La speranza

La speranza

martedì 21 ottobre 2014

La grande metamorfosi dell'EUROPA: l'Europa tedesca.

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!

Diagnostica - I fondamentali: Le grandi patologie.

La grande metamorfosi dell'EUROPA: l'Europa tedesca.


Flash ed istantanee dal labirinto post-moderno:

Referendum annunciati, consumati e ritirati.....

Referendum Scozia: Il referendum per l'indipendenza con il quale si è deciso se la Scozia dovesse o meno separarsi dal Regno Unito per divenire uno stato indipendente, si è svolto il 18 settembre 2014. L'esito del referendum ha visto la vittoria degli unionisti con 2.001.926 voti, pari al 55,3% dei votanti (fonte: Wikipedia)




La Catalogna non molla: «Si vota per l’indipendenza il 9 novembre 2014»
Il governo di Mas non si ferma nemmeno davanti alla bocciatura della Corte Costituzionale, arrivata lunedì. È già stato predisposto il comitato elettorale (fonte: Corriere della Sera On line del 3/10/2014)





LA FESTA DEL MOVIMENTO 5 STELLE: Grillo lancia il referendum per uscire dall’euro” (Fonte Corriere della Sera on line del 11/10/2014)



...e mercati

Borse in picchiata e spread in crescita in scia alla Grecia. L'Italia ha rischiato la "tempesta perfetta", ma l'argine ha retto.”
(Fonte: L'Huffington Post Pubblicato:15/10/2014)

Atene riaccende l'allarme: l'Europa è più debole per poter reggere a un altro terremoto: la Germania si è opposta a sostenere ancora una volta l'economia greca e ora rischia di far travolgere l'euro” (Federico Fubini – La Repubblica 17/10/2014)

...e nuove potenze globali

Classifica dei Pil: Cina supera Usa, Italia fuori dalla Top-10
Stando ai dati sul Pil a parità di potere d'acquisto diffusi da Banca Mondiale e Fmi, si è compiuto il sorpasso cinese sugli Usa in testa alla classifica - Cinque delle prime dieci economie mondiali sono emergenti, mentre l'Italia scivola fuori dalla classifica” (Fonte: Firstonline del 14/10/2014)



...e vecchie e nuove pandemie

Ebola, allarme anche in Europa. Preoccupa l'Oms, secondo cui è la più grande epidemia della storia di questo virus e rischia di fare decine di migliaia di vittime in Africa, l'Onu ma anche tutti i governi mondiali, contagiati prima ancora che dal virus dalla paura del suo arrivo. Iniziata in Guinea ora è sbarcata anche in occidente, prima negli Usa, e ora anche in Spagna. (Fonte Ansa del 15/10/2014)



-o-

Mi bastano questi pochi flash per restare abbagliato e disorientato nei meandri di questo labirinto post-moderno.

Dai nuovi e vecchi separatismi, ai nuovi giganti dell'economia globale ed alle vecchie o nuove infezioni.

E' proprio vero che nei labirinti, per noi comuni mortali, qualsiasi orientamento e direzione è inutile o inefficace: continui a girovagare da una parte all'altra senza trovare vie d'uscita.

Anche l'Europa mi sembra ben impantanata nelle paludi di questo labirinto che, in questi tempi di alluvioni, sono ancora più melmose e putride.

Mi sembra proprio paradossale che, mentre ci giunge la notizia che la Cina ha superato gli Usa nella top ten del PIL (indicatore nefasto), ci siano all'interno dell'Europa forze centrifughe di entità microscopiche, se paragonate ai nuovi giganti globali, in cerca di autonomia completa e desiderose di fondare un proprio stato. Da un lato abbiamo, con la globalizzazione, entità nazionali o sovranazionali sempre più grandi e determinanti per l'assetto geopolitico mondiale e, dall'altro lato, entità nazionali sottoposte a forze centrifughe e separatiste.

Ma forse paradossale non lo è proprio: credo che sia una reazione allo strapotere e alle gabbie imposte dai sistemi nazionali centrali e sovranazionali che ce la stanno mettendo tutta per rendere sempre più complessa la vita delle persone e sempre meno solidale e più darwinistica la condizione sociale (leggasi demolizione del welfare state che ci dicono che noi non possiamo più permetterci).

