La speranza

La speranza

sabato 16 agosto 2014

La "DEMOCRAZIA VA AL MERCATO"

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!

Diagnostica - I fondamentali: Le grandi patologie.

La grande metamorfosi: la “democrazia va al mercato”.


Flash ed istantanee dal labirinto post-moderno …

(Corriere della Sera del 8 agosto2014).


(La repubblica del 14 agosto 2014)

<<(…) But there is one further area which has acquired, if anything, even greater importance during the crisis, which is the area of structural reforms. And that’s where I said several times that it’s probably high time now to start sharing sovereignty in that area as well, taking the structural reforms area in the marketplace, product reforms, Single Market legislation, implementation and labour market reforms, under common union discipline – in other words, trying to replicate our success in the budgetary area also in the structural reforms.
Question: We had some really bad news on Italian GDP yesterday, which has led to questions whether Renzi is going to be able to fulfil his reform agenda. And more broadly than that, we’re seeing very weak growth, even in countries that have implemented structural reform. We’re not seeing growth really at a rate that’s going to cut into very, very high unemployment. As you’ve just said, you’ve mentioned a lot of times that we should see more integration, more centralisation on structural reform. But given that we haven’t got that yet, how politically feasible is it that we’re going to see these structural reforms when the short-term gains just are going to be pretty non-existent and unemployment is going to remain, it seems, very high if growth remains this weak.
(…)Now, we have to distinguish between countries that have done reforms and countries that have done nothing or have done very little reforms. You mentioned Germany. In the case of Germany, the slowdown, we have, first of all, to assess the full impact of these what I call technical factors. And we will be able to do so in the coming days, namely less working days for this.
But it’s quite clear that if the geopolitical risks materialize, it’s quite clear that the next two quarters will show lower growth. A completely different story is for countries that haven’t done reforms or have done very little of them, where you’ve been observing this weakness now for quarter after quarter. And that’s where -- you mentioned public investment, that’s what I meant by growth-friendly fiscal consolidation. These countries have to do a growth-friendly fiscal consolidation, meaning fewer taxes. We are talking about a part of the world where taxation is the highest.
And these countries have the highest taxation in the highest taxation part of the of the world. So lower taxes, lower current expenditure, and possibly higher government investment, government investment expenditure, public investment expenditure.
But all this is possible only if the better conditions are complemented by structural reforms. I think I made this example last time when I said TLTROs offers very good financing conditions to banks, but again, if one can’t open a new business shop, there’s no point in given in more credit. You won’t know what to do with this.
Same thing with taxation. You lower taxes. Certainly people would welcome this very much, but if they cannot actually translate these lower taxes into better business, it’s pointless to do so.>>1

E' pleonastico dire che le condizioni di vita degli abitanti del labirinto postmoderno, oltre che dipendere dal livello di ineguaglianza, dalle condizioni di precarietà del lavoro, dalle condizioni di incertezza e di paura diffuse, dipendono anche, ed in particolare modo, dallo stato di salute delle istituzioni pubbliche democraticamente elette e rappresentative dei cittadini.

Se gli stati non fanno le riforme, sovranità all'Europa”: sono questi i ruggiti ed i messaggi che vengono reiterati nel nostro labirinto postmoderno.

Riforme strutturali” è la parola magica. Chissà come sarà il nostro labirinto quando le tanto declamate riforme strutturali saranno state realizzate ed avranno prodotto i loro mirabolanti effetti.

Avremo:
  • più benessere?
  • più libertà?
  • meno disoccupazione?
  • meno carrette del mare e affogati nel Mare Nostrum?
  • più redistribuzione del reddito?
  • meno ingiustizie?
  • minore evasione fiscale?
  • migliori servizi pubblici?
  • minore delinquenza dei “colletti sporchi” e di quelli “bianchi”?
  • minori catastrofi ambientali?
  • più democrazia?
Forse pretendiamo troppo da queste riforme strutturali, forse dovremmo accontentaci di molto meno, almeno noi che siamo il 99% degli umani del labirinto.

Ma mentre si realizzano o annunciano le riforme strutturali, la democrazia e le sue istituzioni sono entrate da tempo in un profondo processo di metamorfosi:

  • la democrazia sta diventando mercantilista e plutocratica?
  • la democrazia “va al mercato”?

La democrazia è forse malata per essere sottoposta a tali interventi? La democrazia ha forse bisogno di essere de-democratizzata?

La democrazia ha forse indossato i vestiti della post-modernità e del “mondo liquido”, nel senso che ha forse perso quelle identità e valori che hanno caratterizzato la storia della seconda metà del xx° secolo?

La democrazia può ancora dare risposte a queste domande:

  • Chi decide per il nostro presente ed il nostro futuro?
  • Chi decide cosa dobbiamo e possiamo fare?
  • Chi decide cosa dobbiamo produrre e come?
  • Chi decide cosa dobbiamo consumare?
  • Chi decide la tecnologia da adottare?
  • Chi decide cosa importare o esportare?
  • Chi decide quale assetto giuridico dare alle istituzioni?
  • Chi decide dove creare i paradisi fiscali per gli evasori?
  • Chi decide la produzione di armi?
  • Chi decide a quale religione votarci?
  • Chi decide gli accordi commerciali internazionali?
  • Chi decide sul movimento internazionale dei capitali?
  • Chi decide di far fallire le nazioni?
  • Chi decide quali riforme adottare?
  • Chi decide sui rapporti intergenerazionali?
  • Chi decide che cosa.....?

