La speranza

La speranza

domenica 4 marzo 2018

#CRIMINISMO 4.0 - VERSO UNA SOCIETA' GASSOSA ED ESPLOSIVA.


Verso modelli post-capitalistici



Alla ricerca di modelli alternativi all'ipercapitalismo

per una società più giusta ed equa!

Contro la miseria e la schiavitù del modello imperante!



Sistemi, Paradigmi, Mutazioni e Paradossi Criminali



Verso una Società Gassosa del Criminismo 4.0



Flash ed abbagli dal labirinto



Nel settembre del 2017, mi domandavo se i “nostri nuovi eroi” Trump, Putin, Erdogan, Modi, Kim Jong-un, Merkel, Xi Ping avrebbero potuto ridare il sorriso e una dimensione di sostenibilità al pianeta martoriato che ancora chiamiamo “Terra”.

La speranza è sempre l’ultima a morire, ma con queste nuove élite non credo che ci possa essere ancora spazio per questo stato d’animo.

Leggo un Trump che ci inebria e ci spiazza dall’alto dei suoi tweets che appaiono sempre più simil-editti di un Nerone in salsa postmoderna.

Ascolto un Putin, tronfio, tronfio, mentre ci svela le nuove armi invincibili di Mosca.

Vedo un Erdogan sbaciucchiare una bambina, vestita in uniforme completa dei berretti bruni <<(…) lei, visibilmente emozionata, chiusa nella sua divisa che le sta molto larga, si sente particolarmente a disagio e si mette a piangere. “Una soldatessa dei berretti bruni non piange, lo sai?” la rimprovera dolcemente il presidente turco. Poi le trova una bandiera turca in una delle tasche e trova il suo modo per consolarla e incoraggiarla: “Ha la bandiera turca in tasca. Se diventerà una martire, a Dio piacendo, la avvolgeremo con quella. Sei pronta a tutto, non è vero?”>>[1]  

Xi, invece, è quello intento a proiettare il suo potere oltre gli attuali limiti temporali dei due mandati per riuscire a vedere compiuto il suo progetto della “nuova via della seta”: << Il Partito comunista ha proposto un emendamento costituzionale che cancella «il limite di due mandati consecutivi» per il presidente e il vice-presidente della Repubblica popolare.[2]

Modi, paradossalmente, si pronuncia, all’ultimo World Economic Forum a Davos, in difesa della globalizzazione dei mercati e del multilateralismo: << Climate change, terrorism and the backlash against globalization are the three most significant challenges to civilization as we know it, Indian Prime Minister Narendra Modi said at the World Economic Forum’s Annual Meeting 2018 in Davos, Switzerland.>>

Kim giocherella con il suo ultimo missile;

la Merkel, dopo quasi 6 mesi dalle elezioni, sembra aver trovato la quadra per una Grosse Koalition e si accinge con Macron a varare progetti di riforma per il rilancio di Europa, forse ancora più tedesca, a due velocità.



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E’ intorno a questi personaggi, ed al potere che essi rappresentano, che gira il mondo postmoderno, con le sue moltitudini sempre più disorientate e rabbiose.

Alcuni di essi hanno cavalcato e continuano a cavalcare la globalizzazione dei mercati (Xi), altri sono venuti alla ribalta per effetto della reazione alle crisi sociali, istituzionali ed economiche prodotte dal neoliberismo e del capitalismo assoluto (Trump).

Non sono stati loro a guastare il mondo. Anche loro sono “a busta paga” delle nuove élite plutocratiche transnazionali (sono loro stessi a loro volta plutocrazie), ma hanno in mano leve che possono accelerare lo scoccare della mezzanotte all’orologio dell’apocalisse.[3]



A ben sintetizzarci come si è guastato il mondo, almeno quello occidentale che noi conosciamo, è stato, tra gli altri, Tony Judt:

 <<C’è qualcosa di profondamente sbagliato nel nostro modo di vivere, oggi. Per trent’anni abbiamo trasformato in virtù il perseguimento dell’interesse materiale personale: anzi, ormai questo è l’unico scopo collettivo che ancor ci rimane. Sappiamo quanto costano le cose, ma non quanto valgono. Non ci chiediamo più, di una sentenza di un tribunale o di una legge, se sia buona, se sia equa, se sia gusta, se sia corretta, se contribuirà a rendere migliore la società o il mondo. Erano queste, un tempo, le domande politiche per eccellenza, anche se non era facile dare una risposta.

