Verso modelli post-capitalistici
Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!
Contro la miseria e la schiavitù del modello imperante!
Sistemi,
Paradigmi, Mutazioni e Paradossi Criminali
Sesto Stato: Esuberi,
Espulsi e Rifiuti Umani postmoderni
(Parte II)
Masters &
V.I.P., Junk & Sacer e Pepper & Sophia
Flash e abbagli dal labirinto
I flash e i lampi ci abbagliano, ci
frastornano, ci spiazzano…
Il “popolo” UK ha decretato il vaffa al progetto UE,
iI popolo trumpista Usa, il vaffa
ai democratici elitisti clintoniani
e il “popolo”
italiano del NO, il vaffa alla
riforma costituzionale dei renzisti
-o-
Sul tapis roulant dell’obsolescenza accelerata dei simboli, dei
valori e della vita scorre il nostro tempo caotico e controverso verso un
destino ignoto, mentre la crisi non è più semplicemente un momento di
squilibrio bensì una condizione permanente di una società disciplinata dal
mercato, impregnata dal rischio e governata dal denaro e dal crimine. E chi
meglio di Dardot e Laval può sintetizzare il nostro tempo:
<<Otto
anni dopo l’esplosione della crisi, le diseguaglianze
continuano a crescere, la volatilità del capitale continua ad essere alta, i sacrifici richiesti alle fasce sociali più
modeste non smettono di moltiplicarsi, la situazione del mercato del lavoro continua a degradarsi, i sindacati sono sempre più anemici, la sinistra sempre più a pezzi, ciò che sopravvive della
socialdemocrazia agonizza in diversi paesi, l’estrema destra procede a vele
spiegate. L’Europa si frantuma, si
strappa, si discredita. La xenofobia
si propaga, i rifugiati politici e
climatici muoiono in mare e lungo le strade, si è smesso di tenere il conto
del numero delle vite distrutte dalla disoccupazione.
Gli andamenti di borsa, dal canto
loro, sono tornati a sfondare valori massimi prima di precipitare di nuovo, i prodotti derivati proliferano, i dividendi sono ripartiti in rialzo, lo shadow banking, condizione di
operazione di credito nella più completa opacità, ha strappato il testimone
alle banche classiche e gli hedge funds,
in agguato di qualunque occasione di veloce profitto sui mercati, si sono ritagliati
una bella nicchia a fianco degli investitori istituzionali (…) I paradisi fiscali, nei quali sono
congelati tra i 20.000 e i 30.000 miliardi di dollari che sfuggono a qualunque
fiscalità, prosperano come mai prima, sottraendosi ai timidi controlli. La
finanza, l’immobiliare, il mondo politico continuano a vivere in stretta
simbiosi: mai dal XIX secolo, con i suoi banchieri
corrotti e i suoi baroni ladri, il denaro ha così tanto piegato la politica
dei governanti alla propria legge. Le oligarchie politiche ed economiche hanno
imposto la soluzione alla crisi: far rimborsare dalla gran parte dei lavoratori
salariati e dei pensionati le somme investite per salvare il sistema
finanziario dal fallimento e rilanciare l’accumulazione
del capitale.>>[1]
Nella società disciplinata dall’ordo-liberismo il recupero del senso del bene comune
assume forme di reazione populiste e manipolatorie.
Sul fronte occidentale del labirinto postmoderno, dai primi di
ottobre scorso ad oggi, abbiamo assistito a due momenti storici “spartiacque” che
segnano, insieme alla Brexit, tensione di forti rivolgimenti sociali e politici:
·
l’elezione di Trump a presidente degli Usa;
·
il netto rifiuto della riforma
costituzionale proposta dall’accoppiata Renzi/Boschi.
A fronte di
questi eventi, molti si sarebbero aspettati deflagrazioni dei mercati da “cigno
nero”, ma le deflagrazioni al momento non ci sono state, anzi i sacri indici
della borsa hanno raggiunto nuovi picchi, nuovi record.
<<Borsa
Usa: Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq Composite toccano nuovi record>> (09/12/2016
08.05 Borse Internazionali – Finanza La Stampa)
Che cosa ci
dicono questi esiti di “partecipazione democratica”, di partecipazione popolare?
Ci dicono che la gente, il popolo sono stufi delle élite che sono attualmente
al governo. Ma mi chiedo se la gente si fida dei “nuovi entranti”? Ho seri
dubbi! Credo che il sistema non riesca a far altro che partorire vecchie forme
di manipolazione che, grazie ai nuovi sistemi di comunicazione e di spettacolo,
appaiono invece come cambiamenti e sostituzioni innovative.
