoriali.
-o-

C’è dunque molto di nuovo sul “Fronte Occidentale? Credo proprio di sì.

Mentre i responsi elettorali delle pseudo democrazie occidentali sembrano segnare tempi di svolta, le fratture continuano ad allargarsi ed a diventare sempre più profonde: il divario tra gli scarti umani (junk-people) e l’élite (Masters & Vip) è diventato baratro e non si vedono né mani tese né corde per far risalire le chine agli ultimi.

 Che siano i nuovi robot “Pepper” & “Sophia” a salvare questa umanità? Oggi non posso immaginarlo a meno che dei 7 miliardi e passa di uomini non resti in vita che solo l’1% e che questo 1% resti al comando dei nuovi schiavetti: i Pepper e le Sophie, robot umanoidi!

24 dicembre 2016.

Antonello B.




[1] Guerra alla democrazia – L’offensiva dell’oligarchia neoliberista di Pierre Dardot, Christiann Laval (Ed. Derive Approdi 2016)
[2] Fonte: http://www.guerrenelmondo.it/ - consultato il 22/12/2016.
Totale degli Stati coinvolti nelle guerre
67
Totale Milizie-guerriglieri e gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti
736

[3] Fonte: Global Terrorism Index 2016 – Institute for Economics & Peace.
[4]  Fonte: International migration and development – Report of the Secretary General – U.N. 4/8/2016.
[5] Fonte: Il Fatto Quotidiano- di Luisiana Gaita 25 settembre 2016.
[6] Scenari Economici: La crisi a un punto di snodo  (Confindustria, Centro studi, dicembre 2016 n. 28)
[7]Fonte Wikipedia (22/12/2016): “A nonperson is a citizen or a member of a group who lacks, loses, or is forcibly denied social or legal status, especially basic human rights, or who effectively ceases to have a record of their existence within a society (damnatio memoriae), from a point of view of traceability, documentation, or existence. The term also refers to people whose death is unverifiable and about which inquiries result in a "blank wall" of "nobody knows that".
[8]Fonte Wikipedia (22/12/2016): “Nel diritto romano arcaico, la condizione dell’homo sacer, quello che, per aver commesso un delitto contro la divinità o la compagine dello Stato, era consacrato alla divinità, cioè abbandonato alla vendetta degli dei ed espulso dal gruppo sociale. Il colpevole, cui erano confiscati i beni (consecratio capitis et bonorum, pronunciata secondo il particolare rituale della detestatio), poteva essere ucciso o fatto schiavo da parte di chiunque.”

domenica 2 ottobre 2016

Il “sesto stato” (the sixth state)

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!
Contro la miseria e la schiavitù del modello imperante!

Sistemi & Mutazioni Criminali
Il “sesto stato” (the sixth state)

Gli Esuberi, gli Espulsi e i Rifiuti Umani postmoderni
(Parte I)

Flash e abbagli dal labirinto

E’ stata una calda estate …
Con il riscaldamento climatico che scioglie anche il permafrost, tanto per ricordarci che Parigi è lontana[1]!

Con i suoi terroristi con le più svariate uniformi che seminano paura e incertezza un po’ qua e un po’ là, in nome di qualche dio che, dietro alla nuvoletta, incita alla guerra santa o a quella democratica di esportazione, con le bombe costruite con pentola a pressione o con bombe telecomandate dai joystick!

Con i suoi conflitti liquidi nella terza guerra combattuta a pezzi con crimini e massacri”, mentre i signori della guerra fanno soldi a palate, perché la guerra non conosce crisi!

Con i suoi referendum, quelli già esitati che dando il ben servito all’attuale modello di integrazione Ue e cambiano la storia di un continente e forse del mondo intero e i referendum ancora da esitare che si propongono di riformare le costituzioni e che in realtà appaiono come apologia del protagonismo personalistico e del pressappochismo italiota!

Con i patti di stabilità e crescita che puzzano di austerity e stagnazione e che lasciano i paesi periferici alla canna del gas!

Con i QE & QQE  delle banche centrali che continuano a drogare il già ipertrofico sistema delle finanza globale!

Con i paradisi fiscali con le liste panamensi o delle Bahamas scodellate da qualche hacker o giornalista di inchiesta perché le istituzioni che dovrebbero farlo sono sempre indietro, arrivano sempre troppo tardi!