(…) Il materialismo e l’egoismo della vita contemporanea non sono aspetti intrinseci della condizione umana. Gran parte di ciò che oggi appare “naturale” risale agli anni Ottanta: l’ossessione per la creazione di ricchezza, il culto della privatizzazione e del settore privato, le disparità crescenti fra ricchi e poveri. E soprattutto la retorica che accompagna tutto questo: l’ammirazione acritica per i mercati liberi da lacci e laccioli, il disprezzo per il settore pubblico, l’illusione di una crescita senza fine>>[4]

E’ ancora più esplicito Diego Fusaro nel definire l’attuale cultura e ideologia del sistema mondo globalizzato:

 << La globalizzazione è la forma flessibile e postmoderna dell’imperialismo: l’esatto opposto, dunque, del tranquillizzante universalismo irenico dei diritti umani con cui viene presentata dal pensiero unico politicamente corretto. (…) Il nuovo imperialismo del tempo globalizzato mira oggi ad includere, con ospitalità solo apparente, tutti i popoli e le nazioni nell’unico modello internazionalizzato del sistema neoliberale, in uno svuotamento pressoché integrale della sovranità nazionale e dell’egemonia del politico sull’economico. (…) Le misure politico-economiche del neoliberismo (Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, deregulation, disoccupazione in massa, salari che non garantiscono più redditi dignitosi), ossia quelle imposizioni che, se attuate tutte insieme, avrebbero verosimilmente scatenato risposte in senso rivoluzionario, sono state applicate con lenta ma inflessibile gradualità. Le si sono sempre presentate come l’esito di processi irreversibili in atto, come necessità emergenziali dettate dalla crisi. Si è, così, consumato gradualmente, nel silenzio generale, il massacro del lavoro e degli oppressi ad opera della violenza economica (…). La retorica ideologica ripete compulsivamente che la violenza è una categoria politica del passato, dei totalitarismi fortunatamente estinti, o, nel presente, di singoli individui impazziti, mai nella società in quanto tale, delle perverse norme dell’economia che sacrifica impietosamente sul suo altare le vite umane. Rispetto ai totalitarismi del passato, che se non altro assegnavano un volto e un nome ai loro carnefici (Hitler, Stalin, Mussolini, ecc.), quello del mercato opera nell’anonimato, occultato dall’invisibile coltre di leggi silenziose dell’economia e della sua spettrale oggettività. La sola mano invisibile esistente è oggi quella della violenza del fanatismo economico e del monoteismo del mercato.>>[5]

In sintesi sono le forze della controrivoluzione liberale, che agiscono, su scala globale, ormai dagli anni ’80 del secolo scorso con l’illusione o meglio la retorica della crescita senza fine e che ci hanno consegnato su un piatto d’argento la “società del rischio” (Ulrich Beck), la “società liquida” (Zygmunt Bauman) e ora, questa è la mia tesi, lo scenario di una società gassosa e esplosiva.

E’ una società esplosiva perché le dimensioni quantitative (crescita quantitativa) di molti fenomeni sono ormai fuori controllo. Pensiamo solo a:

·         crescita demografica;

·         crescita del numero degli individui che vivono nelle megalopoli;

·         crescita dei consumi energetici e dello sfruttamento delle risorse naturali;

·         crescita della CO2;

·         crescita delle disuguaglianze;

·         crescita della temperatura dell’atmosfera e delle tempeste climatiche;

·         crescita della produzione di armamenti;

·         crescita della finanza;

·         crescita della produzione di rifiuti;

·         crescita dei flussi migratori;

·         crescita della potenza tecno-scientifica;

(…)

La cultura tecno-economicistica del pensiero unico mercatista-neoliberista ha prodotto la moltiplicazione delle quantità e queste quantità oggi sono FUORI CONTROLLO  e la Politica è ormai come il gatto che non prende più il topo.