E’ il popolo
che decide? Se fosse il popolo a decidere siamo proprio sicuri che tutto
andrebbe per il meglio e le corruzioni cesserebbero?
Chissà quale
sarebbe l’esito se si sottoponesse al popolo il seguente quesito referendario: “Pensate e volete che il Sole giri intorno alla Terra? Se sì, allora
barrate la casellina del SI, se non siete d’accordo, allora barrate quella del
NO”
Forse
vincerebbe a stragrande maggioranza il SI, cioè la visione tolemaica dell’universo.
Bisogna fare
molta attenzione alla manipolazione dei referendum e dei loro esiti. Non si
tratta di essere a favore dell’elitismo oligarchico, ma neppure a favore di
espressioni “popolari” suscettibili di manipolazioni, mistificazioni che
appaiono superficiali, senza spazio per vere analisi e valutazioni degli
impatti di certe scelte. La complessità contemporanea richiede nuove forme e
processi di scelta politica che, nell’era robotronica, non sono stati ancora né
pensati, né disegnati e neppure realizzati, tanto meno dai “movimenti dei “social
network”.
Siamo forse
all’inizio di un’età neofascista su scala globale? La globalizzazione è sul
banco degli imputati? E’ forse perché la globalizzazione come villaggio globale
ha perso il suo smalto? Non ha funzionato? Ha disilluso? Sembrerebbe di sì.
E la reazione
è quella del Brexit per cui l’U.K. vorrebbe diventare il nuovo paradiso fiscale
del capitalismo globale? O forse quella dell’elezioni di Trump a presidente
dell’Impero americano? Oppure ancora è il sonoro “no” alla riforma costituzionale
Renzi-Boschi?
Sono questi
gli effetti della terapia della “democrazie di mercato”?
Qual è
davvero il nuovo desiderata del fronte populista?
Mentre le
pseudo democrazie occidentali si stanno metamorfizzando in neo populismi
oligarco-plutocratici (oggi in Usa, domani in Francia, in Italia, ecc) le vite di scarto si moltiplicano, qua e là nel labirinto, diventano oceani di miseria, paura
e violenza.
Mentre
avanzano i cosiddetti “populismi”, nelle nazioni che se lo possono permettere
(Usa, UK e Italia), altri popoli vengono
schiacciati come scarafaggi (Siria - Aleppo)
in tanti, troppi punti caldi delle guerre combattute in oltre sessanta stati
nel mondo[2].
Ma non bastano
le guerre ad esprimere il meglio dell’esistenza del postmoderno ipertecnologico,
si aggiungono anche le varie forme di violenza che si definiscono “attacchi terroristici”. L’ultimo in ordine cronologico nei mercatini tedeschi …
Anche il “terrorismo”,
come molti altri fenomeni, che abbiamo definito grandi patrologie e grandi
crimini, da inizio di questo secolo presenta una crescita assai robusta[3] :
Osservo, da
un lato, che l’Europa è ormai stretta in una morsa di fuoco e, dall’altro lato,
che deve esistere una forte correlazione tra le terapie degli stati
occidentali, esportatori di democrazia, e i paesi con i più alti indici
terroristici (Iraq, Afghanistan, Libia, Siria ecc.). E’ come se certe “cure
democratiche” avessero avuto come effetti collaterali l’esplosione della
violenza. Sono effetti collaterali valutati, ricercati, desiderati, o il
semplice frutto di incompetenza?
Sia le guerre
che il terrorismo scatenano il fuggi-fuggi e contribuiscono a generare le moltitudini di rifugiati.
“1 persona
su 113 costretta alla fuga nel mondo: le migrazioni forzate raggiungono i
livelli più alti di sempre (Fonte: UNHCR: Pubblicato il
20 giugno 2016 alle 7:00 e “Global trends – Forced Displacement in 2015).
Ma alla gente
che scappa dai territori di guerra e di terrore (“forced displacement people”) si
aggiungono anche quelli che, per ragioni che possiamo definire “economiche”,
sono espulsi dai sistemi produttivi o quelli che decidono ”autonomamente” di
abbandonare il proprio paese per sognare una vita più dignitosa o almeno per
avere qualche speranza nel futuro.
<<More people are on the move now than
ever. The number of international migrants — persons living in a country other
than where they were born — reached 244 million in 2015, an increase of 71
million, or 41 per cent, compared to 2000. Economic, social and environmental
factors, as well as political instability, will continue to influence global
migration trends. At the same time, the world is witnessing the highest level
of forced displacement in decades. Today, more than 40 million persons are
displaced within countries, while the number of refugees and asylum seekers has
surpassed 24 million.>>[4]
Abbiamo
anche, in questo secolo, forse una novità assoluta nella storia dell’uomo sul
pianeta i <<Rifugiati
ambientali, in 28 milioni in fuga da cambiamenti climatici, violenze e
inquinamento. Ma senza alcun diritto>>.
