La speranza

La speranza

domenica 4 marzo 2018

#CRIMINISMO 4.0 - VERSO UNA SOCIETA' GASSOSA ED ESPLOSIVA.


Verso modelli post-capitalistici



Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo

per una società più giusta ed equa!

Contro la miseria e la schiavitù del modello imperante!



Sistemi, Paradigmi, Mutazioni e Paradossi Criminali



Verso una Società Gassosa del Criminismo 4.0



Flash ed abbagli dal labirinto



Nel settembre del 2017, mi domandavo se i “nostri nuovi eroi” Trump, Putin, Erdogan, Modi, Kim Jong-un, Merkel, Xi Ping avrebbero potuto ridare il sorriso e una dimensione di sostenibilità al pianeta martoriato che ancora chiamiamo “Terra”.

La speranza è sempre l’ultima a morire, ma con queste nuove élite non credo che ci possa essere ancora spazio per questo stato d’animo.

Leggo un Trump che ci inebria e ci spiazza dall’alto dei suoi tweets che appaiono sempre più simil-editti di un Nerone in salsa postmoderna.

Ascolto un Putin, tronfio, tronfio, mentre ci svela le nuove armi invincibili di Mosca.

Vedo un Erdogan sbaciucchiare una bambina, vestita in uniforme completa dei berretti bruni <<(…) lei, visibilmente emozionata, chiusa nella sua divisa che le sta molto larga, si sente particolarmente a disagio e si mette a piangere. “Una soldatessa dei berretti bruni non piange, lo sai?” la rimprovera dolcemente il presidente turco. Poi le trova una bandiera turca in una delle tasche e trova il suo modo per consolarla e incoraggiarla: “Ha la bandiera turca in tasca. Se diventerà una martire, a Dio piacendo, la avvolgeremo con quella. Sei pronta a tutto, non è vero?”>>[1]  

Xi, invece, è quello intento a proiettare il suo potere oltre gli attuali limiti temporali dei due mandati per riuscire a vedere compiuto il suo progetto della “nuova via della seta”: << Il Partito comunista ha proposto un emendamento costituzionale che cancella «il limite di due mandati consecutivi» per il presidente e il vice-presidente della Repubblica popolare.[2]

Modi, paradossalmente, si pronuncia, all’ultimo World Economic Forum a Davos, in difesa della globalizzazione dei mercati e del multilateralismo: << Climate change, terrorism and the backlash against globalization are the three most significant challenges to civilization as we know it, Indian Prime Minister Narendra Modi said at the World Economic Forum’s Annual Meeting 2018 in Davos, Switzerland.>>

Kim giocherella con il suo ultimo missile;

la Merkel, dopo quasi 6 mesi dalle elezioni, sembra aver trovato la quadra per una Grosse Koalition e si accinge con Macron a varare progetti di riforma per il rilancio di Europa, forse ancora più tedesca, a due velocità.



-0-

E’ intorno a questi personaggi, ed al potere che essi rappresentano, che gira il mondo postmoderno, con le sue moltitudini sempre più disorientate e rabbiose.

Alcuni di essi hanno cavalcato e continuano a cavalcare la globalizzazione dei mercati (Xi), altri sono venuti alla ribalta per effetto della reazione alle crisi sociali, istituzionali ed economiche prodotte dal neoliberismo e del capitalismo assoluto (Trump).

Non sono stati loro a guastare il mondo. Anche loro sono “a busta paga” delle nuove élite plutocratiche transnazionali (sono loro stessi a loro volta plutocrazie), ma hanno in mano leve che possono accelerare lo scoccare della mezzanotte all’orologio dell’apocalisse.[3]



A ben sintetizzarci come si è guastato il mondo, almeno quello occidentale che noi conosciamo, è stato, tra gli altri, Tony Judt:

 <<C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel nostro modo di vivere, oggi. Per trent’anni abbiamo trasformato in virtù il perseguimento dell’interesse materiale personale: anzi, ormai questo è l’unico scopo collettivo che ancor ci rimane. Sappiamo quanto costano le cose, ma non quanto valgono. Non ci chiediamo più, di una sentenza di un tribunale o di una legge, se sia buona, se sia equa, se sia gusta, se sia corretta, se contribuirà a rendere migliore la società o il mondo. Erano queste, un tempo, le domande politiche per eccellenza, anche se non era facile dare una risposta.