Le motivazioni sottostanti di queste apparenti contraddizioni sono le più disparate, più o meno ragionevoli e più o meno bizzarre, ma in questo contesto non ci interessa indagarne le cause.

Oggi ci chiediamo più semplicemente come è possibile far convivere e conciliare l'obiettivo di unificazione politica, fiscale e sociale dell'Europa - quindi non solo economica degli stati europei, sempre che questo sia l'obiettivo - con la sovranità nazionale e con le forze centrifughe e disgregatrici delle unità statali.

A me pare che sia sempre più difficile trovare una quadratura tra le spinte nazionaliste e la necessità di fondare una vera unione politica europea, capace di fronteggiare all'unisono le sfide e minacce sistemiche continentali e planetarie.

L'Unione economica che garantisce la libera circolazione di capitale, merci e persone non basta più, anzi sta mostrando in ogni occasione le profonde contraddizioni che fanno dell'Europa un'entità “grande per le cose piccole e piccola per le cose grandi”.

Perchè siamo in questa situazione?

Forse perchè in questi anni abbiamo avuto in Europa e nel mondo intero cambiamenti (METAMORFOSI) così profondi e strutturali rispetto ai quali le istituzioni, i leaders politici e la società nel suo complesso non erano e non sono affatto preparati.

Di alcune grandi metamorfosi abbiamo già fatto cenno nei precedenti post (la religione globale neoliberista, il finanzcapitalismo, le delocalizzazioni ecc.). Quest'Europa che si è trovata sostanzialmente spiazzata con la globalizzazione non era neppure preparata di fronte alle crisi economiche e finanziarie. Infatti tutta l'impalcatura giuridica non ipotizzava situazione negative o critiche, tutto avrebbe dovuto volgere al meglio: ad esempio non veniva disciplinata l'ipotesi di uscita di un paese dall'Uem senza dover stravolgere l'assetto complessivo, non veniva disciplinato il caso di crisi bancarie e finanziarie, ecc. Solo dopo il 2011 è stata varata una serie di norme tese a fronteggiare situazioni di criticità in materia di bilanci pubblici, di banche, ecc.

Ma l'Europa e forse la maggior parte dei popoli europei, non erano e credo non siano ancora preparati a vedere l'Europa degli Stati trasformarsi in Europa tedesca e alla Marktconforme DemoKratie:

<<Il modello politico ed economico che si sta affermando a livello internazionale prevede una riduzione del potere statale e il conferimento della sovanità ad entità sovranazionali, che governano un'area geografica estesa, con un'unica identità monetaria. L'Europa del trattato di Maastricht, dell'euro e del federalismo, corrisponde come un abito da sartoria a questa matrice, del tutto funzionale a sua volta agli interessi dei nuovi Signori che non sono i vecchi padroni-proprietari della terra, ma che operano con i loro capitali sui mercati e che gestiscono le piattaforme con cui si definiscono i flussi monetari, gli scambi e le transazioni finanziarie. I titolari e i gestori dei fondi, siano essi sovrani, istituzionali, privati o pensionistici, sono i nuovi Signori. E proprio perchè legati ai fondi possono essere definiti la nuova “Signoria Fondiaria”, alla quale non rispondono solo i mercati, ma anche i modelli di organizzazione politica, non più statale. E' in atto un “cambiamento di modello”, che alcuni critici definiscono più emblematicamente come regime change.
Il cambiamento di regime in Europa è promosso dalla Germania, con l'imposizione di un complesso di regole attraverso le istituzioni come la Commissione Europea, la Banca Centrale e, più ampiamente, attraverso i trattati. Il risultato è una svalutazione sociale e democratica nei paesi meno produttivi della periferia. Questo cambiamento di regime ha il nome di Marktconforme Demokratie, termine coniato da Angela Merkel il primo settembre 2011 in un'intervista alla radio pubblica tedesca......>>1

Avete capito bene? Marktconforme Demokratie: democrazia conforme al mercato e alle regole del paese più forte.

D'altronde il nostro labirinto è dominato dal dio mercato e quindi non poteva che essere così: una democrazia prostrata ed inginocchiata ai voleri delle forze speculative dell'iper-finanz-capitalismo mondiale.