Vengono considerati alla stregua dei migranti economici e quindi
possono essere rimpatriati. Tra le cause che portano a conflitti e disastri ci
sono l'accaparramento di terra e acqua, i processi di ‘villaggizzazione’
forzata e smaltimento intensivo di rifiuti tossici. L'Asia meridionale ed orientale
è la più colpita. Legambiente: "Nel 2015 numero ha superato quello dei
profughi di guerra". Barbara Spinelli: "Entro il 2050 si
raggiungeranno i 200-250 milioni">>[5]
Siamo bravi,
noi occidentali e super tecnici a categorizzare tutto: (rifugiati, sfollati,
migranti economici, climatici ecc.), come se anche la sofferenza e la
disperazione ammettesse la creatività della “società dello spettacolo”. La
miseria, la disperazione hanno una sola forma: la violenza, la deprivazione,
l’umiliazione, la morte.
Stiamo
vivendo un periodo in cui le maree dei disperati diventano tsunami e non sono
solo i disperati dei paesi in via di sviluppo, ma anche di quelli già “sviluppati”.
Nell’ultimo
report “Scenari Economici” del Centro Studi di Confindustria leggo tra
l’altro:
<< (…) In
queste previsioni l’incertezza politica, come già detto, rappresenta un
significativo rischio al ribasso. E
se è vero che il Paese è abituato ai cambi di governo, questa volta ciò avviene
in un contesto di arretramento del benessere e di sfilacciamento sociale e
politico che non ha precedenti nel dopoguerra. Un dato su tutti: i poveri assoluti sono 4,6 milioni, con un incremento del 157% rispetto al 2007, in
maggior parte tra i giovani e al Sud. Mentre aumenta l’emigrazione (soprattutto
giovanile) all’estero e diminuisce la mobilità territoriale interna.>>[6]
Solo dieci
anni fa, chi avrebbe mai potuto pensare di leggere, in un report
confindustriale di una delle 8 maggiori potenze industriali mondiali, frasi di
questo tenore in merito alla povertà assoluta degli italiani.
Ricordo che l’Agenda
2030 per lo Sviluppo Sostenibile approvata dall’ONU prevede, tra l’altro:
<<We are committed to ending
poverty in all its forms and dimensions, including by eradicating extreme
poverty by 2030. All people must enjoy a basic standard of living, including
through social protection systems. We are also determined to end hunger and to
achieve food security as a matter of priority and to end all forms of
malnutrition. In this regard, we reaffirm the important role and inclusive
nature of the Committee on World Food Security and welcome the Rome Declaration
on Nutrition and Framework for Action. We will devote resources to developing
rural areas and sustainable agriculture and fisheries, supporting smallholder
farmers, especially women farmers, herders and fishers in developing countries,
particularly least developed countries.>>
L’obiettivo è
dunque quello di eliminare la povertà estrema entro il 2030. Credo che di
lavoro ce ne sia ancora tanto da fare, ma non ho alcuna fiducia che questo
obiettivo, assieme ai tanti altri dell’Agenda 2030, possa essere raggiunto con
l’attuale assetto del sistema economico e politico mondiale di ipercapitalismo
predatorio, dove prevalgono su tutti i nuovi e vecchi Master of the World:
- i Signori della finanza,
- i Signori della Guerra,
- i Signori del petroli,
- i Signori del Cibo,
- i Signori delle terre,
- i Signori del cyberspace,
- i Signori dello Spazio,
- i signori... (Masters & V.I.P.).
Il risultato
di tutto questo è che gli esseri insignificanti (“non person”)[7] sono diventati gli “Homo Sacer”[8]
postmoderni: rifiuti umani, moltitudini di scarto.
Le discariche dei reietti sono sempre più
intasate e si stanno creando le vere condizioni per nuove forme postmoderne di sacrificazione delle masse.
Queste
moltitudini vanno ad ammucchiarsi, a depositarsi nei vari centri di raccolta e
discariche che il linguaggio
contemporaneo etichetta con molta fantasia:
- · Ghetto, negli Usa
- · Banlieu, in Francia
- · Quartieri periferici, in Italia
- · Favela, in Brasile
- · Villa Miseria, in Argentina
- · Slums, Campi profughi e Prigioni.
<<Metà della popolazione del mondo vive
sull’uno per cento delle terre emerse Il resto del pianeta è
(quasi) spopolato. Il 45% di tutti gli abitanti è concentrato in sole cinque nazioni dell’Asia:
Cina, India, Indonesia, Pakistan e Bangladesh.>> (Fonte: Corriere
della Sera, di Elmar Burchia – 23/01/2016).
