La speranza

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domenica 2 febbraio 2014

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo per una società più giusta ed equa

Diagostica - I fondamentali

  1. La grande frattura della mega-disuguaglianza economica e sociale del modello capitalistico globalizzato (II ^parte)

Ovunque c'è grande proprietà, c'è grande disuguaglianza.
Per ogni molto ricco, ci devono essere almeno cento poveri...
La disposizione ad ammirare, e quasi a venerare, il ricco e il potente, e a disprezzare o almeno a tascurare persone di condizione bassa e mediocre, è la grande e la più universale causa della corruzione dei nostri sentimenti morali.”
(A. Smith – Teoria dei sentimenti morali)


No! Il trickle down non ha funzionato, anzi si è verificato un capovolgimento del flusso della ricchezza e del reddito a livello globale e all'interno dei singoli paesi.


... ha funzionato molto bene il trickle up: dalla base al vertice della piramide della ricchezza.


E come dice Zygmut Bauman “La ricchezza accumulata al vertice della società ha mancato clamorosamente di <<filtrare verso il basso>> così da rendere un po' più ricchi tutti quanti noi o farci sentire più sicuri, più ottimisti circa il futuro nostri e dei nostri figli..1

Mi pare molto chiaro e molto drammatico quanto evidenziato nel documento dell'OXFAM del 20 gennaio 2014 di cui riporto alcuni passi salienti:


Almost half of the world’s wealth is now owned by just one percent of the population.
The wealth of the one percent richest people in the world amounts to $110 trillion. That’s 65 times the total wealth of the bottom half of the world’s population.
The bottom half of the world’s population owns the same as the richest 85 people in the world.
Seven out of ten people live in countries where economic inequality has increased in the last 30 years.
The richest one percent increased their share of income in 24 out of 26 countries for which we have data between 1980 and 2012.
In the US, the wealthiest one percent captured 95 percent of post-financial crisis growth since 2009, while the bottom 90 percent became poorer. “

Centinaia di studi e grafici sono stati elaborati per visualizzare la corsa alla GRANDE DISUGUAGLIANZA che definisco sistemica e implicita dell'attuale modello produttivo su scala globale...

Inequality in historical perspective: Convergence/divergence during different
economic regimes (Milanovic 2005)





...eccetera, eccetera....

Questi livelli di disuguaglianza credo non siano mai stati raggiunti prima in tutta la storia dell'umanità, o forse dobbiamo risalire all'epoca dei faraoni, ma comunque in chiave post-moderna, data l'attuale grande leva della tecno-scienza che con un tasto riesce a muovere il mondo.

E' come se la mega-macchina del modello ipercapitalistico si fosse trasformata in un'enorme idrovora al servizio di pochi eletti.

E' evidente che questi livelli di plutocrazia sono in grado di condizionare le sorti di interi paesi e di continenti (OXFAM):

  • in Africa le grandi multinazionali sfruttano la loro influenza per ottenere vantaggi fiscali a scapito dei bilanci pubblici che potrebbero usare le risorse per ridurre la povertà;

  • i giganti del digitale trovano tutte le scappatoie per pagare meno tasse sui loro immensi profitti;

  • in 29 su 30 paesi sviluppati o in via di sviluppo la tassazione per chi ha i redditi e patrimoni più elevati non fa che diminuire.


Ancora L'OXFAM ci avverte che:

This massive concentration of economic resources in the hands of fewer people presents a significant threat to inclusive political and economic systems. Instead of moving forward together, people are increasingly separated by economic and political power, inevitably heightening social tensions and increasing the risk of societal breakdown.

(…) laws and regulations are now designed to benefit the rich....”

Non possiamo più credere alla storiella che queste disuguaglianze sono necessarie per la “meritocrazia” e cioè che queste ricchezze e redditi sono meritati in quanto dovuti alle capacità, talenti naturali ed impegno dei singoli e che un maggior livello di uguaglianza costituisce un'utopia o una minaccia al benessere del genere umano.

Non pensiamo affatto di poter giustificare questi livelli di disuguaglianza e condividiamo pienamente quanto affermato da Daniel Dorling:
“… la disuguaglianza sociale nei paesi ricchi persiste a causa della fede tenace nei dogmi dell'ingiustizia, e può essere uno choc per le persone scoprire a un certo punto che forse c'è qualcosa di sbagliato in molta parte del tessuto ideologico della società in cui viviamo. Come quelli le cui famiglie possedevano un tempo le piantagioni coltivate dagli schiavi dovevano considerare naturale quel tipo di proprietà al tempo della schiavitù, e come il non voto alle donne era considerato un tempo <<una condizione di natura>>, così tante grandi ingiustizie dei nostri giorni sono, per molti, semplicemente parte del panorama della normalità.”2


Ma purtroppo la corsa alla disuguaglianza e all'avidità senza limite non ha contaminato solo l'Occidente, ma si è estesa a macchia d'olio in tutto il pianeta (si veda l'ultimo scandalo in chiave globale: “Cina: svelati conti degli oligarchi in paradisi fiscali”).

E' evidente che il detto beati gli ultimi...” può funzionare solo in un paradiso cristiano, perchè in quello reale vale ben di più il detto: beati i primi nei mercati a “fiscalità agevolata - offshore”!

In fondo questa patologia ormai globale è lo specchio e il carattere della società in cui viviamo che si alimenta dei dogmi dell'ingiustizia e che crea nuove forme di povertà estremamente corrosive.

C'è il rischio che se continua a piovere sul bagnato gli argini si rompano e il dissesto ambientale diventi anche un dissesto sociale.

Antonello B.




1“La riccheza di pochi avvantaggia tutti” FALSO! Zygmunt Bauman – Laterza (2013)

2Injustice – Why social inequality persists – Daniel Dorling – The Policy press Bristol- 2011.

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