(…) Il materialismo e l’egoismo della vita contemporanea non sono aspetti intrinseci della condizione umana. Gran parte di ciò che oggi appare “naturale” risale agli anni Ottanta: l’ossessione per la creazione di ricchezza, il culto della privatizzazione e del settore privato, le disparità crescenti fra ricchi e poveri. E soprattutto la retorica che accompagna tutto questo: l’ammirazione acritica per i mercati liberi da lacci e laccioli, il disprezzo per il settore pubblico, l’illusione di una crescita senza fine>>[4]

E’ ancora più esplicito Diego Fusaro nel definire l’attuale cultura e ideologia del sistema mondo globalizzato:

 << La globalizzazione è la forma flessibile e postmoderna dell’imperialismo: l’esatto opposto, dunque, del tranquillizzante universalismo irenico dei diritti umani con cui viene presentata dal pensiero unico politicamente corretto. (…) Il nuovo imperialismo del tempo globalizzato mira oggi ad includere, con ospitalità solo apparente, tutti i popoli e le nazioni nell’unico modello internazionalizzato del sistema neoliberale, in uno svuotamento pressoché integrale della sovranità nazionale e dell’egemonia del politico sull’economico. (…) Le misure politico-economiche del neoliberismo (Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, deregulation, disoccupazione in massa, salari che non garantiscono più redditi dignitosi), ossia quelle imposizioni che, se attuate tutte insieme, avrebbero verosimilmente scatenato risposte in senso rivoluzionario, sono state applicate con lenta ma inflessibile gradualità. Le si sono sempre presentate come l’esito di processi irreversibili in atto, come necessità emergenziali dettate dalla crisi. Si è, così, consumato gradualmente, nel silenzio generale, il massacro del lavoro e degli oppressi ad opera della violenza economica (…). La retorica ideologica ripete compulsivamente che la violenza è una categoria politica del passato, dei totalitarismi fortunatamente estinti, o, nel presente, di singoli individui impazziti, mai nella società in quanto tale, delle perverse norme dell’economia che sacrifica impietosamente sul suo altare le vite umane. Rispetto ai totalitarismi del passato, che se non altro assegnavano un volto e un nome ai loro carnefici (Hitler, Stalin, Mussolini, ecc.), quello del mercato opera nell’anonimato, occultato dall’invisibile coltre di leggi silenziose dell’economia e della sua spettrale oggettività. La sola mano invisibile esistente è oggi quella della violenza del fanatismo economico e del monoteismo del mercato.>>[5]

In sintesi sono le forze della controrivoluzione liberale, che agiscono, su scala globale, ormai dagli anni ’80 del secolo scorso con l’illusione o meglio la retorica della crescita senza fine e che ci hanno consegnato su un piatto d’argento la “società del rischio” (Ulrich Beck), la “società liquida” (Zygmunt Bauman) e ora, questa è la mia tesi, lo scenario di una società gassosa e esplosiva.

E’ una società esplosiva perché le dimensioni quantitative (crescita quantitativa) di molti fenomeni sono ormai fuori controllo. Pensiamo solo a:

·         crescita demografica;

·         crescita del numero degli individui che vivono nelle megalopoli;

·         crescita dei consumi energetici e dello sfruttamento delle risorse naturali;

·         crescita della CO2;

·         crescita delle disuguaglianze;

·         crescita della temperatura dell’atmosfera e delle tempeste climatiche;

·         crescita della produzione di armamenti;

·         crescita della finanza;

·         crescita della produzione di rifiuti;

·         crescita dei flussi migratori;

·         crescita della potenza tecno-scientifica;

(…)

La cultura tecno-economicistica del pensiero unico mercatista-neoliberista ha prodotto la moltiplicazione delle quantità e queste quantità oggi sono FUORI CONTROLLO  e la Politica è ormai come il gatto che non prende più il topo.

La miscela della cultura della crescita infinita assieme alle rivoluzioni tecno-scientifiche ha prodotto la condizione di stato “gassoso-esplosivo” attuale. Ma questa miscela è molto più pericolosa rispetto a quelle del passato. Questa miscela si è fatta micidiale per l’aggiunta di una componente che è divenuta strutturale e sistemica su scala globale: quella della violenza che esprime il meglio delle sue potenzialità di devastazione attraverso le varie forme di predazione e crimine  postmoderno in tutte le sue configurazioni mutanti attuali e prospettiche.

Siamo entrati nell’era del crimine sistemico o del criminismo 4.0. Mentre il crimine 1.0 possiamo associarlo alle condizioni di Homo Homini Lupus degli antichi, quello 2.0 alle situazioni tipiche delle potenze imperiali territoriali delle varie epoche storiche,  il crimine 3.0 ai totalitarismi nazionalistici del XX° secolo, quello contemporaneo che definisco 4.0 è caratterizzato di interdipendenze dei fenomeni di violenza in tempo reale – massmedializzato e socialnettizzato per effetto della  compressione dello spazio-tempo  su una scala globale.

Forse anche Saskia Sassen può confermare questa mia tesi quando dice:
<< Uno degli ostacoli maggiori è la crescita di quelle forze che io chiamo “formazioni predatorie complesse”. Il termine “predatorio” è particolarmente importante: riesce a restituire in mdo efficace la violenza che sottintende quel che nella maggior parte dei casi è descritto con n linguaggio più delicato, indiretto. Un primo aspetto che emerge è infatti che la complessità delle dinamiche negative del capitalismo contemporaneo ne camuffa facilmente il carattere predatorio: spesso non c’è quella brutalità che risulta auto-evidente in una fabbrica che sfrutta i lavoratori o in una miniera. Al contrario, le componenti centrali delle “formazioni predatorie” includono elementi caratteristici di molte delle più ammirevoli forme di conoscenza che siano state prodotte dall’uomo: riflessioni filosofiche raffinate, versioni avanzate del diritto, sistemi di contabilità ricavati dagli algoritmi matematici, efficienti strumenti della logistica, e via dicendo.>>[6]

(continua…)



Antonello B.

