Verso
modelli post-capitalistici
Alla
ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società
più giusta ed equa!
Diagnostica
- I fondamentali: Le grandi patologie.
La
grande metamorfosi: la “democrazia va al
mercato”.
Flash
ed istantanee dal labirinto post-moderno …
(Corriere
della Sera del 8 agosto2014).
(La
repubblica del 14 agosto 2014)
<<(…)
But
there is one further area which has acquired, if anything, even
greater importance during the crisis, which is the area of structural
reforms.
And that’s where I said several times that it’s probably high
time
now to start sharing sovereignty
in that area as well, taking the structural
reforms area
in the marketplace, product reforms, Single Market legislation,
implementation and labour market reforms, under common union
discipline – in other words, trying to replicate our success in the
budgetary area also in the structural
reforms.
Question:
We had some really bad news on Italian GDP yesterday, which has led
to questions whether Renzi is going to be able to fulfil his reform
agenda.
And more broadly than that, we’re seeing very weak growth, even in
countries that have implemented
structural reform.
We’re not seeing growth really at a rate that’s going to cut into
very, very high unemployment. As you’ve just said, you’ve
mentioned a lot of times that we should see more integration, more
centralisation on structural
reform.
But given that we haven’t got that yet, how politically feasible is
it that we’re going to see these structural
reforms
when the short-term gains just are going to be pretty non-existent
and unemployment is going to remain, it seems, very high if growth
remains this weak.
(…)Now,
we have to distinguish between countries
that have done reforms and countries that have done nothing or have
done very little reforms.
You mentioned Germany. In the case of Germany, the slowdown, we have,
first of all, to assess the full impact of these what I call
technical factors. And we will be able to do so in the coming days,
namely less working days for this.
But
it’s quite clear that if the geopolitical risks materialize, it’s
quite clear that the next two quarters will show lower growth. A
completely different story is for countries that haven’t done
reforms or have done very little of them, where you’ve been
observing this weakness now for quarter after quarter. And that’s
where -- you mentioned public investment, that’s what I meant by
growth-friendly fiscal consolidation. These countries have to do a
growth-friendly fiscal consolidation, meaning fewer taxes. We are
talking about a part of the world where taxation is the highest.
And
these countries have the highest taxation in the highest taxation
part of the of the world. So lower taxes, lower current expenditure,
and possibly higher government investment, government investment
expenditure, public investment expenditure.
But
all this is possible only if the better conditions are complemented
by structural reforms. I think I made this example last time
when I said TLTROs offers very good financing conditions to banks,
but again, if one can’t open a new business shop, there’s no
point in given in more credit. You won’t know what to do with this.
Same
thing with taxation. You lower taxes. Certainly people would welcome
this very much, but if they cannot actually translate these lower
taxes into better business, it’s pointless to do so.>>1
E'
pleonastico dire che le condizioni di vita degli abitanti del
labirinto postmoderno, oltre che dipendere dal livello di
ineguaglianza, dalle condizioni di precarietà del lavoro, dalle
condizioni di incertezza e di paura diffuse, dipendono anche, ed in
particolare modo, dallo stato di salute delle istituzioni pubbliche
democraticamente elette e rappresentative dei cittadini.
“Se
gli stati non fanno le riforme, sovranità all'Europa”: sono
questi i ruggiti ed i messaggi che vengono reiterati nel nostro
labirinto postmoderno.
“Riforme
strutturali” è la parola magica. Chissà come sarà il nostro
labirinto quando le tanto
declamate riforme strutturali saranno state realizzate ed avranno
prodotto i loro mirabolanti effetti.
Avremo:
- più benessere?
- più libertà?
- meno disoccupazione?
- meno carrette del mare e affogati nel Mare Nostrum?
- più redistribuzione del reddito?
- meno ingiustizie?
- minore evasione fiscale?
- migliori servizi pubblici?
- minore delinquenza dei “colletti sporchi” e di quelli “bianchi”?
- minori catastrofi ambientali?
- più democrazia?
Forse
pretendiamo troppo da queste riforme
strutturali, forse
dovremmo accontentaci di molto meno, almeno noi che siamo il 99%
degli umani del labirinto.
Ma
mentre si realizzano o annunciano le riforme strutturali, la
democrazia e
le sue istituzioni sono entrate da tempo in un profondo processo di
metamorfosi:
- la democrazia sta diventando mercantilista e plutocratica?
- la democrazia “va al mercato”?
La
democrazia è forse malata per essere sottoposta a tali interventi?
La democrazia ha forse bisogno di essere de-democratizzata?
La
democrazia ha forse indossato i vestiti della post-modernità e del
“mondo liquido”, nel senso che ha forse perso quelle identità e
valori che hanno caratterizzato la storia della seconda metà del xx°
secolo?
La
democrazia può ancora dare risposte a queste domande:
- Chi decide per il nostro presente ed il nostro futuro?
- Chi decide cosa dobbiamo e possiamo fare?
- Chi decide cosa dobbiamo produrre e come?
- Chi decide cosa dobbiamo consumare?
- Chi decide la tecnologia da adottare?
- Chi decide cosa importare o esportare?
- Chi decide quale assetto giuridico dare alle istituzioni?
- Chi decide dove creare i paradisi fiscali per gli evasori?
- Chi decide la produzione di armi?
- Chi decide a quale religione votarci?
- Chi decide gli accordi commerciali internazionali?
- Chi decide sul movimento internazionale dei capitali?
- Chi decide di far fallire le nazioni?
- Chi decide quali riforme adottare?
- Chi decide sui rapporti intergenerazionali?
