La speranza

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domenica 9 febbraio 2014

I fattori primari di disuguaglianza (LE CAUSE)

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo per una società più giusta ed equa

Diagostica - I fondamentali

  1. La grande frattura della mega-disuguaglianza economica e sociale del modello capitalistico globalizzato: 
 I fattori primari di disuguaglianza (LE CAUSE).
(...)

Il pane “sospeso” spopola in Bosnia

Chi può permetterselo acquista una pagnotta in più per i poveri nei negozi che hanno aderito”
«RIVOLUZIONE!», urlano migliaia di persone in piazza a Sarajevo, e i cannoncini della polizia sparano ad altezza uomo: lacrimogeni e acqua, sì, ma gli ospedali sono gonfi di feriti e la Bosnia precipita negli incubi della sua storia. «Sembra di essere tornati al 1992»,www.dirittiglobali.it del 8/2/2014

-O-

Rivolta del pane in Tunisia, decine di morti: «La polizia smetta di sparare»

Scontri per carovita, appello del leader dell'opposizione. In Algeria cinque vittime, oltre 800 feriti e mille arresti (Corriere della Sera 8/1/2011)




Stiamo tornando a passo spedito ad inizio Ottocento?

Negli ultimi anni, dalle notizie che i media ci sbattono in faccia, e che si stratificano ed intersecano tra un gossip e l'altro, sembrerebbe di SI', ma a differenza dell'inizio del XIX^ secolo le bocche da sfamare oggi sono molte di più!

Queste notizie ci frastornano e ci confondono: c'è chi, ad esempio, contesta e si scontra per la liberalizzazione della cannabis e c'è chi sta combattendo una nuova guerra che è vecchia come la storia dell'uomo: la Guerra del Pane.





Ma non possiamo lasciarci confondere dalle versioni moderne alla “Maria Antonietta(«S'ils n'ont plus de pain, qu'ils mangent de la brioche»), cioè non possiamo accettare oggi che si dica: “se non hanno più pane date loro della Marijuana!”

Stiamo vivendo nuovi scontri, ma le cause profonde sono sempre le stesse anche se in chiave post-moderna: le risorse sono limitate, la distribuzione delle stesse è pessima ed il pianeta Terra sta dando segnali che ormai siamo arrivati al capolinea di un sistema di sfruttamento e di dominio della natura!

E' proprio la grande patologia della crescita della disuguaglianza (la grande frattura ospread reale di ricchezza tra chi ha troppo e chi invece troppo poco) a contribure a rendere corrosiva (scontri e disperazione) la crisi che stiamo vivendo, che non è semplicemente finanziaria, ma al tempo stesso economica, politica, sociale, istituzionale ed ecologica.

Esiste un paradigma che sembra ormai assiomatico in base al quale: la ricchezza determina il potere che a sua volta, con meccanismi sofisticati di retroazione di rafforzamento, favorisce ed enfatizza la concentrazione del denaro in mano a pochi e ciò determina nuove forme di plutocrazia su scala globale.

E' un sistema che si autoalimenta e autorigenera, assumendo forme del tutto nuove.

Ma quali sono i fattori che determinano e alimentano la disuguaglianza?

Ce ne sono molti, ma possiamo affermare che nella maggior parte dei casi non sono fattori naturali, non derivano dall'impegno, dalla capacità e talenti dei singoli individui, secondo il banale schema meritocratico individualista, bensì derivano dai meccanismi di forza e di potere nelle farie forme che assume il capitalismo globalizzato contemporaneo.

Secondo il Prof. Luciano Gallino le situazioni che alimentano la disuguaglianza sono riconducibili in estrema sintesi a due:

“1) i ricchi diventano più ricchi per virtù propria o altri fattori endogeni, senza togliere nulla ai poveri;

2) i ricchi diventano più ricchi perchè tramite vie dirette e indirette sottraggono reddito o ricchezza ai poveri.”1

Pare che la redistribuzione del reddito e della ricchezza verso l'alto (il vertice della scala sociale) sia la causa principale dell'aumento della disuguaglianza degli ultimi trent'anni nel mondo occidentale e non solo. E questa redistribuzione è stata possibile perchè le istituzioni di un tempo (in sintesi istituzioni democratiche) sono state progressivamente sostituite o fortemente condizionate da altre forme di potere orientate dal dogma o meglio dire, allineandoci a Jeffrey D. Sachs, dal “sofisma liberista”2

E' da questo sofisma che sono state generate molte scelte, sia a livello di apparati pubblici che privati, di chi detiene il vero potere:

  • le politiche retributive stagnanti per i salariati, in contrapposizione ai mega-bonus e remunerazioni erogati ai vertici delle mega-corporation;
  • le politiche fiscali “alla Reagan” (“demonizzazione delle tasse”) che hanno condizionato le scelte non solo degli Usa ma di tutti gli stati occidentali (es.: elevata tassazione sul lavoro e bassa sul capitale);
  • lo sviluppo dell'evasione e dell'elusione fiscale, con la garanzia dell'incolumità nei paradisi fiscali;
  • lo smantellamento progressivo del modello sociale europeo di welfare;
  • le politiche di bilancio pubbliche, che con l'enormità degli interessi da pagare sul debito pubblico, stanno progressivamente comprimendo la spesa pubblica per i servizi sociali e per le politiche redistributive a favore degli ultimi o dei meno fortunati 3
  • la privatizzazione dei servizi pubblici e la statalizzazione delle mega perdite delle istituzioni finanziarie per evitarne il loro fallimento;
  • la manipolazione della tecno-scienza che ha consentito alle imprese (in particolare alle multinazionali), attraverso automazione-robot e altri marchingegni, di eliminare dai processi produttivi milioni lavoratori, scaricandoli come merce obsoleta nell'esercito dei disoccupati di massa (spirale: disoccupazione -debito pubblico – tasse – disoccupazione - altro debito e via così);
  • la globalizzazione che ha fatto anche la sua parte con le massicce attività di delocalizzazione industriale e produttiva, che sfrutta le divergenze abissali dei salari tra i paesi occidentali e gli altri paesi “in via di sviluppo o emergenti” (“i nuovi arbitraggi del lavoro e fiscali su scala planetaria”4 5) e che genera una convergenza che forse si realizza solo tra i nuovi schiavi ed i nuovi disoccupati e precari dell'”ex mondo ricco ed opulento”, data la vulnerabilità e scivolamento verso livelli crescenti di precarietà di quello che un tempo era definito “il ceto medio” delle società industrializzate;
  • la corsa sfrenata alla finanziarizzazione dell'economia non ha fatto altro che enfatizzare le divergenze tra chi ha disponibilità di capitali e chi non ha niente da investire negli Hedge fund, nei derivati “dalle mille leve” ecc.;
  • La grande deregulation e lo sviluppo delle “Big Lobbies” che hanno trasformato molti parlamenti nelle casse di risonanza di gruppi di interesse privato.


Da ultimo, ma non certo per importanza è l' ”Hybris consumistica, il mito dell'abbondanza materiale ed il paradigma della dismisura e dell'illimitatezza e dell'illusione prometeica dell'Occidente in contrapposizione al paradigma del limite.6

E' la ricerca di andare spasmodicamente oltre il limite che credo abbia contribuito non poco a creare questa grande patologia rappresentatata dagli attuali livelli di disuguaglianza. 
E' questa ossessione per l'economicismo che ha portato a creare un enorme divario o dissociazione tra il fine che continua a darsi il capitalismo (accumulazione del profitto) ed un fine che possiamo definire superiore e che è rappresentato dal bene comune dell'umanità nel rispetto  dell'ecosistema del pianeta.

Antonello B.












1Il colpo di Stato di BANCHE E GOVERNI – L'attacco alla democrazia in Europa – Einaudi - 2013
2Il prezzo della civiltà- La crisi del capitalismo e la nuova strada cerso la prosperità – Jeffrey D. Sachs – Codie Edizioni – 2012.
3Gli interessi pagati sugli enormi debiti pubblici contribuiscono al meccanismo pernicioso di alimentazione della disuguaglianza in quanto preservano il capitale a chi ce l'ha e tolgono quel poco a chi non riesce ad arrivare neanche a metà mese.
4Global labor arbitrage” is an economic phenomenon where, as a result of the removal of or disintegration of barriers to international trade, jobs move to nations where labor and the cost of doing business (such as environmental regulations) is inexpensive and/or impoverished labor moves to nations with higher paying jobs (Fonte: Wikipedia).
5“ (…) The mobility of capital is linked to tax competition, in which sovereign countries lower their tax rates on income earned by foreigners within their borders in order to attract both portfolio and direct investment. (Globalization, Tax Competition and the Fiscal Crisis of the Welfare State – Reuven S. Avi Yonah - University of Michigan Law School – 2000).

6“Limite – Serge Latouche – Bollati Boringhieri -2012.

domenica 2 febbraio 2014

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo per una società più giusta ed equa

Diagostica - I fondamentali

  1. La grande frattura della mega-disuguaglianza economica e sociale del modello capitalistico globalizzato (II ^parte)

Ovunque c'è grande proprietà, c'è grande disuguaglianza.
Per ogni molto ricco, ci devono essere almeno cento poveri...
La disposizione ad ammirare, e quasi a venerare, il ricco e il potente, e a disprezzare o almeno a tascurare persone di condizione bassa e mediocre, è la grande e la più universale causa della corruzione dei nostri sentimenti morali.”
(A. Smith – Teoria dei sentimenti morali)


No! Il trickle down non ha funzionato, anzi si è verificato un capovolgimento del flusso della ricchezza e del reddito a livello globale e all'interno dei singoli paesi.


... ha funzionato molto bene il trickle up: dalla base al vertice della piramide della ricchezza.