Così scrive Loic Wacquant nel saggio “I reietti della città –
ghetto, periferia, stato)
<<E’ in questi distretti ammantati da un’aura sulfurea in cui i problemi
sociali si concentrano e si aggravano, che risiedono i paria urbani di fine
secolo, e questo attira su di loro un’attenzione sproporzionata,
sproporzionatamente negativa, da parte dei media, politici e manager di Stato.
Sono luoghi noti, sia a chi vive al loro interno sia a coloro che ne vivono
fuori, come “zone senza legge”, “residenze problematiche”, “no-go zone”, o territori
della deprivazione e dell’abbandono, sono i “quartieri selvaggi” della città,
da temere e da cui fuggire o tenersi alla larga, perché sono focolai di
violenza, vizio e dissoluzione sociale – o almeno tale è la loro reputazione
(…).>>
Queste discariche si stanno saturando e stanno diventando esplosive!
A questo punto in cui siamo arrivati mi chiedo anche come possono
coesistere i nuovi robot umanoidi con miliardi di uomo-rifiuto? I nuovi robot avranno
anche le funzioni di drone per “maneggiare” la gente di scarto?
Come possono coesistere i sistemi democratici fondati sul lavoro con
gli obiettivi che hanno le aziende di eliminare dai processi produttivi la
forza lavoro umana e come si concilia tutto questo con l’esponenziale crescita
demografica?
Costringere miliardi di persone ad ammucchiarsi nelle mega
metropoli? E’ questa la soluzione? Sono queste le nuove discariche postmoderne
di umanità di scarto?
Le fonti della miseria e della povertà sono molteplici, ciò che non
possiamo accettare però è che una delle sue principali e determinanti cause sia
il modello economico dominante con le sue contraddizioni, paradossi e crimini
sistemici.
La coesistenza di profonde contraddizioni, aporie, incoerenze,
paradossi e parossismi, in questo labirinto postmoderno, in cui opera e domina
il sistema ipercapitalistico globale, produce condizione di caos e volenza su
tutte le scale globali e microterritoriali.
-o-
C’è dunque molto di nuovo sul “Fronte Occidentale? Credo proprio di sì.
Mentre i responsi elettorali delle pseudo democrazie occidentali
sembrano segnare tempi di svolta, le fratture continuano ad allargarsi ed a
diventare sempre più profonde: il divario tra gli scarti umani (junk-people) e
l’élite (Masters & Vip) è diventato baratro e non si vedono né mani tese né
corde per far risalire le chine agli ultimi.
Che siano i nuovi robot “Pepper”
& “Sophia” a salvare questa umanità? Oggi non posso immaginarlo a meno che
dei 7 miliardi e passa di uomini non resti in vita che solo l’1% e che questo
1% resti al comando dei nuovi schiavetti: i Pepper e le Sophie, robot umanoidi!
24 dicembre 2016.
Antonello B.
[1]
Guerra alla democrazia – L’offensiva dell’oligarchia neoliberista di Pierre
Dardot, Christiann Laval (Ed. Derive Approdi 2016)
Totale degli Stati coinvolti
nelle guerre
|
67
|
Totale Milizie-guerriglieri
e gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti
|
736
|
[3] Fonte: Global Terrorism Index
2016 – Institute for Economics & Peace.
[4]
Fonte: International migration and development – Report of the Secretary
General – U.N. 4/8/2016.
[6]
Scenari Economici: La crisi a un punto di snodo
(Confindustria, Centro studi, dicembre 2016 n. 28)
[7]Fonte Wikipedia (22/12/2016): “A nonperson is a citizen or a member of a group who lacks,
loses, or is forcibly denied social or legal status, especially basic human rights, or who effectively ceases to have a record of their
existence within a society (damnatio memoriae), from a point of view of traceability,
documentation, or existence. The term also refers to people whose death is
unverifiable and about which inquiries result in a "blank wall" of
"nobody knows that".
[8]Fonte
Wikipedia (22/12/2016): “Nel diritto romano arcaico, la condizione dell’homo sacer, quello che, per aver commesso un delitto
contro la divinità o la compagine dello Stato, era consacrato alla divinità,
cioè abbandonato alla vendetta degli dei ed espulso dal gruppo sociale. Il
colpevole, cui erano confiscati i beni (consecratio capitis et
bonorum, pronunciata secondo il particolare rituale della detestatio),
poteva essere ucciso o fatto schiavo da parte di chiunque.”