Sono domande banali, ma provate a dare risposte sensate e realistiche e vi accorgerete che molte delle scelte che vengono fatte non hanno proprio nulla da spartire con la democrazia.

Al di là delle personali opinioni che ciascuno di noi può avere, quello che conta veramente è capire perché il potere, di chi gestisce le risposte a queste ed a molte altre domande che qui ho tralasciato, tende a staccarsi, ad essere autonomo ed autoreferenziale rispetto alle istituzioni che si definiscono e vengono generalmente riconosciute come democratiche.

Una delle “7 sfere di attività”2 che David Harvey considera fondamentali nell'ambito della traiettoria evolutiva del capitalismo è rappresentata dagli “ordinamenti istituzionali e amministrativi” ed è in questa sfera che rientra l'assetto delle istituzioni democratiche di un sistema politico.

Secondo Harvey: <<Le “sfere di attività” vengono rimodellate senza sosta dai complessi flussi di influenza che intercorrono tra l'una e l'altra. Tali relazioni non sono necessariamente armoniose.>>

Abbiamo detto (vedi precedenti post) che le grandi patologie hanno modificato profondamente l'interazione tra queste “sfere di attività”, in particolare come le “concezioni mentali del mondo”, coalizzandosi con le “tecnologie e forme organizzative”, si siano trasformate in dogmi della “religione neoliberista del dio mercato” e condizionino tutte le altre sfere, costringendoci a vivere nel labirinto iper-capitalistico globalizzato.

Nel saggio “Contro la dittatura del presente” Gustavo Zagrebelsky scrive:

<<(...)Al di là delle definizioni la democrazia è prima di tutto una, tra le altre, forma della politica e la politica è la sostanza della democrazia. Se manca la sostanza, la forma è vuota di contenuto. La democrazia senza sostanza è, allora, solo una messinscena o, con parola forse più chiara, una farsa dietro alla quale c'è un retroscena, dove si svolge il dramma politico effettivo. (…) Paralisi della rappresentanza, congelamento della competizione politica, perdita di significatività delle promesse e dei programmi elettorali, condivisione e larghe intese, predominio del governo nella sua versione tecnica ed esecutiva di volontà altrui e sovrastanti: tutto ciò è quanto può riassumersi nell'espressione, ormai d'uso corrente, di “postdemocrazia”, parola che può assumersi nel significato di “divieto di discorso sui fini”.>>3

Nell'età della postdemocrazia il discorso sui fini viene fatto nell'ambito di strutture oligarchico-tecnocratiche; sono quelle che dettano le raccomandazioni e le riforme.

Nel quadro più ampio dei processi di trasformazione sociale, le nuove forme di accumulazione iper-capitalistica contribuiscono a modificare profondamente la struttura ed i contenuti della democrazia.

Per usare la terminologia proposta da Ilvo Diamanti, la democrazia rappresentativa dei paesi occidentali ha subito diversi processi di mutazione:
da democrazia dei partiti, democrazia del pubblico e dei pubblici, democrazia diretta, e-democracy a “democrazia ibrida”:

<<(…) La democrazia ibrida che stiamo attraversando, dunque, denuncia la crisi della democrazia rappresentativa, apertamente sfidata dalla democrazia diretta. E propone una miscela di elementi vecchi e nuovi, che si combinano a fatica e continuano a mutare, in modo fluido. Di conseguenza, diventa difficile capire e vedere quel che succederà domani. (…) Così ci scopriamo sospesi tra passato e futuro. Senza mappe e senza bussole, che ci permettano di orientarci, Sempre in ritardo e sempre in anticipo rispetto a scenari che non riusciamo a disegnare, tanto meno a prefigurare. La post-democrazia tende, quindi, a diventare in-finita. Senza fine. E rischia anch'essa di invecchiare. Insieme a noi.>>4

Chissà se Arianna riuscirà a fornire abbastanza filo alla democrazia per ritrovare la strada e la via giusta per riportarci fuori dal labirinto o se, invece, perchè talmente malata, manipolata e plagiata, la democrazia finirà per essere venduta, da qualche populista, o comprata, da qualche plutocrate, per 3 soldi, in qualche mercatino del villaggio globale?

Speriano che la democrazia non vada a morire come l'”Agnese”!
(continua...)

Antonello B.

16 agosto 2014

1 Introductory statement to the press conference (with Q&A) Mario Draghi, President of the ECB,Frankfurt am Main, 7 August 2014.
2 David Harvey, nella sua “teoria coevolutiva del cambiamento sociale”, considera sette sfere di attità;:oltre a quella citata rappresentata dagli “ordinamenti istituzionali e ammninistrativi” abbiamo quella delle “tecnologie e forme organizzative”, dei “rapporti sociali”, della “produzione e processi lavorativi”; dei “rapporti con la natura”; della “riproduzione della vita quotidiana e dalla specie” e quella delle “concezioni mentali del mondo”. (Fonte: David Harvey - “L'enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza” - Feltrinelli - 2011)
3 “Contro la dittatura del presente – Perchè è necessario un discorso sui fini” – Gustavo Zagrebelsky – Editori Laterza – La Repubblica – 2014.
4 “Democrazia ibrida” - Ilvo Diamanti – Editori Laterza – La Repubblica – 2014.

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