Con le campagne elettorali che ingurgitano miliardi di dollari e che esprimono il meglio dell’imbecillità bulimica dell’uomo postmoderno del mondo sviluppato che esporta la democrazia, con tante e proprio tante armi, negli angoli del pianeta che ribollono di petrolio.
Con i colpi di stato che sembrano una farsa se non fosse che ci casca il morto e che proiettano i nazionalismi verso nuove avventure fasciste!

Con i terremoti per non farci mancare nulla!

Sarebbe bello in queste calde estati poter essere un “turista a vita” in uno dei tanti paradisi fiscali o della serenità, ma quei paradisi sono club esclusivi: devi avere tanti soldi e magari devi essere stato o essere ancora un “bravo e buon criminale” per potervi soggiornare!

Per il momento la minestra che passa il convento è questa, non troppo invitante e sarebbe meglio rifiutarla, ma nel labirinto non possiamo astenerci dal gustare questo tipo di pietanze: “There is no alternative” (T.I.N.A) and It’s business stupid”!.

Il bello della tragicommedia postmoderna è che l’Europa dei parametri di Maastricht si trova sempre spiazzata, sempre sul ciglio del baratro (come spesso si diverte a evidenziare il “The Economist” sulle sue copertine ed editoriali), sempre in ritardo e impreparata di fronte alla metamorfosi di questi ultimi decenni, leggasi:
  • -       crisi finanziaria e reale;
  • -       crisi del debito pubblico e dell’euro;
  • -       Brexit;
  • -       flussi biblici di migranti, rifugiati e sfollati;
  • -       stagnazione e disoccupazione cronica;
  • -       crisi e conflitti infiniti dei paesi del medio oriente.

Questa situazione è forse dovuta al fatto che le nostre élite europee seguono alla lettera il teorema del lampione[2], leggono e vincolano il mondo in base a parametri econometrici di “menti raffinate”?

E’ passato un po’ più di un decennio da quanto Rifkin ha scritto il saggio “Il sogno europeo[3], mi sembra però che sia già passato un secolo, altro che sogno europeo: ora, oltre ai sogni americani andati in fumo, si aggiungono gli incubi dell’Europa in frantumi per fare “en plein”.

E intanto andiamo avanti a colpi di emergenze e di crisi senza soluzione di continuità e il crimine fa crescere il caos e nel caos esso trae nuova linfa e nuova potenza!

Facciamo pure le mega conferenze di Parigi, i mega meeting dell’Onu, i G20 di Hangzhou, gli incontri di Ventotene o di Bratislava, i referendum ad ogni piè sospinto, ma attenzione la linea di Plimsoll è già stata raggiunta (e forse superata), la barca è stracolma di “oceani di povertà” e le isole di “prosperità” per l’approdo e il salvataggio delle élite plutocratiche transnazionali assomigliano sempre più a isole del “Giglio” di “schettiniana” memoria.

-o-

Le povertà e le miserie stanno diventando oceani.

Anche il mondo progredito, occidentale e sviluppato è nel pieno di una profonda mutazione che erutta, come un vulcano in piena attività, vite di scarto.

Credo proprio che le nuove forze globali di mutazione postmoderna abbiano generato un nuovo “stato” e questa volta di dimensioni globali.

Con la globalizzazione postmoderna i problemi locali diventano tsunami globali.

Mentre si cazzeggia a Roma (leggasi “Mafia Capitale”) con il rinnovo dei “vertici ammnistrativi”, ci troviamo di fronte ad un fenomeno di portata secolare (oltre a quello climatico), ad una grande metamorfosi che ha il sapore di crimine globale: la generazione e la crescita dei rifiuti umani, cioè la crescita continua (questa sì ma non del PIl o del benessere) di sovra plus di nonpersons[4] su scala planetaria.

Un fenomeno, forse il più rilevante di questi ultimi vent’anni, che oggi rischia di essere in molte parti del mondo un problema soverchiante.

Masse di uomini si spostano sul pianeta, non sono più classi sociali, non sono più braccia da lavoro, non sono più gli schiavi delle navi negriere dei conquistadores spagnoli o inglesi.

Oggi sono le nonpersone postmoderne che si riversano in luoghi e terre che non hanno nulla di paradisiaco. Sono le vite di scarto di un sistema che le ha generate (biologico e antropologico) e che ora le espelle, le rifiuta perché non sono né produttori e né tanto meno buoni consumatori. Questi sono i rifiuti umani postmoderni.