La miscela della cultura della crescita infinita assieme alle rivoluzioni tecno-scientifiche ha prodotto la condizione di stato “gassoso-esplosivo” attuale. Ma questa miscela è molto più pericolosa rispetto a quelle del passato. Questa miscela si è fatta micidiale per l’aggiunta di una componente che è divenuta strutturale e sistemica su scala globale: quella della violenza che esprime il meglio delle sue potenzialità di devastazione attraverso le varie forme di predazione e crimine  postmoderno in tutte le sue configurazioni mutanti attuali e prospettiche.

Siamo entrati nell’era del crimine sistemico o del criminismo 4.0. Mentre il crimine 1.0 possiamo associarlo alle condizioni di Homo Homini Lupus degli antichi, quello 2.0 alle situazioni tipiche delle potenze imperiali territoriali delle varie epoche storiche,  il crimine 3.0 ai totalitarismi nazionalistici del XX° secolo, quello contemporaneo che definisco 4.0 è caratterizzato di interdipendenze dei fenomeni di violenza in tempo reale – massmedializzato e socialnettizzato per effetto della  compressione dello spazio-tempo  su una scala globale.

Forse anche Saskia Sassen può confermare questa mia tesi quando dice:
<< Uno degli ostacoli maggiori è la crescita di quelle forze che io chiamo “formazioni predatorie complesse”. Il termine “predatorio” è particolarmente importante: riesce a restituire in mdo efficace la violenza che sottintende quel che nella maggior parte dei casi è descritto con n linguaggio più delicato, indiretto. Un primo aspetto che emerge è infatti che la complessità delle dinamiche negative del capitalismo contemporaneo ne camuffa facilmente il carattere predatorio: spesso non c’è quella brutalità che risulta auto-evidente in una fabbrica che sfrutta i lavoratori o in una miniera. Al contrario, le componenti centrali delle “formazioni predatorie” includono elementi caratteristici di molte delle più ammirevoli forme di conoscenza che siano state prodotte dall’uomo: riflessioni filosofiche raffinate, versioni avanzate del diritto, sistemi di contabilità ricavati dagli algoritmi matematici, efficienti strumenti della logistica, e via dicendo.>>[6]

(continua…)



Antonello B.

4 marzo 2018



[1] http://www.analisidifesa.it/2018/03/erdogan-e-la-bambina-martire-scene-da-una-turchia-che-non-vogliamo-vedere/ (1/3/2018 – Stefano Magni)
[2] http://www.lastampa.it/2018/02/26/esteri/xi-potere-senza-limiti-cambia-la-costituzione-per-emulare-mao-ZyZ07QY0Y997VdrxxxLFZP/pagina.html (26/2/2018 - Francesco Radicioni)
[3] 2018: IT IS 2 MINUTES TO MIDNIGHT (…) Because of the extraordinary danger of the current moment, the Science and Security Board today moves the minute hand of the Doomsday Clock 30 seconds closer to catastrophe. It is now two minutes to midnight—the closest the Clock has ever been to Doomsday, and as close as it was in 1953, at the height of the Cold War.” (https://thebulletin.org/2018-doomsday-clock-statement  -  25/01/2018 -Rachel Bronson)
[4] “Guasto è il mondo, Tony Judt – Editori Laterza - 2012
[5] “Europa e capitalismo - Per riaprire il futuro, Diego Fusaro – Ed. Mimesis -2015
[6] “Sinistra, combatti i predoni – Saskia Sassen – l’Espresso 25 febbraio 2018.