- Chi decide che cosa.....?
Sono
domande banali, ma provate a dare risposte sensate e realistiche e
vi accorgerete che molte delle scelte che vengono fatte non hanno
proprio nulla da spartire con la democrazia.
Al
di là delle personali opinioni che ciascuno di noi può avere,
quello che conta veramente è capire perché il potere, di chi
gestisce le risposte a queste ed a molte altre domande che qui ho
tralasciato, tende a staccarsi, ad essere autonomo ed
autoreferenziale rispetto alle istituzioni che si definiscono e
vengono generalmente riconosciute come democratiche.
Una
delle “7 sfere di attività”2
che David Harvey considera fondamentali nell'ambito della traiettoria
evolutiva del capitalismo è rappresentata dagli “ordinamenti
istituzionali e amministrativi” ed è in questa sfera che
rientra l'assetto delle istituzioni democratiche di un sistema
politico.
Secondo
Harvey: <<Le “sfere di attività”
vengono rimodellate senza sosta dai complessi flussi di influenza che
intercorrono tra l'una e l'altra. Tali relazioni non sono
necessariamente armoniose.>>
Abbiamo
detto (vedi precedenti post) che le grandi patologie hanno
modificato profondamente l'interazione tra queste “sfere di
attività”, in particolare come le “concezioni mentali del
mondo”, coalizzandosi con le “tecnologie e forme organizzative”,
si siano trasformate in dogmi della “religione neoliberista del dio
mercato” e condizionino tutte le altre sfere, costringendoci a
vivere nel labirinto iper-capitalistico globalizzato.
Nel
saggio “Contro la dittatura del presente” Gustavo Zagrebelsky
scrive:
<<(...)Al
di là delle definizioni la democrazia è prima di tutto una, tra le
altre, forma della politica e la politica è la sostanza della
democrazia. Se manca la sostanza, la forma è vuota di contenuto. La
democrazia senza sostanza è, allora, solo una messinscena o, con
parola forse più chiara, una farsa dietro alla quale c'è un
retroscena, dove si svolge il dramma politico effettivo. (…)
Paralisi della rappresentanza, congelamento della competizione
politica, perdita di significatività delle promesse e dei programmi
elettorali, condivisione e larghe intese, predominio del governo
nella sua versione tecnica ed esecutiva di volontà altrui e
sovrastanti: tutto ciò è quanto può riassumersi nell'espressione,
ormai d'uso corrente, di “postdemocrazia”, parola che può
assumersi nel significato di “divieto di discorso sui fini”.>>3
Nell'età
della postdemocrazia il discorso sui fini viene fatto
nell'ambito di strutture oligarchico-tecnocratiche; sono quelle che
dettano le raccomandazioni e le riforme.
Nel
quadro più ampio dei processi di trasformazione sociale, le nuove
forme di accumulazione iper-capitalistica contribuiscono a modificare
profondamente la struttura ed i contenuti della democrazia.
Per
usare la terminologia proposta da Ilvo Diamanti, la democrazia
rappresentativa dei paesi occidentali ha subito diversi processi di
mutazione:
da
democrazia dei partiti, democrazia del pubblico e dei pubblici,
democrazia diretta, e-democracy a “democrazia ibrida”:
<<(…)
La democrazia ibrida che stiamo attraversando, dunque, denuncia la
crisi della democrazia rappresentativa, apertamente sfidata dalla
democrazia diretta. E propone una miscela di elementi vecchi e nuovi,
che si combinano a fatica e continuano a mutare, in modo fluido. Di
conseguenza, diventa difficile capire e vedere quel che succederà
domani. (…) Così ci scopriamo sospesi tra passato e futuro. Senza
mappe e senza bussole, che ci permettano di orientarci, Sempre in
ritardo e sempre in anticipo rispetto a scenari che non riusciamo a
disegnare, tanto meno a prefigurare. La post-democrazia tende,
quindi, a diventare in-finita. Senza fine. E rischia anch'essa di
invecchiare. Insieme a noi.>>4
Chissà
se Arianna riuscirà a fornire abbastanza filo alla
democrazia per ritrovare la strada e la via giusta per riportarci
fuori dal labirinto o se, invece, perchè talmente malata, manipolata
e plagiata, la democrazia finirà per essere venduta, da qualche
populista, o comprata, da qualche plutocrate, per 3 soldi, in
qualche mercatino del villaggio globale?
Speriano
che la democrazia non vada a morire come l'”Agnese”!
(continua...)
Antonello
B.
16
agosto 2014
1 Introductory
statement to the press conference (with Q&A) Mario Draghi,
President of the ECB,Frankfurt am Main, 7 August 2014.
2 David
Harvey, nella sua “teoria
coevolutiva del cambiamento sociale”, considera sette
sfere di attità;:oltre a quella citata rappresentata dagli
“ordinamenti istituzionali e ammninistrativi” abbiamo
quella delle “tecnologie e forme organizzative”, dei
“rapporti sociali”, della “produzione e processi
lavorativi”; dei “rapporti con la natura”; della
“riproduzione della vita quotidiana e dalla specie” e
quella delle “concezioni mentali del mondo”. (Fonte:
David Harvey - “L'enigma del capitale e il prezzo della sua
sopravvivenza” - Feltrinelli - 2011)
3 “Contro
la dittatura del presente – Perchè è necessario un discorso sui
fini” – Gustavo Zagrebelsky – Editori Laterza – La
Repubblica – 2014.
4 “Democrazia
ibrida” - Ilvo Diamanti – Editori Laterza – La Repubblica –
2014.



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