4 marzo 2018



[1] http://www.analisidifesa.it/2018/03/erdogan-e-la-bambina-martire-scene-da-una-turchia-che-non-vogliamo-vedere/ (1/3/2018 – Stefano Magni)
[2] http://www.lastampa.it/2018/02/26/esteri/xi-potere-senza-limiti-cambia-la-costituzione-per-emulare-mao-ZyZ07QY0Y997VdrxxxLFZP/pagina.html (26/2/2018 - Francesco Radicioni)
[3] 2018: IT IS 2 MINUTES TO MIDNIGHT (…) Because of the extraordinary danger of the current moment, the Science and Security Board today moves the minute hand of the Doomsday Clock 30 seconds closer to catastrophe. It is now two minutes to midnight—the closest the Clock has ever been to Doomsday, and as close as it was in 1953, at the height of the Cold War.” (https://thebulletin.org/2018-doomsday-clock-statement  -  25/01/2018 -Rachel Bronson)
[4] “Guasto è il mondo, Tony Judt – Editori Laterza - 2012
[5] “Europa e capitalismo - Per riaprire il futuro, Diego Fusaro – Ed. Mimesis -2015
[6] “Sinistra, combatti i predoni – Saskia Sassen – l’Espresso 25 febbraio 2018.

mercoledì 6 settembre 2017

Cresci! Cresci! Accumula! Accumula! Danza! Danza!

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!
Contro la miseria e la schiavitù del modello imperante!

Sistemi, Paradigmi, Mutazioni e Paradossi Criminali

Cresci! Cresci! Accumula! Accumula! Danza! Danza!
(I)
Flash e abbagli dal labirinto

Non è più una semplice questione di crisi economica e finanziaria!!!

I messaggi, le dichiarazioni e gli studi che arrivano da diverse e qualificate fonti ci presentano scenari apocalittici e catastrofici per la specie umana.

Vediamone alcuni (ho l’imbarazzo della scelta):

<<Overshoot Day, il 2 agosto 'budget' di risorse naturali esaurito per il pianeta Mai così presto da quando è stato calcolato per la prima volta. A questi ritmi, secondo il Global Footprint Network, per soddisfare il nostro fabbisogno attuale di risorse naturali ci servirebbero 1,7 pianeti. Ma ne abbiamo a disposizione uno solo.>> (cfr: adkronos 1/08/2017)
<<Qualche ragionamento ed alcuni numeri per tutti: la Terra ha 4,5 miliardi di anni ed ha appunto subito le precedenti estinzioni di massa a causa di eventi esterni, con meteoriti, esplosioni di stelle, variazioni di temperatura ed ogni volta ha ricostruito la vita. L’uomo la abita da 200 mila anni ed in 250 anni potrebbe essere il primo caso di estinzione causata dai suoi stessi abitanti.>> (cfr: tablet roma 16/8/2017).

<<Uno studio effettuato dai biologi dell’Università di Stanford e dell’Università nazionale autonoma del Messico dimostra che la Terra sta vivendo la sesta estinzione di massa della sua storia. A rischio intere specie di uccelli, mammiferi, anfibi e rettili.>> (cfr. “Biodiversità a rischio, ecco la sesta estinzione di massa. www.nonsoloambiente.it Valentina Tibaldi 1/9/2017).

<<Iucn, un quarto terre aride è a rischio desertificazione Sos in vista di conferenza Onu in Cina. Almeno un quarto delle terre aride, ovvero gli habitat tipo savana, è già a rischio desertificazione: salvarle richiede investimenti urgenti ma significherebbe mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e garantire sicurezza alimentare a milioni di persone. È l'appello lanciato dall'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) in vista della 13/ma sessione della Conferenza delle parti Onu per la lotta alla desertificazione che si apre domani a Ordos, in Cina. Secondo lo Iucn tra il 25 e il 35% delle terre aride è già in fase di degrado. (cfr. ANSA - ROMA, 05 SET 2017).

<<Groenlandia, i ghiacci si stanno sciogliendo. "Il mare si alzerà di 7 metri">> (www.afafriitaliani.it 17/08/2017).