Non assistiamo semplicemente ad una crescita quantitativa, la crescita è anche in termini qualitativi, infatti le tipologie di rifiuti si moltiplicano in modo esponenziale con i nuovi processi e fenomeni della globalizzazione postmoderna e, nonostante i passi da gigante, la scienza e tecnica non hanno ancora acquisito la capacità di trattamento e smaltimento efficiente ed efficace di un certo tipo di rifiuti: degli “outcasts” (dei derelitti, reietti, emarginati).

I prodotti di scarto della globalizzazione sono i migranti, i richiedenti asilo, gli immigrati. Sono anche i surplus di personale che non si riescono a smaltire e che non servono più per effetto delle ristrutturazioni aziendali e delle delocalizzazioni industriali. Sono i disoccupati cronici. Sono gli sfollati a causa della guerra, a causa dei cambiamenti climatici e della desertificazione.

Al tempo della prima rivoluzione industriale la valvola di sfogo dei derelitti, le “discariche”, erano state affidate alla conquista di nuovi territori, al nuovo colonialismo (vedi storia delle Americhe, dell’Australia, del Canada ecc.).

Oggi quelle “discariche” non sono più utilizzabili e gli eserciti di riserva di marxiana memoria non hanno più alcuna possibilità di essere funzionali al nuovo capitalismo globalizzato.
Altre discariche sono state create ed altre si creeranno fino a quando…

Dobbiamo richiamare le forze globali di mutazione che trovano il loro fondamento e base teorica anche in modelli socio-politici che la bravissima Susan George ci ha ricordato nel suo saggio “Come vincere LA GUERRA DI CLASSE”[5].

Secondo la George abbiamo oggi due paradigmi in lotta per la supremazia: il paradigma o modello Illuminista (M.I.) e il paradigma o modello economico/elitario neoliberista (M.E.N)

Per il modello Illuminista (M.I.):

  • -       <<I valori illuministi promettono una superiore libertà oltre l’emancipazione dell’umanità dalla tirannia e dall’oppressione. Questi valori negli anni hanno incoraggiato una varietà di iniziative: dall’antischiavismo/antirazzismo o dai movimenti anticoloniali e di liberazione all’imprenditoria, alla promozione dello stato sociale e al voto femminile; dai miglioramenti salariali e delle condizioni di lavoro ai servizi pubblici e sociali e così via;
  • -       per quanto riguarda l’organizzazione sociale, il Modello illuminista mette l’accento sulla sua capacità di fornire in una determinata società il maggior benessere e la migliore soddisfazione psicologica (felicità) possibile al più esteso numero possibile di persone. Il M.I. desidera assicurare l’eguaglianza di genere e razziale e le cure in favore dei membri più deboli della società; è conscio delle particolari esigenze di giovani, anziani, malati e disabili;
  • -       per quanto riguarda l’organizzazione politica, il Modello illuminista insiste sul governo costituzionale, la supremazia della legge, le libere elezioni, la separazione del potere esecutivo, legislativo e giudiziario, un sistema di restrizioni che possa contrastare gli eccessi del potere, separazione fra Stato e Chiesa, diritti individuali definiti e protetti, come libertà di religione, di espressione, di stampa, di fare famiglia e di riservatezza;
  • -       per quanto riguarda la vita intellettuale e culturale della società il Modello illuminista incoraggia le arti, il rispetto e la pratica della scienza, promuove la libera ricerca, la razionalità e il confronto. Mette in risalto la necessità di educare i cittadini a uno standard comune in modo che sappiano autogovernarsi e ottenere il massimo da se stessi.>>


Il modello economico/elitario neoliberista (M.E.N) si basa sui seguenti principi:

  • -       <<I mercati sono saggi, sanno naturalmente quello che fanno e la soluzione del mercato è di certo preferibile alla regolamentazione e all’intervento del governo;
  • -       l’impresa privata porta a termine qualunque compito meglio di quella pubblica in base a criteri di efficienza, qualità, disponibilità e prezzo;
  • -       il libero mercato, per quanti difetti possa avere, servirà infine l’intera popolazione di qualunque paese e di ogni categoria meglio del protezionismo;
  • -       il capitale è la linfa vitale di un sistema di successo e deve essere libero di circolare in qualunque settore decida di farlo;
  • -       una società davvero libera non può esistere in assenza di libero mercato, ne consegue che il capitalismo è l’habitat naturale della democrazia;
  • -       è normale e desiderabile che attività come la sanità e l’istruzione siano lucrative, fondate sulla scelta di un fornitore offerta a tutti i consumatori. La scelta è democratica;
  • -       le persone dovranno quindi pensare a se stesse innanzitutto come “consumatori”, o in gergo più consono ai tempi, come “committenti”, piuttosto che come “cittadini” con un lungo elenco di “diritti”. Dovranno concentrarsi sulle scelte, desideri e bisogni individuali e non su quello che hanno in comune con altri e possono condividere con loro;
  • -       il primo dovere è verso se stessi e verso la propria famiglia; è necessario rispettare la legge e accettare il dovere patriottico di sostenere le forze di sicurezza e in particolare l’esercito e la polizia del proprio paese. Oltre a questo gli individui non hanno particolari responsabilità nei confronti di nessuno che non abbia scelto e di certo non nei confronti di interi gruppi in astratto (per esempio “i poveri”, “i disoccupati”, “i disabili”);
  • -       la riduzione delle tasse, in particolare per i più ricchi, garantirà grandi investimenti e di conseguenza la creazione di posti di lavoro e prosperità;
  • -       la diseguaglianza non è un “problema” da risolvere, ma una condizione intrinseca a ogni società ed è probabilmente genetica, forse persino razziale;
  • -       esistono intrinseche differenze di valore tra culture diverse e, in generale “l’Occidente è meglio”;
  • -       se le persone sono insoddisfatte della propria condizione non hanno che da rimproverare se stesse, dal momento che il lavoro e la perseveranza sono sempre premiati;
  • -       le persone ricche (con l’eccezione di flagranti casi di grandi eredità) si sono guadagnate il denaro che possiedono. L’imprenditorialità è un grande dono per la comunità e andrebbe alimentata;
  • -       (…)
  • -       In cambio della loro libertà, che è un dono prezioso, le persone dovranno essere responsabili di se stesse e non attendersi né carità né sussidi governativi.>>


Come ci ha ricordato Warren Buffett[6] è il M.E.N. - modello economico/elitario neoliberista che ha prevalso e, a mio avviso, con esso stanno prevalendo il crimine e il caos sistemici che generano “rifiuti e espulsioni” globali.

Non siamo più di fronte al proletariato urbano del “quarto stato” e non è neppure più semplicemente il “quinto stato[7]: siamo andati oltre, siamo al “SESTO STATO dell’età globale”!

Zygmunt Bauman ha richiamato da tempo la nostra attenzione sul concetto di rifiuti umani generati dalle nuove forze della globalizzazione.

<< Il nostro pianeta è saturo>>. Era il 2004 quanto Bauman faceva questa affermazione nel suo saggio “Wasted Lives, Modernity and its Outcasts” (trad. “Vite di scarto”) [8].

Da allora il processo di saturazione si è fatto più incessante e stringente, sono cresciuti in progressione i “danni collaterali”, ad esempio i rifiuti e non solo quelli che scarichiamo nei cassonetti, ma anche quelli che il sociologo definisce “vite di scarto” e che vengono scaricati, ammassati e relegati nei nuovi ghetti, lager e gulag post-moderni: sono i Rifiuti Umani postmoderni.

Bauman chiarisce questa affermazione sulla saturazione del pianeta così:

<<Questa – voglio essere chiaro – non è un’affermazione che riguardi la geografica fisica, e neppure quella umana. In termini di spazio fisico e di diffusione della coabitazione umana, il pianeta è tutt’altro che pieno. Al contrario, sembra che le dimensioni complessive delle terre poco popolate o addirittura spopolate, considerate inabitabili e incapaci di sostenere la vita umana, lungi dall’essere in calo siano in aumento. Il progresso tecnologico, che offre (a costi crescenti, certo) nuovi mezzi per sopravvivere in habitat precedentemente definiti inidonei all’insediamento umano, al tempo stesso erode la capacità di molti habitat di sostenere le popolazioni che in precedenza accoglieva e nutriva. Frattanto, il progresso economico rende insostenibili e impraticabili certi modi di procurarsi da vivere che un tempo erano efficaci, e con ciò contribuisce all’aumento delle dimensioni delle terre desolate che giacciono incolte e abbandonate. <<Il pianeta è saturo>> è un ‘affermazione che riguarda la sociologia e le scienze politiche. Si riferisce non allo stato della Terra, ma ai modi e mezzi adottati dai suoi abitanti per vivere. (…) La produzione di <<rifiuti umani>> o, più precisamente, di esseri umani scartati (quelli in “esubero”, “eccedenti”, cioè la popolazione composta da coloro cui non si poteva, o non si voleva, dare il riconoscimento o il permesso di restare), è un risultato inevitabile della modernizzazione e una compagna inseparabile della modernità. E’ un ineludibile effetto collaterale della costruzione di ordine (ogni forma di ordine scarta alcune parti di popolazione esistente come “fuori posto”, “inidonee” o “indesiderate”), e del progresso economico (che non può andare avanti senza degradare e svalutare i modi di “procurarsi da vivere” che in passato erano efficaci, e che quindi non può che privare del sostentamento chi quei modi praticava”). (…) per farla breve: la recente saturazione del pianeta significa essenzialmente una crisi acuta dell’industria dello smaltimento dei rifiuti umani. Mentre la produzione dei rifiuti umani prosegue senza posa e tocca nuove vette, il pianeta resta rapidamente a corto di discariche e di strumenti per il riciclaggio dei rifiuti.>>

 (…) <<Essere in “esubero” significa essere in soprannumero, non necessari, inutili, indipendentemente dai bisogni e dagli usi che fissano lo standard di ciò che è inutile e indispensabile. Gli altri non hanno bisogno di te, possono stare senza di te e cavarsela altrettanto bene, anzi meglio. Non v’è motivo evidente che tu ci sia e nessuna giustificazione ovvia alla tua rivendicazione del diritto di esserci. Venire dichiarato “in esubero” significa essere stato eliminato per il fatto stesso di essere eliminabile: proprio come una bottiglia di plastica vuota e non rimborsabile o la siringa monouso, un bene privo di attrattività e senza acquirenti, o un prodotto imperfetto o difettoso, inutilizzabile, che gli addetti al controllo qualità scartano dalla catena di montaggio. “Esubero” divide il suo spazio semantico con “scarti”, “prodotti di risulta”, “immondizie”, “pattume”: con rifiuti. La destinazione dei disoccupati, dell’”esercito di riserva del lavoro”, era quella di venire richiamati in servizio attivo. La destinazione dei rifiuti è la discarica, l’immondezzaio.>> (…)
<< (…) Di qui la seconda temibile conseguenza della trasformazione in corso: milioni di migranti che vagano lungo le rotte un tempo percorse dalla “popolazione in eccesso” congedata dalla serre della modernità; solo che le percorrono in direzione inversa e, stavolta, non assistite (almeno finora) dagli eserciti di conquistadores, mercanti e missionari. Le dimensioni di questa conseguenza e le sue ripercussioni non sono ancora state sviscerate e analizzate a fondo nelle loro numerose ramificazioni>> [9] (…)
<<Lo “Stato sociale”, coronamento della lunga storia della democrazia europea e sua forma dominante fino a poco tempo fa, è in smobilitazione. Esso fondava la sua legittimità e le sue pretese alla lealtà e all’obbedienza dei suoi cittadini sulla promessa di difenderli e assicurarli contro l’eccedenza, l’esclusione e il rifiuto, come anche contro i colpi imprevisti del fato – contro l’essere consegnati ai “rifiuti umani” a causa di inadeguatezze o rovesci di fortuna individuali -; in breve, sulla promessa di introdurre certezza e sicurezza in vite in cui altrimenti avrebbe dominato il caos e la contingenza. Per ogni infelice che inciampava e cadeva, vi sarebbe stato qualcuno pronto a prenderlo per mano e ad aiutarlo a rimettersi in piedi.>>[10]

Ho scelto questi passi del saggio di Bauman in quanto a mio parere ben rappresentano gli aspetti fondamentali e determinanti dell’attuale stato di cose:
  • -       I modelli di costruzione del nuovo ordine e del progresso economico;
  • -       i milioni di migranti, rifugiati;
  • -       i milioni se non miliardi di esuberi ed espulsi.

Il tutto in abbinamento con lo smantellamento, nei paesi occidentali, dello stato social-democratico (welfare state) che ha caratterizzato la seconda metà del secolo scorso.

Negli ultimi decenni le forme e le forze di emarginazione sono cresciute a dismisura.