E come dice Zygmut Bauman “La ricchezza accumulata al vertice della società ha mancato clamorosamente di <<filtrare verso il basso>> così da rendere un po' più ricchi tutti quanti noi o farci sentire più sicuri, più ottimisti circa il futuro nostri e dei nostri figli..1

Mi pare molto chiaro e molto drammatico quanto evidenziato nel documento dell'OXFAM del 20 gennaio 2014 di cui riporto alcuni passi salienti:


Almost half of the world’s wealth is now owned by just one percent of the population.
The wealth of the one percent richest people in the world amounts to $110 trillion. That’s 65 times the total wealth of the bottom half of the world’s population.
The bottom half of the world’s population owns the same as the richest 85 people in the world.
Seven out of ten people live in countries where economic inequality has increased in the last 30 years.
The richest one percent increased their share of income in 24 out of 26 countries for which we have data between 1980 and 2012.
In the US, the wealthiest one percent captured 95 percent of post-financial crisis growth since 2009, while the bottom 90 percent became poorer. “

Centinaia di studi e grafici sono stati elaborati per visualizzare la corsa alla GRANDE DISUGUAGLIANZA che definisco sistemica e implicita dell'attuale modello produttivo su scala globale...

Inequality in historical perspective: Convergence/divergence during different
economic regimes (Milanovic 2005)





...eccetera, eccetera....

Questi livelli di disuguaglianza credo non siano mai stati raggiunti prima in tutta la storia dell'umanità, o forse dobbiamo risalire all'epoca dei faraoni, ma comunque in chiave post-moderna, data l'attuale grande leva della tecno-scienza che con un tasto riesce a muovere il mondo.

E' come se la mega-macchina del modello ipercapitalistico si fosse trasformata in un'enorme idrovora al servizio di pochi eletti.

E' evidente che questi livelli di plutocrazia sono in grado di condizionare le sorti di interi paesi e di continenti (OXFAM):

  • in Africa le grandi multinazionali sfruttano la loro influenza per ottenere vantaggi fiscali a scapito dei bilanci pubblici che potrebbero usare le risorse per ridurre la povertà;

  • i giganti del digitale trovano tutte le scappatoie per pagare meno tasse sui loro immensi profitti;

  • in 29 su 30 paesi sviluppati o in via di sviluppo la tassazione per chi ha i redditi e patrimoni più elevati non fa che diminuire.


Ancora L'OXFAM ci avverte che:

This massive concentration of economic resources in the hands of fewer people presents a significant threat to inclusive political and economic systems. Instead of moving forward together, people are increasingly separated by economic and political power, inevitably heightening social tensions and increasing the risk of societal breakdown.

(…) laws and regulations are now designed to benefit the rich....”

Non possiamo più credere alla storiella che queste disuguaglianze sono necessarie per la “meritocrazia” e cioè che queste ricchezze e redditi sono meritati in quanto dovuti alle capacità, talenti naturali ed impegno dei singoli e che un maggior livello di uguaglianza costituisce un'utopia o una minaccia al benessere del genere umano.

Non pensiamo affatto di poter giustificare questi livelli di disuguaglianza e condividiamo pienamente quanto affermato da Daniel Dorling:
“… la disuguaglianza sociale nei paesi ricchi persiste a causa della fede tenace nei dogmi dell'ingiustizia, e può essere uno choc per le persone scoprire a un certo punto che forse c'è qualcosa di sbagliato in molta parte del tessuto ideologico della società in cui viviamo. Come quelli le cui famiglie possedevano un tempo le piantagioni coltivate dagli schiavi dovevano considerare naturale quel tipo di proprietà al tempo della schiavitù, e come il non voto alle donne era considerato un tempo <<una condizione di natura>>, così tante grandi ingiustizie dei nostri giorni sono, per molti, semplicemente parte del panorama della normalità.”2


Ma purtroppo la corsa alla disuguaglianza e all'avidità senza limite non ha contaminato solo l'Occidente, ma si è estesa a macchia d'olio in tutto il pianeta (si veda l'ultimo scandalo in chiave globale: “Cina: svelati conti degli oligarchi in paradisi fiscali”).

E' evidente che il detto beati gli ultimi...” può funzionare solo in un paradiso cristiano, perchè in quello reale vale ben di più il detto: beati i primi nei mercati a “fiscalità agevolata - offshore”!

In fondo questa patologia ormai globale è lo specchio e il carattere della società in cui viviamo che si alimenta dei dogmi dell'ingiustizia e che crea nuove forme di povertà estremamente corrosive.

C'è il rischio che se continua a piovere sul bagnato gli argini si rompano e il dissesto ambientale diventi anche un dissesto sociale.

Antonello B.




1“La riccheza di pochi avvantaggia tutti” FALSO! Zygmunt Bauman – Laterza (2013)

2Injustice – Why social inequality persists – Daniel Dorling – The Policy press Bristol- 2011.