<<L’inquinamento uccide ogni anno 12,6 milioni di persone nel mondo. In pratica una morte su quattro del totale delle morti. E la colpa è dell’acqua poco salubre, dell’aria inquinata, del suolo contaminato, dei cambiamenti climatici, delle radiazioni ultraviolette e delle diverse esposizioni chimiche che sono la causa diretta o indiretta di almeno 103 malattie sulle 133 esaminate e per le quali si evidenzia un nesso causale con l’inquinamento. I dati sono stati diffusi oggi dall’OMS che ha presentato il secondo rapporto su “La prevenzione delle malattie attraverso ambienti sani: una valutazione globale del carico di malattia da rischi ambientali“, che giunge a dieci anni esatti dal primo report sul tema dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.>> (www.simaonlus.it – consultato il 6/9/2017)
-o-

Nel 1982, così scriveva Fritjof Capra[1]:

 << All’inizio degli ultimi due decenni del nostro secolo (Ndr. XX° secolo) ci troviamo in uno stato di crisi profonda a livello mondiale. E’ una crisi complessa, multidimensionale, le cui svariate sfaccettature toccano ogni aspetto della nostra vita: la nostra salute e i nostri mezzi di sussistenza, la qualità del nostro ambiente e dei nostri rapporti sociali, la nostra economia, tecnologia e politica. E’ una crisi di dimensioni intellettuali, morali e spirituali, una crisi di una scala e di un’urgenza che non hanno precedenti nella storia umana. Per la prima volta ci troviamo di fronte alla minaccia, molto reale, dell’estinzione della specie umana e di ogni forma di vita sul nostro pianeta. (…) Ciò di cui abbiamo bisogno, per prepararci alla grande transizione nella quale stiamo per entrare, è  un profondo riesame dei principali presupposti e valori della nostra cultura, un rifiuto di quei modelli concettuali che sono sopravvissuti alla loro utilità, e un nuovo riconoscimento di alcuni fra i valori che abbiamo abbandonato in periodi precedenti della nostra storia culturale. Un mutamento così profondo nella mentalità della cultura occidentale deve essere accompagnato naturalmente da una profonda modificazione della maggior parte dei rapporti sociali e delle forme di organizzazione sociale: da mutamenti che vadano molto oltre le misure superficiali di riaggiustamento economico e politico che vengono presi in considerazione dai capi politici di oggi. (…). Il nostro progresso è stato quindi in gran parte una questione razionale e intellettuale, e quest’evoluzione unilaterale ha raggiunto ora una fase molto preoccupante, una situazione così paradossale da sfiorare la pazzia. Noi siamo in grado di controllare l’atterraggio morbido di sonde spaziali su pianeti lontani, ma siamo incapaci d controllare i gas inquinanti liberati dalle nostre automobili e dalle nostre fabbriche. Proponiamo comunità utopistiche in gigantesche colonie spaziali ma non siamo in grado di amministrare le nostre città. Il mondo commerciale ci fa credere che le enormi industrie che producono cibi per cani e per gatti e cosmetici siano un segno del nostro tenore di vita, mentre gli economisti tentano di dirci che non possiamo “permetterci” un’assistenza sanitaria adeguata, istruzione per tutti o trasporti pubblici all’altezza.>>

Purtroppo dal 1982 ad oggi non c’è stata la svolta che aveva auspicato Fritjof Capra in senso ecologista e sostenibile. Il sistema dominante ha tirato dritto per la sua strada, ed i danni collaterali si sono trasformati in danni diretti e principali.

L’esaurimento delle risorse ambientali, l’estinzione di molte specie animali, la desertificazione, l’inquinamento ecc. sono gli effetti prodotti dalla megamacchina economica-finanziaria schizofrenica e anche, ormai possiamo affermarlo, criminale.

Questa megamacchina non è un dono divino - forse di divino c’è stato solo il comandamento  biblico “ dominerai sugli animali della terra, sui pesci del mare, sui volatili del cielo”- bensì è stata ideata, progettata e realizzata da quell’homo sapiens-sapiens che ha plasmato e miscelato la ragione (scienza e tecnica), le risorse (il capitale e il lavoro), il potere (sistemi politici e modelli economici) in nome (telos) del progresso, del benessere e della felicità.

In questi ultimi 40 anni, il motore della megamacchina, progettato dagli ingegneri e scienziati dei modelli neoliberistici del capitalismo globalizzato, è andato a pieni giri, imprimendo e imponendo una trasformazione sociale, economica e ambiente che non ha precedenti in tutta la storia dell’umanità. Le grandi metamorfosi che si sono generate hanno creato quello che ormai è sotto gli occhi di tutti: un grande caos ed il rischio di collasso globale.

Il telos non è più chiaro, il benessere sta diventando esclusivo dominio di pochi eletti, la felicità è sempre più nascosta, lontana e irraggiungibile per le masse e le moltitudini ed il progresso si sta trasformando rapidamente in regresso.

Riusciranno i nostri eroi Trump, Putin, Erdogan, Modi, Kim Jong-un, Merkel, Xi Ping a ridare il sorriso a quest’umanità e  vita sostenibile al pianeta? 

Ho molti dubbi!!!

(segue..)

06/09/2017

Antonello B.



“Il Punto di svolta. Scienza, società e cultura emergente – Titolo originale “The turning point”- Fritjof Capra – ed. Feltrinelli  XIV ed. 2013) [1]

sabato 10 giugno 2017

Drill baby drill!

DRILL BABY DRILL!