Ma quali sono le forze che producono questi rifiuti? 
Ce ne sono molte che richiamo brevemente senza avere l’ambizione di essere esaustivo:

Per il mondo occidentale le forze di emarginazione sono:
  • -          Criminalità micro e macro;
  • -          Capitalismo selvaggio;
  • -          Delocalizzazioni produttive;
  • -          Crisi di settori produttivi;
  • -          Modernizzazione tecnologica e robotizzazione;
  • -          Modelli culturali iperconsumistici;
  • -          Abbandono delle zone rurali;
  • -          Finanziarizzazione e globalizzazione neoliberista;
  • -          Riformismi socio-politici;
  • -       Declino delle istituzioni statali con funzioni di riequilibrio e redistribuzione e demolizione del welfare state;
  • -          Ristrutturazioni aziendali e gigantismo;
  • -          Potere delle multinazionali;
  • -          Trattati internazionali.


Per gli altri “mondi”;
  • -          criminalità micro e macro;
  • -          capitalismo selvaggio finanziario-militare;
  • -          land grabbing;
  • -          guerre etniche e religiose;
  • -          moltiplicazione di terre di frontiera negli spazi interstatali;
  • -          sfruttamento e controllo neocoloniale  o postcoloniale delle risorse naturali;
  • -          globalizzazione neoliberista;
  • -          desertificazione e cambiamenti climatici;
  • -          signori della guerra e neo-dittatori
  • -          potere delle multinazionali
  • -          trattati internazionali
  • -          politiche egemoniche di influenza.

A fronte di queste macro cause di espulsione e generazione di rifiuti umani, la reazione alla mancanza di strumenti per il loro riciclaggio spinge varie nazioni a costruire nuovi muri, ad adottare forme più o meno violente di respingimento dei rifugiati, dei migranti e al trattamento dei precari e dei disoccupati con forme più o meno subdole e perniciose.

Le espulsioni e i rifiuti umani sono fratture sociali, politiche, economiche e ecologiche in grado di creare un mondo sempre più invivibile per i più. Le linee di faglia generano terremoti di frequenza e forza sempre più dirompenti.

Si riuscirà a smaltire il “Sesto Stato? Credo che sarà molto difficile date le dimensioni ormai raggiunte.

Le èlite plutocratiche e autocratiche adotteranno mezzi leciti di smaltimento o daranno incarico a nuove forze per la reingegnerizzazione di lager e gulag postmoderni?

Al momento ci accontentiamo degli slums, delle banlieues, delle favelas e dei centri di primo soccorso e accoglienza con qualche accordo turco!

2 ottobre 2016

Antonello B.







[1] Vedi  “Outcome of Paris Climate Negotiations Twenty-first Meeting of the Conference of the Parties United Nations” Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) 30 November – 11 December, 2015 Paris, France.
[2] Osservare le cose del mondo solo dove arriva il fascio di luce del lampione e governare in base a ciò che è in luce, senza curarsi di osservare e capire anche ciò che il lampione non illumina. (Vedi “il Teorema del Lampione” di Jean-Paul Fitoussi – ed Einaudi – 2013)
[3] “il Sogno Europeo – Come l’Europa ha creato una nuova visione del futuro che sta lentamente eclissando il sogno
americano” – Jeremy Rifkin – Mondadori (2004)
[4] Sono per esempio: <<A nonperson is a citizen or a member of a group who lacks, loses, or is forcibly denied social or legal status, especially basic human rights, or who effectively ceases to have a record of their existence within a society (damnatio memoriae), from a point of view of traceability, documentation, or existence. The term also refers to people whose death is unverifiable and about which inquiries result in a "blank wall" of "nobody knows that". >>(fonte: Wikipedia consultato il 25/9/2016)
[5] “Come vincere la GUERRA DI CLASSE” – Susan George – Feltrinelli (2013).
[6]C’è una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra, e stiamo vincendo” (Warren Buffet investitore finanziario, la terza persona più ricca al mondo – classifica rivista Forbes 2016).
[7]Il Quinto Stato è l’universale condizione di apolidia in patria in cui vivono almeno otto milioni di italiani ai quali non sono riconosciuti i diritti sociali fondamentali” (Giuseppe Allegri-Roberto Ciccarelli ("Il Quinto Stato. Perché il lavoro indipendente è il nostro futuro" - Ponte alle Grazie).
[8] “Vite  di  scarto” – Zygmunt Bauman – Ed. Laterza (2007)
[9] Z. Bauman: opera citata.
[10] Z. Bauman: opera citata.