Una democrazia:
  • che si esprime solo in funzione della dinamica degli spread;
  • che “veleggia” con il fly to quality e che considera il “decennale tedesco” come un bene rifugio;
  • che teme la recessione non tanto per gli effetti sociali, quanto per l'equilibrio contabile dei conti pubblici e per la tutela dei creditori esteri.

Non avemmo certamente potuto immaginare che l'Europa sarebbe diventata italiana, ma neppure che il suo destino dipendesse nuovamente dalla sola Germania.

Il mondo, il mercato ed i mega-signori del denaro, quando pensano all'Europa guardano principalmente a Berlino, alle reazioni e decisioni della Merkel. Anche gli americani si stanno preoccupando dell'eccessiva concentrazione di potere economico e politico tedesco, non a caso nell'ultimo report del Ministero del Tesoro USA al Congresso, l'unico paese che viene citato è la Germania nei confronti della quale possiamo leggere un appello affinchè si riducano gli squilibri commerciali e produttivi in Eurolandia, tra i quali primeggia l'avanzo primario tedesco. Nella sezione del report dedicata all'Europa possiamo leggere:

<<In 2013, the European Union’s (EU) annual Macroeconomic Imbalances Procedure, developed as part of the EU’s increased focus on surveillance, identified Germany’s current account surplus as an imbalance that requires monitoring and policy action. Notably, the EU stated that, given the size of the German economy, action was particularly important to reduce the risk of adverse effects on the functioning of the euro area. While identification of Germany was a welcome step, as were the EC’s recommendations for measures to bolster investment and demand growth, it remains to be seen whether the procedure can induce responses from its recommendations to surplus countries and whether it can produce robust recommendations or policies aimed at the euro area aggregate fiscal stance and symmetric rebalancing.

A key priority for the euro area moving forward is to solidify and accelerate the recovery, which would support a reduction of heavy debt burdens, lower high unemployment rates, and help maintain political support for the adjustment process within the core and periphery. While structural reforms are a necessary part of the European policy mix, a balanced approach that couples such reforms with macroeconomic measures to boost investment, job creation, and demand is needed. Continued flexibility with respect to fiscal targets will allow countries with more fiscal space and those that are making a significant structural effort to support growth and better align the euro area’s aggregate fiscal stance with the economic cycle. Measures to increase domestic demand, particularly in surplus countries like Germany, can help further European and global rebalancing. Germany’s recent agreement to implement the country’s first economy-wide minimum wage represents progress towards this goal.

Recent steps by the European Central Bank to support stronger aggregate demand growth – including targeted financing to support bank lending and potential purchases of some private assets – should help combat deflationary risks. Even so, further policy support for demand may be needed to move inflation back toward target and maintain inflation expectations. Higher inflation would accelerate healing in Europe’s labor markets and also support rebalancing, as higher domestic inflation in strong economies like Germany would provide more headroom for periphery countries to improve their competitiveness without outright deflation. Finally, deepening euro area financial, economic, and fiscal integration – more centralized risk sharing, greater resource pooling, enhanced cost sharing – would facilitate the ongoing adjustment and make the monetary union more resilient to future shocks.>>2

Nel 2012, quando la crisi europea era acuta, Ulrich Beck ha scritto un piccolo saggio dal titolo “ Das deutsche Europa – Neue Machtlandschaften im Zeichen der Krise”. Egli scriveva:

<<Lo sappiamo tutti, ma dichiararlo apertamente significa infrangere un tabù: L'Europa è diventata tedesca. Nessuno ha voluto che ciò accadesse, ma di fronte al possibile crollo dell'euro la Germania in quanto potenza economica è “scivolata” progressivamente nella posizione di decisiva grande potenza politica dell'Europa>>3

Abbiamo corretto in questo modo le “zoppie” della struttura politica e giudica Europea?

E' questa l'Europa che desideriamo?

Non credo che la risposta a queste domande potremo averla dalla nuova Commissione Junker che si insedierà tra qualche settimana!

21/10/2014

Antonello B.


1Capitalesimo - Il ritorno del feudalesimo nell'economia mondiale” - Paolo Gila – Bollati Boringhieri – 2013.
2 Report to Congress on International Economic and Exchange Rate Policies - U.S. Department of the Treasury Office of International Affairs -October 15, 2014

3Europa Tedesca – La nuova geografia del potere” - Ulrich Beck – Laterza – 2013.