Dalle Trump Towers si sodomizza il mondo

America sospesa tra realtà e menzogne

0ccidente che puzza di vecchiume

L'oriente pronto a prendere il timone del Titanic

Mondo sempre sospeso tra crisi e catastrofe 

Apoteosi della democrazia spettacolo e
vergogna di rappresentanze parlamentari 
che neppure lo stadio può più accogliere

Gli angeli  della storia non volano più neanche all'indietro
Anche Bejamin è morto
Solo diavoli bianchi e neri 
con gemelli ai polsini o coltelli alla mano

Mentre si spiaggiano i figli di spermatozoi 
spruzzati nell'abbondanza della miseria
che sale, sale!

Cresce l'indice Dow Jones
pompato dai quantitative easing
e metadone post moderno del finanzcapitalismo,

Ma la vita non è qualitative easing
si schianta sulla porta serrata della fabbrica chiusa
dei job act che agiscono per precarizzare o per confermarne il solco
voucherizzandoti il futuro
finché non diventi merce di scarto

O sei già ab origine scarto

E gli scarti emergono in ogni dove 
dal labirinto putrido delle megalopoli
dei deserti asciugati dal sole o travolti dall'onda

Cosi si scioglie anche la Groenlandia 
E tutto si fa sempre più liquido

La bomba madre di tutte le bombe ti intima: Drill Baby Drill!
e le terre del Tigri e dell'Eufrate respireranno la polvere dei potenti


Ti rivolgerai a Siri per chiedere che tempo fa la prossima settimana
e Il robot ti risponderà:
"La prossima settimana sole caldissimo
ti consiglio di prendere la crema solare"
Ed ad un tuo grazie risponderà:
"Sono qui per questo e sono felice se tu sia felice".

Spegni l'Ipad soddisfatto

Antropocene docet?
No! Robotcene come nuovo imperatore!

DRILL BABY DRILL

Antonello B.

10 giugno 2017

sabato 24 dicembre 2016

Masters & V.I.P., Junk & Sacer e Pepper & Sophia

Verso modelli post-capitalistici

Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo
per una società più giusta ed equa!
Contro la miseria e la schiavitù del modello imperante!
 Sistemi, Paradigmi, Mutazioni e Paradossi Criminali
 Sesto Stato: Esuberi, Espulsi e Rifiuti Umani postmoderni
(Parte II)
Masters & V.I.P., Junk & Sacer e Pepper & Sophia

Flash e abbagli dal labirinto

I flash e i lampi ci abbagliano, ci frastornano, ci spiazzano…

Il “popolo” UK ha decretato il vaffa al progetto UE,

iI popolo trumpista Usa, il vaffa ai democratici elitisti clintoniani




e il “popolo” italiano del NO, il vaffa alla riforma costituzionale dei renzisti

-o-

Sul tapis roulant dell’obsolescenza accelerata dei simboli, dei valori e della vita scorre il nostro tempo caotico e controverso verso un destino ignoto, mentre la crisi non è più semplicemente un momento di squilibrio bensì una condizione permanente di una società disciplinata dal mercato, impregnata dal rischio e governata dal denaro e dal crimine. E chi meglio di Dardot e Laval può sintetizzare il nostro tempo:

<<Otto anni dopo l’esplosione della crisi, le diseguaglianze continuano a crescere, la volatilità del capitale continua ad essere alta, i sacrifici richiesti alle fasce sociali più modeste non smettono di moltiplicarsi, la situazione del mercato del lavoro continua a degradarsi, i sindacati sono sempre più anemici, la sinistra sempre più a pezzi, ciò che sopravvive della socialdemocrazia agonizza in diversi paesi, l’estrema destra procede a vele spiegate. L’Europa si frantuma, si strappa, si discredita. La xenofobia si propaga, i rifugiati politici e climatici muoiono in mare e lungo le strade, si è smesso di tenere il conto del numero delle vite distrutte dalla disoccupazione. Gli andamenti di borsa, dal canto loro, sono tornati a sfondare valori massimi prima di precipitare di nuovo, i prodotti derivati proliferano, i dividendi sono ripartiti in rialzo, lo shadow banking, condizione di operazione di credito nella più completa opacità, ha strappato il testimone alle banche classiche e gli hedge funds, in agguato di qualunque occasione di veloce profitto sui mercati, si sono ritagliati una bella nicchia a fianco degli investitori istituzionali (…) I paradisi fiscali, nei quali sono congelati tra i 20.000 e i 30.000 miliardi di dollari che sfuggono a qualunque fiscalità, prosperano come mai prima, sottraendosi ai timidi controlli. La finanza, l’immobiliare, il mondo politico continuano a vivere in stretta simbiosi: mai dal XIX secolo, con i suoi banchieri corrotti e i suoi baroni ladri, il denaro ha così tanto piegato la politica dei governanti alla propria legge. Le oligarchie politiche ed economiche hanno imposto la soluzione alla crisi: far rimborsare dalla gran parte dei lavoratori salariati e dei pensionati le somme investite per salvare il sistema finanziario dal fallimento e rilanciare l’accumulazione del capitale.>>[1]

Nella società disciplinata dall’ordo-liberismo il recupero del senso del bene comune assume forme di reazione populiste e manipolatorie.

