Verso modelli post-capitalistici
Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!
Contro la miseria e la schiavitù del modello imperante!
Sistemi, Paradigmi, Mutazioni e Paradossi Criminali
Verso una Società Gassosa del Criminismo 4.0
Flash ed abbagli dal labirinto
Nel settembre
del 2017, mi domandavo se i “nostri nuovi eroi” Trump, Putin, Erdogan, Modi,
Kim Jong-un, Merkel, Xi Ping avrebbero potuto ridare il sorriso e una dimensione di
sostenibilità al pianeta martoriato che ancora chiamiamo “Terra”.
La speranza è
sempre l’ultima a morire, ma con queste nuove élite non credo che ci possa
essere ancora spazio per questo stato d’animo.
Leggo un Trump
che ci inebria e ci spiazza dall’alto dei suoi tweets che appaiono sempre più simil-editti
di un Nerone in salsa postmoderna.
Ascolto un Putin,
tronfio, tronfio, mentre ci svela le nuove armi invincibili di Mosca.
Vedo un Erdogan
sbaciucchiare una bambina, vestita in uniforme completa dei berretti bruni <<(…) lei, visibilmente emozionata, chiusa nella sua divisa che le
sta molto larga, si sente particolarmente a disagio e si mette a piangere. “Una
soldatessa dei berretti bruni non piange, lo sai?” la rimprovera dolcemente il
presidente turco. Poi le trova una bandiera turca in una delle tasche e trova
il suo modo per consolarla e incoraggiarla: “Ha la bandiera turca in tasca. Se
diventerà una martire, a Dio piacendo, la avvolgeremo con quella. Sei pronta a
tutto, non è vero?”>>[1]
Xi, invece, è
quello intento a proiettare il suo potere oltre gli attuali limiti temporali dei
due mandati per riuscire a vedere compiuto il suo progetto della “nuova via
della seta”: << Il Partito comunista ha proposto un emendamento costituzionale
che cancella «il limite di due mandati consecutivi» per il presidente e il
vice-presidente della Repubblica popolare.[2]
Modi, paradossalmente, si pronuncia,
all’ultimo World Economic Forum a Davos, in difesa della globalizzazione dei
mercati e del multilateralismo: <<
Climate change, terrorism and the backlash against globalization are the three
most significant challenges to civilization as we know it, Indian Prime
Minister Narendra Modi said at the World
Economic Forum’s Annual Meeting 2018 in Davos, Switzerland.>>
Kim giocherella
con il suo ultimo missile;
la Merkel, dopo
quasi 6 mesi dalle elezioni, sembra aver trovato la quadra per una Grosse
Koalition e si accinge con Macron a varare progetti di riforma per il rilancio
di Europa, forse ancora più tedesca, a due velocità.
-0-
E’ intorno a
questi personaggi, ed al potere che essi rappresentano, che gira il mondo postmoderno,
con le sue moltitudini sempre più disorientate e rabbiose.
Alcuni di
essi hanno cavalcato e continuano a cavalcare la globalizzazione dei mercati
(Xi), altri sono venuti alla ribalta per effetto della reazione alle crisi
sociali, istituzionali ed economiche prodotte dal neoliberismo e del capitalismo
assoluto (Trump).
Non sono
stati loro a guastare il mondo. Anche loro sono “a busta paga” delle nuove
élite plutocratiche transnazionali (sono loro stessi a loro volta plutocrazie),
ma hanno in mano leve che possono accelerare lo scoccare della mezzanotte all’orologio
dell’apocalisse.[3]
A ben sintetizzarci
come si è guastato il mondo, almeno quello occidentale che noi conosciamo, è
stato, tra gli altri, Tony Judt:
<<C’è qualcosa
di profondamente sbagliato nel nostro modo di vivere, oggi. Per trent’anni
abbiamo trasformato in virtù il perseguimento dell’interesse materiale
personale: anzi, ormai questo è l’unico scopo collettivo che ancor ci rimane.
