Verso modelli post-capitalistici
Alla
ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo per una società
più giusta ed equa
Diagostica - I fondamentali
- La grande frattura della mega-disuguaglianza economica e sociale del modello capitalistico globalizzato (II ^parte)
“Ovunque
c'è grande proprietà, c'è grande disuguaglianza.
Per
ogni molto ricco, ci devono essere almeno cento poveri...
La
disposizione ad ammirare, e quasi a venerare, il ricco e il potente,
e a disprezzare o almeno a tascurare persone di condizione bassa e
mediocre, è la grande e la più universale causa della corruzione
dei nostri sentimenti morali.”
(A.
Smith – Teoria dei sentimenti morali)
No!
Il trickle
down
non ha funzionato, anzi si è verificato un capovolgimento del flusso
della ricchezza e del reddito a livello globale e all'interno dei
singoli paesi.
...
ha funzionato molto bene il trickle
up:
dalla base al vertice della piramide della ricchezza.
E
come dice Zygmut Bauman “La
ricchezza accumulata al vertice della società ha mancato
clamorosamente di <<filtrare verso il basso>> così da
rendere un po' più ricchi tutti quanti noi o farci sentire più
sicuri, più ottimisti circa il futuro nostri e dei nostri figli..”1
Mi pare molto chiaro e
molto drammatico quanto evidenziato nel documento dell'OXFAM del 20
gennaio 2014 di cui riporto alcuni passi salienti:
“Almost
half of the world’s wealth is now owned by just one percent of the
population.
•
The
wealth of the one percent richest people in the world amounts to $110
trillion. That’s 65 times the total wealth of the bottom half of
the world’s population.
•
The
bottom half of the world’s population owns the same as the richest
85 people in the world.
•
Seven
out of ten people live in countries where economic inequality has
increased in the last 30 years.
•
The
richest one percent increased their share of income in 24 out of 26
countries for which we have data between 1980 and 2012.
•
In
the US, the wealthiest one percent captured 95 percent of
post-financial crisis growth since 2009, while the bottom 90 percent
became poorer. “
Centinaia
di studi e grafici sono stati elaborati per visualizzare la corsa
alla GRANDE DISUGUAGLIANZA che definisco sistemica e implicita
dell'attuale modello produttivo su scala globale...
Inequality
in historical perspective: Convergence/divergence during different
economic
regimes (Milanovic 2005)
...eccetera,
eccetera....
Questi livelli di
disuguaglianza credo non siano mai stati raggiunti prima in tutta la
storia dell'umanità, o forse dobbiamo risalire all'epoca dei
faraoni, ma comunque in chiave post-moderna, data l'attuale
grande leva della tecno-scienza che con un tasto riesce a muovere il
mondo.
E' come se la
mega-macchina del modello ipercapitalistico si fosse trasformata
in un'enorme idrovora al servizio di pochi eletti.
E' evidente che questi
livelli di plutocrazia sono in grado di condizionare le sorti
di interi paesi e di continenti (OXFAM):
- in Africa le grandi multinazionali sfruttano la loro influenza per ottenere vantaggi fiscali a scapito dei bilanci pubblici che potrebbero usare le risorse per ridurre la povertà;
- i giganti del digitale trovano tutte le scappatoie per pagare meno tasse sui loro immensi profitti;
- in 29 su 30 paesi sviluppati o in via di sviluppo la tassazione per chi ha i redditi e patrimoni più elevati non fa che diminuire.
Ancora L'OXFAM ci avverte
che:
“This
massive concentration of economic resources in the hands of fewer
people presents a significant threat to inclusive political and
economic systems. Instead of moving forward together, people
are increasingly separated by economic and political power,
inevitably heightening social tensions and increasing the risk of
societal breakdown.”
(…)
laws and regulations are now designed to benefit the rich....”
Non possiamo più credere
alla storiella che queste disuguaglianze sono necessarie per la
“meritocrazia” e cioè che queste ricchezze e redditi sono
meritati in quanto dovuti alle capacità, talenti naturali ed impegno
dei singoli e che un maggior livello di uguaglianza costituisce
un'utopia o una minaccia al benessere del genere umano.
Non pensiamo affatto di
poter giustificare questi livelli di disuguaglianza e condividiamo
pienamente quanto affermato da Daniel Dorling:
“…
la
disuguaglianza sociale nei paesi ricchi persiste a causa della fede
tenace nei
dogmi dell'ingiustizia,
e può essere uno choc per le persone scoprire a un certo punto che
forse c'è
qualcosa di sbagliato in molta parte del tessuto ideologico della
società in cui viviamo.
Come quelli le cui famiglie possedevano un tempo le piantagioni
coltivate dagli schiavi dovevano considerare naturale quel tipo di
proprietà al tempo della schiavitù, e come il non voto alle donne
era considerato un tempo <<una condizione di natura>>,
così tante grandi ingiustizie dei nostri giorni sono, per molti,
semplicemente parte del panorama della normalità.”2
Ma purtroppo la corsa alla
disuguaglianza e all'avidità senza limite non ha contaminato solo
l'Occidente, ma si è estesa a macchia d'olio in tutto il
pianeta (si veda l'ultimo scandalo in chiave globale: “Cina:
svelati conti degli oligarchi in paradisi fiscali”).
E' evidente che il detto “beati
gli ultimi...” può funzionare solo in un paradiso
cristiano, perchè in quello reale vale ben di più il detto: beati
i primi nei mercati a “fiscalità agevolata -
offshore”!
In
fondo questa patologia ormai globale è lo specchio e il carattere
della società in cui viviamo che si alimenta dei dogmi
dell'ingiustizia e che crea nuove
forme di povertà
estremamente corrosive.
C'è
il rischio che se continua a piovere
sul bagnato
gli argini si rompano e il dissesto ambientale diventi anche un
dissesto sociale.
Antonello B.
1“La
riccheza di pochi avvantaggia tutti” FALSO! Zygmunt Bauman –
Laterza (2013)
2Injustice
– Why social inequality persists – Daniel Dorling – The Policy
press Bristol- 2011.

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