Sul fronte occidentale del labirinto postmoderno, dai primi di ottobre scorso ad oggi, abbiamo assistito a due momenti storici “spartiacque” che segnano, insieme alla Brexit, tensione di forti rivolgimenti sociali e politici:
·         l’elezione di Trump a presidente degli Usa;
·         il netto rifiuto della riforma costituzionale proposta dall’accoppiata Renzi/Boschi.
A fronte di questi eventi, molti si sarebbero aspettati deflagrazioni dei mercati da “cigno nero”, ma le deflagrazioni al momento non ci sono state, anzi i sacri indici della borsa hanno raggiunto nuovi picchi, nuovi record.
<<Borsa Usa: Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq Composite toccano nuovi record>> (09/12/2016 08.05   Borse Internazionali – Finanza La Stampa)

Che cosa ci dicono questi esiti di “partecipazione democratica”, di partecipazione popolare? Ci dicono che la gente, il popolo sono stufi delle élite che sono attualmente al governo. Ma mi chiedo se la gente si fida dei “nuovi entranti”? Ho seri dubbi! Credo che il sistema non riesca a far altro che partorire vecchie forme di manipolazione che, grazie ai nuovi sistemi di comunicazione e di spettacolo, appaiono invece come cambiamenti e sostituzioni innovative.
E’ il popolo che decide? Se fosse il popolo a decidere siamo proprio sicuri che tutto andrebbe per il meglio e le corruzioni cesserebbero?
Chissà quale sarebbe l’esito se si sottoponesse al popolo il seguente quesito referendario: “Pensate e volete che il Sole giri intorno alla Terra? Se sì, allora barrate la casellina del SI, se non siete d’accordo, allora barrate quella del NO
Forse vincerebbe a stragrande maggioranza il SI, cioè la visione tolemaica dell’universo.
Bisogna fare molta attenzione alla manipolazione dei referendum e dei loro esiti. Non si tratta di essere a favore dell’elitismo oligarchico, ma neppure a favore di espressioni “popolari” suscettibili di manipolazioni, mistificazioni che appaiono superficiali, senza spazio per vere analisi e valutazioni degli impatti di certe scelte. La complessità contemporanea richiede nuove forme e processi di scelta politica che, nell’era robotronica, non sono stati ancora né pensati, né disegnati e neppure realizzati, tanto meno dai “movimenti dei “social network”.
Siamo forse all’inizio di un’età neofascista su scala globale? La globalizzazione è sul banco degli imputati? E’ forse perché la globalizzazione come villaggio globale ha perso il suo smalto? Non ha funzionato? Ha disilluso? Sembrerebbe di sì.
E la reazione è quella del Brexit per cui l’U.K. vorrebbe diventare il nuovo paradiso fiscale del capitalismo globale? O forse quella dell’elezioni di Trump a presidente dell’Impero americano? Oppure ancora è il sonoro “no” alla riforma costituzionale Renzi-Boschi?
Sono questi gli effetti della terapia della “democrazie di mercato”?
Qual è davvero il nuovo desiderata del fronte populista?
Mentre le pseudo democrazie occidentali si stanno metamorfizzando in neo populismi oligarco-plutocratici (oggi in Usa, domani in Francia, in Italia, ecc) le vite di scarto si moltiplicano, qua e là nel labirinto, diventano oceani di miseria, paura e violenza.
Mentre avanzano i cosiddetti “populismi”, nelle nazioni che se lo possono permettere (Usa, UK e Italia), altri popoli vengono schiacciati come scarafaggi (Siria - Aleppo) in tanti, troppi punti caldi delle guerre combattute in oltre sessanta stati nel mondo[2].

Ma non bastano le guerre ad esprimere il meglio dell’esistenza del postmoderno ipertecnologico, si aggiungono anche le varie forme di violenza che si definiscono “attacchi terroristici”. L’ultimo in ordine cronologico nei mercatini tedeschi …


Anche il “terrorismo”, come molti altri fenomeni, che abbiamo definito grandi patrologie e grandi crimini, da inizio di questo secolo presenta una crescita assai robusta[3] :


 





Osservo, da un lato, che l’Europa è ormai stretta in una morsa di fuoco e, dall’altro lato, che deve esistere una forte correlazione tra le terapie degli stati occidentali, esportatori di democrazia, e i paesi con i più alti indici terroristici (Iraq, Afghanistan, Libia, Siria ecc.). E’ come se certe “cure democratiche” avessero avuto come effetti collaterali l’esplosione della violenza. Sono effetti collaterali valutati, ricercati, desiderati, o il semplice frutto di incompetenza?
Sia le guerre che il terrorismo scatenano il fuggi-fuggi e contribuiscono a generare le moltitudini di rifugiati.
“1 persona su 113 costretta alla fuga nel mondo: le migrazioni forzate raggiungono i livelli più alti di sempre (Fonte: UNHCR: Pubblicato il 20 giugno 2016 alle 7:00 e “Global trends – Forced Displacement in 2015).