Sappiamo quanto costano le cose, ma non quanto valgono. Non ci chiediamo più,
di una sentenza di un tribunale o di una legge, se sia buona, se sia equa, se
sia gusta, se sia corretta, se contribuirà a rendere migliore la società o il
mondo. Erano queste, un tempo, le domande politiche per eccellenza, anche se
non era facile dare una risposta.
(…) Il
materialismo e l’egoismo della vita contemporanea non sono aspetti intrinseci
della condizione umana. Gran parte di ciò che oggi appare “naturale” risale
agli anni Ottanta: l’ossessione per la creazione di ricchezza, il culto della
privatizzazione e del settore privato, le disparità crescenti fra ricchi e
poveri. E soprattutto la retorica che accompagna tutto questo: l’ammirazione
acritica per i mercati liberi da lacci e laccioli, il disprezzo per il settore
pubblico, l’illusione di una crescita senza fine>>[4]
E’ ancora più
esplicito Diego Fusaro nel definire l’attuale cultura e ideologia del sistema mondo
globalizzato:
<< La globalizzazione è la forma flessibile e postmoderna dell’imperialismo:
l’esatto opposto, dunque, del tranquillizzante universalismo irenico dei
diritti umani con cui viene presentata dal pensiero
unico politicamente corretto. (…) Il nuovo imperialismo del tempo globalizzato
mira oggi ad includere, con ospitalità solo apparente, tutti i popoli e le
nazioni nell’unico modello internazionalizzato del sistema neoliberale, in uno
svuotamento pressoché integrale della sovranità nazionale e dell’egemonia del
politico sull’economico. (…) Le misure politico-economiche del neoliberismo
(Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, deregulation,
disoccupazione in massa, salari che non garantiscono più redditi dignitosi),
ossia quelle imposizioni che, se attuate tutte insieme, avrebbero
verosimilmente scatenato risposte in senso rivoluzionario, sono state applicate
con lenta ma inflessibile gradualità. Le si sono sempre presentate come l’esito
di processi irreversibili in atto, come necessità emergenziali dettate dalla
crisi. Si è, così, consumato gradualmente, nel silenzio generale, il massacro
del lavoro e degli oppressi ad opera della violenza economica (…). La retorica
ideologica ripete compulsivamente che la violenza è una categoria politica del
passato, dei totalitarismi fortunatamente estinti, o, nel presente, di singoli
individui impazziti, mai nella società in quanto tale, delle perverse norme
dell’economia che sacrifica impietosamente sul suo altare le vite umane.
Rispetto ai totalitarismi del passato, che se non altro assegnavano un volto e
un nome ai loro carnefici (Hitler, Stalin, Mussolini, ecc.), quello del mercato
opera nell’anonimato, occultato dall’invisibile coltre di leggi silenziose dell’economia
e della sua spettrale oggettività. La sola mano invisibile esistente è oggi
quella della violenza del fanatismo economico e del monoteismo del mercato.>>[5]
In sintesi sono
le forze della controrivoluzione liberale, che agiscono, su scala globale, ormai
dagli anni ’80 del secolo scorso con l’illusione o meglio la retorica della
crescita senza fine e che ci hanno consegnato su un piatto d’argento la “società del rischio” (Ulrich Beck), la “società liquida” (Zygmunt Bauman) e ora,
questa è la mia tesi, lo scenario di una società
gassosa e esplosiva.
E’ una
società esplosiva perché le dimensioni
quantitative (crescita quantitativa) di molti fenomeni sono ormai fuori controllo. Pensiamo solo a:
·
crescita demografica;
·
crescita del numero degli individui che
vivono nelle megalopoli;
·
crescita dei consumi energetici e dello sfruttamento
delle risorse naturali;
·
crescita della CO2;
·
crescita delle disuguaglianze;
·
crescita della temperatura dell’atmosfera e delle
tempeste climatiche;
·
crescita della produzione di armamenti;
·
crescita della finanza;
·
crescita della produzione di rifiuti;
·
crescita dei flussi migratori;
·
crescita della potenza tecno-scientifica;
(…)
La cultura tecno-economicistica del
pensiero unico mercatista-neoliberista ha prodotto la moltiplicazione delle
quantità e queste quantità oggi sono FUORI CONTROLLO e la Politica è ormai come il gatto che non
prende più il topo.