Ma alla gente che scappa dai territori di guerra e di terrore (“forced displacement people”) si aggiungono anche quelli che, per ragioni che possiamo definire “economiche”, sono espulsi dai sistemi produttivi o quelli che decidono ”autonomamente” di abbandonare il proprio paese per sognare una vita più dignitosa o almeno per avere qualche speranza nel futuro.

<<More people are on the move now than ever. The number of international migrants — persons living in a country other than where they were born — reached 244 million in 2015, an increase of 71 million, or 41 per cent, compared to 2000. Economic, social and environmental factors, as well as political instability, will continue to influence global migration trends. At the same time, the world is witnessing the highest level of forced displacement in decades. Today, more than 40 million persons are displaced within countries, while the number of refugees and asylum seekers has surpassed 24 million.>>[4]

Abbiamo anche, in questo secolo, forse una novità assoluta nella storia dell’uomo sul pianeta i <<Rifugiati ambientali, in 28 milioni in fuga da cambiamenti climatici, violenze e inquinamento. Ma senza alcun diritto>>.

Vengono considerati alla stregua dei migranti economici e quindi possono essere rimpatriati. Tra le cause che portano a conflitti e disastri ci sono l'accaparramento di terra e acqua, i processi di ‘villaggizzazione’ forzata e smaltimento intensivo di rifiuti tossici. L'Asia meridionale ed orientale è la più colpita. Legambiente: "Nel 2015 numero ha superato quello dei profughi di guerra". Barbara Spinelli: "Entro il 2050 si raggiungeranno i 200-250 milioni">>[5]

Siamo bravi, noi occidentali e super tecnici a categorizzare tutto: (rifugiati, sfollati, migranti economici, climatici ecc.), come se anche la sofferenza e la disperazione ammettesse la creatività della “società dello spettacolo”. La miseria, la disperazione hanno una sola forma: la violenza, la deprivazione, l’umiliazione, la morte.

Stiamo vivendo un periodo in cui le maree dei disperati diventano tsunami e non sono solo i disperati dei paesi in via di sviluppo, ma anche di quelli già “sviluppati”.

Nell’ultimo report “Scenari Economici” del Centro Studi di Confindustria leggo tra l’altro:

<< (…) In queste previsioni l’incertezza politica, come già detto, rappresenta un significativo rischio al ribasso. E se è vero che il Paese è abituato ai cambi di governo, questa volta ciò avviene in un contesto di arretramento del benessere e di sfilacciamento sociale e politico che non ha precedenti nel dopoguerra. Un dato su tutti: i poveri assoluti sono 4,6 milioni, con un incremento del 157% rispetto al 2007, in maggior parte tra i giovani e al Sud. Mentre aumenta l’emigrazione (soprattutto giovanile) all’estero e diminuisce la mobilità territoriale interna.>>[6]

Solo dieci anni fa, chi avrebbe mai potuto pensare di leggere, in un report confindustriale di una delle 8 maggiori potenze industriali mondiali, frasi di questo tenore in merito alla povertà assoluta degli italiani.

Ricordo che l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile approvata dall’ONU prevede, tra l’altro:
<<We are committed to ending poverty in all its forms and dimensions, including by eradicating extreme poverty by 2030. All people must enjoy a basic standard of living, including through social protection systems. We are also determined to end hunger and to achieve food security as a matter of priority and to end all forms of malnutrition. In this regard, we reaffirm the important role and inclusive nature of the Committee on World Food Security and welcome the Rome Declaration on Nutrition and Framework for Action. We will devote resources to developing rural areas and sustainable agriculture and fisheries, supporting smallholder farmers, especially women farmers, herders and fishers in developing countries, particularly least developed countries.>>

L’obiettivo è dunque quello di eliminare la povertà estrema entro il 2030. Credo che di lavoro ce ne sia ancora tanto da fare, ma non ho alcuna fiducia che questo obiettivo, assieme ai tanti altri dell’Agenda 2030, possa essere raggiunto con l’attuale assetto del sistema economico e politico mondiale di ipercapitalismo predatorio, dove prevalgono su tutti i nuovi e vecchi Master of the World:
  • i Signori della finanza,
  • i Signori della Guerra,
  • i Signori del petroli, 
  • i Signori del Cibo,
  • i Signori delle terre,
  • i Signori del cyberspace,
  • i Signori dello Spazio,
  • i signori... (Masters & V.I.P.).


Il risultato di tutto questo è che gli esseri insignificanti (“non person”)[7] sono diventati gli “Homo Sacer”[8] postmoderni: rifiuti umani, moltitudini di scarto.

Le discariche dei reietti sono sempre più intasate e si stanno creando le vere condizioni per nuove forme postmoderne di sacrificazione delle masse.

Queste moltitudini vanno ad ammucchiarsi, a depositarsi nei vari centri di raccolta e discariche che il  linguaggio contemporaneo etichetta con molta fantasia:
  • ·         Ghetto, negli Usa
  • ·         Banlieu, in Francia
  • ·         Quartieri periferici, in Italia
  • ·         Favela, in Brasile
  • ·         Villa Miseria, in Argentina
  • ·         Slums, Campi profughi e Prigioni.