La miscela della cultura della
crescita infinita assieme alle rivoluzioni tecno-scientifiche ha prodotto la
condizione di stato “gassoso-esplosivo” attuale. Ma questa miscela è molto più
pericolosa rispetto a quelle del passato. Questa miscela si è fatta micidiale
per l’aggiunta di una componente che è divenuta strutturale e sistemica su scala
globale: quella della violenza
che esprime il meglio delle sue potenzialità di devastazione attraverso le varie
forme di predazione e crimine
postmoderno in tutte le sue configurazioni mutanti attuali e
prospettiche.
Siamo entrati nell’era del crimine
sistemico o del criminismo 4.0. Mentre
il crimine 1.0 possiamo associarlo alle condizioni di Homo Homini Lupus degli
antichi, quello 2.0 alle situazioni tipiche delle potenze imperiali
territoriali delle varie epoche storiche, il crimine 3.0 ai totalitarismi nazionalistici
del XX° secolo, quello contemporaneo che definisco 4.0 è caratterizzato di
interdipendenze dei fenomeni di violenza in tempo reale – massmedializzato e socialnettizzato per effetto della compressione dello spazio-tempo su una scala globale.
Forse anche Saskia Sassen può
confermare questa mia tesi quando dice:
<< Uno degli ostacoli maggiori è
la crescita di quelle forze che io chiamo “formazioni predatorie complesse”. Il
termine “predatorio” è particolarmente importante: riesce a restituire in mdo
efficace la violenza che sottintende quel che nella maggior parte dei casi è
descritto con n linguaggio più delicato, indiretto. Un primo aspetto che emerge
è infatti che la complessità delle dinamiche negative del capitalismo
contemporaneo ne camuffa facilmente il carattere predatorio: spesso non c’è
quella brutalità che risulta auto-evidente in una fabbrica che sfrutta i
lavoratori o in una miniera. Al contrario, le componenti centrali delle “formazioni
predatorie” includono elementi caratteristici di molte delle più ammirevoli
forme di conoscenza che siano state prodotte dall’uomo: riflessioni filosofiche
raffinate, versioni avanzate del diritto, sistemi di contabilità ricavati dagli
algoritmi matematici, efficienti strumenti della logistica, e via dicendo.>>[6]
(continua…)
Antonello B.
4 marzo 2018
[1]
http://www.analisidifesa.it/2018/03/erdogan-e-la-bambina-martire-scene-da-una-turchia-che-non-vogliamo-vedere/
(1/3/2018 – Stefano Magni)
[2]
http://www.lastampa.it/2018/02/26/esteri/xi-potere-senza-limiti-cambia-la-costituzione-per-emulare-mao-ZyZ07QY0Y997VdrxxxLFZP/pagina.html
(26/2/2018 - Francesco Radicioni)
[3] “2018: IT IS 2 MINUTES TO MIDNIGHT (…) Because
of the extraordinary danger of the current moment, the Science and Security
Board today moves the minute hand of the Doomsday Clock 30 seconds closer to
catastrophe. It is now two minutes to midnight—the closest the Clock has ever
been to Doomsday, and as close as it was in 1953, at the height of the Cold
War.” (https://thebulletin.org/2018-doomsday-clock-statement -
25/01/2018 -Rachel Bronson)
[4]
“Guasto è il mondo, Tony Judt – Editori Laterza - 2012
[5]
“Europa e capitalismo - Per riaprire il futuro, Diego Fusaro – Ed. Mimesis
-2015
[6]
“Sinistra, combatti i predoni – Saskia Sassen – l’Espresso 25 febbraio 2018.