<<Metà della popolazione del mondo vive sull’uno per cento delle terre emerse Il resto del pianeta è (quasi) spopolato. Il 45% di tutti gli abitanti è concentrato in sole cinque nazioni dell’Asia: Cina, India, Indonesia, Pakistan e Bangladesh.>> (Fonte: Corriere della Sera, di Elmar Burchia – 23/01/2016).

Così scrive Loic Wacquant nel saggio “I reietti della città – ghetto, periferia, stato)
<<E’ in questi distretti ammantati da un’aura sulfurea in cui i problemi sociali si concentrano e si aggravano, che risiedono i paria urbani di fine secolo, e questo attira su di loro un’attenzione sproporzionata, sproporzionatamente negativa, da parte dei media, politici e manager di Stato. Sono luoghi noti, sia a chi vive al loro interno sia a coloro che ne vivono fuori, come “zone senza legge”, “residenze problematiche”, “no-go zone”, o territori della deprivazione e dell’abbandono, sono i “quartieri selvaggi” della città, da temere e da cui fuggire o tenersi alla larga, perché sono focolai di violenza, vizio e dissoluzione sociale – o almeno tale è la loro reputazione (…).>>

Queste discariche si stanno saturando e stanno diventando esplosive!
A questo punto in cui siamo arrivati mi chiedo anche come possono coesistere i nuovi robot umanoidi con miliardi di uomo-rifiuto? I nuovi robot avranno anche le funzioni di drone per “maneggiare” la gente di scarto?

Come possono coesistere i sistemi democratici fondati sul lavoro con gli obiettivi che hanno le aziende di eliminare dai processi produttivi la forza lavoro umana e come si concilia tutto questo con l’esponenziale crescita demografica?

Costringere miliardi di persone ad ammucchiarsi nelle mega metropoli? E’ questa la soluzione? Sono queste le nuove discariche postmoderne di umanità di scarto?

Le fonti della miseria e della povertà sono molteplici, ciò che non possiamo accettare però è che una delle sue principali e determinanti cause sia il modello economico dominante con le sue contraddizioni, paradossi e crimini sistemici.

La coesistenza di profonde contraddizioni, aporie, incoerenze, paradossi e parossismi, in questo labirinto postmoderno, in cui opera e domina il sistema ipercapitalistico globale, produce condizione di caos e volenza su tutte le scale globali e microterritoriali.
-o-

C’è dunque molto di nuovo sul “Fronte Occidentale? Credo proprio di sì.

Mentre i responsi elettorali delle pseudo democrazie occidentali sembrano segnare tempi di svolta, le fratture continuano ad allargarsi ed a diventare sempre più profonde: il divario tra gli scarti umani (junk-people) e l’élite (Masters & Vip) è diventato baratro e non si vedono né mani tese né corde per far risalire le chine agli ultimi.

 Che siano i nuovi robot “Pepper” & “Sophia” a salvare questa umanità? Oggi non posso immaginarlo a meno che dei 7 miliardi e passa di uomini non resti in vita che solo l’1% e che questo 1% resti al comando dei nuovi schiavetti: i Pepper e le Sophie, robot umanoidi!

24 dicembre 2016.

Antonello B.




[1] Guerra alla democrazia – L’offensiva dell’oligarchia neoliberista di Pierre Dardot, Christiann Laval (Ed. Derive Approdi 2016)
[2] Fonte: http://www.guerrenelmondo.it/ - consultato il 22/12/2016.
Totale degli Stati coinvolti nelle guerre
67
Totale Milizie-guerriglieri e gruppi terroristi-separatisti-anarchici coinvolti
736

[3] Fonte: Global Terrorism Index 2016 – Institute for Economics & Peace.
[4]  Fonte: International migration and development – Report of the Secretary General – U.N. 4/8/2016.
[5] Fonte: Il Fatto Quotidiano- di Luisiana Gaita 25 settembre 2016.
[6] Scenari Economici: La crisi a un punto di snodo  (Confindustria, Centro studi, dicembre 2016 n. 28)
[7]Fonte Wikipedia (22/12/2016): “A nonperson is a citizen or a member of a group who lacks, loses, or is forcibly denied social or legal status, especially basic human rights, or who effectively ceases to have a record of their existence within a society (damnatio memoriae), from a point of view of traceability, documentation, or existence. The term also refers to people whose death is unverifiable and about which inquiries result in a "blank wall" of "nobody knows that".
[8]Fonte Wikipedia (22/12/2016): “Nel diritto romano arcaico, la condizione dell’homo sacer, quello che, per aver commesso un delitto contro la divinità o la compagine dello Stato, era consacrato alla divinità, cioè abbandonato alla vendetta degli dei ed espulso dal gruppo sociale. Il colpevole, cui erano confiscati i beni (consecratio capitis et bonorum, pronunciata secondo il particolare rituale della detestatio), poteva essere ucciso o fatto schiavo da parte di chiunque.”